POISONHEART
– Till The Morning Light
Sneakout
Records
Distribuzione:
Burning Minds Music Group/Atomic Stuff
Genere: Glam/Metal Rock
Supporto: cd – 2017
Dice
un noto proverbio “Chi la dura, la vince”, questo spesso è il risultato di chi
nel tempo mette passione e voglia nel fare ciò in cui si crede. E’ anche il
caso dei bresciani Poisonheart, originariamente band Glam/Punk-Rock chiamata
Poison Heart . Si formano nella metà degli anni 2.000 con l’intento di
riproporre brani di gruppi come Ramones ed altri ancora. Di quella formazione
oggi resta Fabio Perini (chitarra) che dopo aver incontrato il bassista
Giuseppe Bertoli decide di modificare il nome in Poisonheart e ricoprire anche
il ruolo di cantante. Con il tempo non muta soltanto la line up, bensì anche
l’orientamento musicale, puntando al Glam Metal e accantonando quindi la parte
Punk della musica.
L’attività
live è intensa e così le partecipazioni ad alcuni contest che portano a questi
risultati: 2007- 4° posto al concorso
"Bakkano Vitale 2" a Castegnato (BS). 2009- vincitori del concorso
"Baraonda Rock" a Nave (BS). 2009- 3° posto al concorso "CG
Rock" a Chiari (BS). Ed è nel 2010 che registrano il primo EP dal titolo “Welcome
To The Party”, bene accolto dalla critica di settore. Ma la line up si scioglie
per metà, e quindi Perini e Bertoli si ritrovano a ricostruire il gruppo che si
riforma nel 2014 con l’innesto di Francesco Verrone (dai Needlework) alla
batteria e Andrea Gusmeri (ex Dreamhunter) alla chitarra solista. Ogni colpo
una cicatrice che comunque rafforza il carattere della band , la quale si
diletta anche a cambiare nuovamente stile, miscelando nel loro sound anche
fosche tinte Dark. I tempi sono maturi per “Till The Morning Light”, a tutti
gli effetti il loro debutto discografico. Esso è composto da dieci brani ed
accompagnato da un libretto con testi e foto annessi. Le voci femminili che si
ascoltano durante il percorso sono di Francesca Cavalleri e Raffaella Rossi.
L’album
si apre con “(You Make Me) Rock Hard”, graffiante, come la voce di Perini ed un
riff dal sapore passato, quasi AC/DC o Accept e comunque sempre efficace.
Sicuramente un brano da cantare live assieme a loro. Il lato Dark a cui mi
riferivo in precedenza fa capolino in “Flames & Fire”, anche nel cantato.
Le chitarre sostengono il tutto con riff di chitarra di memoria Judas Priest
primi anni di carriera. Il suono si quieta con “Anymore”, più cadenzata e
reminiscenze Paradise Lost, tuttavia i nomi che sto facendo non sono per dire
che la band sta copiando, ma solamente per dare a voi che leggete e non
ascoltate un punto di riferimento, perché i Poisonheart hanno comunque una
buona personalità, decisamente sopra la media dei prodotti del genere. Si torna
a spingere con “Lovehouse”, Rock allo stato fondente, diretto come un pugno
allo stomaco e qui una puntina di vecchio Punk
si ritorna a sentire.
Ritornelli
da cantare live dicevo, e anche “Shadows Fall” non esula da questo concetto. Il
disco procede equilibrato con saggezza, brani più duri si alternano a momenti
più pacati e la fluidità ci guadagna, ecco quindi “Baby Strange” fare da
simil-ballata. “Under My Wings” ha un inizio in stile Scorpions, quelli più
Metal, così un ritornello sporco appena di Punk e ruffiano.
Tutti
i componenti approcciano allo strumento con buona tecnica e navigata
esperienza, il muro sonoro è quindi compatto. “Out For Blood” e “Hellectric
Loveshock” mostrano i muscoli della band mentre la conclusiva “Pretty In Black”
è il sunto dello stile Poisonheart, ma con spiragli di luce.
Un
disco scorrevole, caldo, ricco di esperienza e buone canzoni che faranno
piacere sicuramente agli amanti del genere, gli altri? Si possono approcciare
con tranquillità, è musica per tutti. MS
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