BLACK
HOLE – Evil In The Dark
Andromeda Relix
Distribuzione: G.T. Music
Distribution
Genere: Heavy Doom Metal
Supporto: cd – 2017
Ci
sono gruppi musicali che diventano un cult pur non avendo alle spalle vendite
eclatanti. Questo accade quando si trattano tematiche e idee musicali non
popolari ma di nicchia. Abbiamo avuto in Italia un esempio con i Death SS e
anche con i veronesi Black Hole qui in esame. Robert Measles (voce, basso,
chitarra, organo, drum machine) ne è il leader storico, sin dai tempi della
formazione nel 1981. Dopo tre demo nel lasso di tempo che va dal 1983 al 1984,
è la volta dell’esordio dal titolo “Land Of Mystery” (City Records – 1985),
disco che ha lasciato il segno nel genere Metal gotico italiano non soltanto
nei nostri confini. Dopo altri tre demo, nel 2000 è la volta del loro sunto dal
titolo “Living Mask”. E quando meno te lo aspetti, i “narratori del male”
ritornano oggi con “Evil In The Dark”, altro disco che raccoglie materiale
passato ed inedito, frutto di sessioni dei primi anni ’90 e di nuove idee.
Dodici
tracce ed un artwork curato nei particolari, compresi i testi, le narrazioni di
Robert Measles, le foto e i dipinti.
Un
organo da chiesa apre il disco nel brano dal titolo omonimo e l’oscurità cala
improvvisamente, il suono è penalizzante, ma non scalfisce l’atmosfera che il
brano va a creare. I Black Hole vivono nell’oscuro e il suono del basso ricopre
in esso un ruolo importante, altra controprova la si ha in “Alien Woman”. Fra i
frangenti migliori spicca la “Progressiva e strumentale ”Astral World” quasi
dieci minuti di musica Doom e Psichedelica supportata dall’organo e da un solo
celestiale. Un macigno “X Files”, dedicata a Edgar Froese dei Tangerine Dreams
scomparso nel 2005, mentre “X Files II” è in mano alle tastiere e
all’elettronica che tuttavia mantengono sempre quel velo di cappa oscura.
“Inferi Domine” ancora una volta sfonda con l’organo e l’aria diventa solfurea,
specie nel breve cantato. Sanguinante e sgraziata “Dangerous Beings”, mentre la
successiva “Nightmare” potrebbe benissimo uscire dalla colonna sonora di un
film Horror. Il disco si chiude con la breve “The Final Death”, giusta e degna passarella
finale per l’organo.
Il
combo sta a sottolineare con questo album quanto sia importante avere
personalità e non stare a nessun compromesso sonoro. Così se si aggiungono le qualità artistiche, si
entra nel culto di nicchia a cui mi riferivo in precedenza, e questo rispolverare
fuori tracce passate e testimonianze mai edite, fanno per i collezionisti del
disco un bocconcino prelibato.
Se
la fine dell’universo avesse un suono, questo si potrebbe denominare “Evil In
The Dark”.
“Un
giorno le anime si incontreranno e il male scomparirà”. MS
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