MINCO EGGERSMAN – Kavkasia
Volkoren
Distribuzione Italiana: G.T. Music
Distribution
Genere: Ambient/Avanguardia
Supporto: cd/lp – 2017
Minco
Eggersman è un prolifico polistrumentista olandese nato nel 1977, autore di
numerosi dischi realizzati con differenti progetti. Ed è proprio dopo questi
ultimi tre anni dedicati alla creazione di colonne sonore per film e
documentari per la televisione nazionale olandese, che ritorna alla musica
solista con questo nuovo prodotto dal titolo “Kavkasia”.
Esso
nasce ispirato da un viaggio effettuato con sua moglie in Georgia, e riflette
la ricerca di bellezza, di forza e di riposo, sulle montagne caucasiche.
L’intento
dell’artista è quello di immergere l’ascoltatore in questa tela di natura, dove
i colori sono le note, tenui ma allo stesso tempo capaci di apporre profondità
all’opera. Nella musica Ambient che scaturisce dalle dodici canzoni si evince
ariosità, pacatezza, e si ha la sensazione di vivere di persona i posti
visitati dal musicista. Non a caso gran parte del materiale è basato su
registrazioni eseguite “sul campo” da parte di Minco e dal regista Yaron Cohen
in Georgia, registrazioni che effettivamente portano direttamente la Georgia
nel salotto dell'ascoltatore. Per raggiungere questo scopo Eggersman si è coadiuvato
di artisti della ECM come Audun Erlien (Mathias Eick e Silje Nergaard), Svante
Henryson (che ha collaborato con Steve Gadd, Ryan Adams e Elvis Costello), Oene
Van Geel(Jan Bang) e Paul Van Der Feen della Metropole Orchestra. Lui pur
essendo un batterista in primis, in “Kavkasia” non suona la batteria, la musica
composta non ne necessita.
Come
hanno già detto in Italia gli Arti & Metieri in “Tilt”, qui si hanno
“Immagini per un orecchio”, fotografie e voli pindarici anche ad alta quota.
Musica da ascoltare prevalentemente ad occhi chiusi per non lasciarsi
influenzare da distrazioni esterne.
Le
tracce sonore sono alquanto brevi, escluse due, “Holy Ground” e “Tiblisi
Calls”, quest’ultima aperta con vero suono di campane. Il paesaggio è avanti a
noi. “Dance” è cantata ed il canto è serioso in stile primi Pink Floyd, pacato
e profondo.
Ottoni
in “The Black Sea” mentre la malinconica “The Other Side Of Down” si avvicina
alla Psichedelia. I territori musicali esplorati sono molteplici, anche
ambienti Etno/Folk si affacciano di tanto in tanto, come nell’inizio di
“Stepantsminda”. “Deda Ena” è fra le mie preferite, acustica e vicina al
cantautorato americano anni ‘60/70, reminiscenze Tim Buckley. Ma non è un disco
da centellinare in descrizioni singole, è semplicemente un puzzle dove la
visione sta nell’orecchio di chi ascolta. La mia non sarà la stessa della
vostra, per cui mi limito solo a consigliarvelo.
In
un mondo dove si corre senza meta, dove la frenesia ci travolge, un bel viaggio
rilassante nel Caucaso ci sta proprio bene, almeno facciamolo con la fantasia,
non ci costa nulla. MS
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