Tazebao
- Opium Populi
Ma.Ra.Cash
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2017
La
forza delle parole, la fermezza della poesia ed il viatico musicale Rock sono
un connubio artistico imponente, capace di scardinare i meandri del nostro
cervello con la facoltà di far pensare. Di questi tempi fermarsi non solo ad
ascoltare ma per giunta pensare, è un risultato quantomeno sorprendente. Le
parole importanti quanto la musica, i debuttanti Tazebao sono un equilibrio di
questo concetto e sono artisti che già conosciamo nell’ambito musicale,
soprattutto in quello del Rock Progressivo.
Autore
dei testi e voce inconfondibile è Gianni Venturi (Altare Thotemico,Vuoto
Pneumatico, Lucien Morreau&Gianni Venturi - Moloch), alla batteria Gigi
Cavalli Cocchi (C.S.I.,Ligabue,), al basso Valerio Venturi (Altare Thotemico),
alle tastiere Luigi Cassarini e alla chitarra Nick Soric (Lady Godiva, Mauro
"Pat" Patelli Band, Salvatore "Salva" Cafiero). Testi forti
dunque, riguardanti la società del momento e soprattutto il potere delle
religioni ed il radicarsi nella mente dei popoli.
“Opium
Populi” è un grido contro ogni forma di estremismo in generale, vuol far
pensare per far scaturire l’”Io” che abbiamo dentro ognuno di noi, il modo di
pensare per ridare personalità all’individuo assoggettato da questo forte
potere. Si va ad attingere nel Catarismo.
Anche
la copertina del disco visivamente racconta molto, fra carro armato, foto e
proiettili conduce inesorabilmente alla memoria dei lavori di Gianni Sassi per
la Cramps negli anni ’70, casa discografica dai concetti importanti a partire
da quelli narrati dagli Area. In realtà è ad opera di Gigi Cavalli Cocchi,
esperto nel settore. Dieci canzoni che sferzano la testa aprendola come un
apriscatole, dove la ritmica spesso ossessiva è degna accompagnatrice delle
parole.
“Caedite”
è un esempio lampante, anche a dimostrazione che la forma Progressiva è
rispettata, cambi di tempo annessi. Attenzione anche per i ritornelli e le
buone melodie. L'elettrica “Ecce Homo” fotografa la società del momento, fra richiami a
Giordano Bruno e la spietata fotografia del nostro essere “cattivo animale”.
Buono l’intervento delle tastiere dal sapore vintage. Più epica nel coro da
cantare è la title track “Opium Populi”, canzone profonda e comunque appetibile.
Resto colpito da “L’inquisitore”, brano che si sostiene su importanti linee di
basso e voglioso di mostrare anche le capacità della band nel conoscere molto
bene i passaggi del Prog in senso generale, non solo degli anni ’70.
“Occitania” è fra i momenti più alti dell’intero disco, rammenta in me un certo
cantautorato degli anni ’70 specie nell’inciso. La mia preferita è una semi
ballata e si intitola “Omnia Munda Mundis”, trivellante fra cantato in latino
ed italiano. Malinconica “Reincarnazione”, altra piccola perla riflessiva ed
emotiva. Buone coralità in “Rex Mundi”, così il ritornello. Il disco si chiude
con “La Via Catara” e l’intro elettronico. La ritmica ricopre nuovamente un
ruolo basilare. Di tanto in tanto nel corso delle canzoni si è anche potuto
ascoltare nei cori, le sperimentazioni vocali a cui Venturi ci ha abituati
negli anni nei suoi progetti alternativi.
La
forza espressiva a disposizione della formula canzone, la poesia, e la musica
fanno di “Opium Populi” un pugno nello stomaco più che uno schiaffo, i Tazebao
ci gridano: “Ci vogliamo svegliare si o no?”. Importante debutto, sotto
molteplici aspetti, compresa la grande professionalità palesata ed una
personalità che molte band di oggi possono solamente sognare. MS
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