KARIBOW
– From Here To The Impossible
Progressive
Promotion Records
Distribuzione
italiana: GT Music
Genere:
New Prog / AOR
Support:
CD – 2017
Il cast che si accinge a suonare questa ennesima opera New Prog è di qualità, come nel suo predecessore, Jim Gilmour (Saga) alle tastiere, Mark Trueack (UPF, Unitopia) alla voce, Monique Van Der Kolk (Harvest) alla voce, Sean Timms (Southern Empire, Unitopia) alle tastiere, Marek Arnold (Seven Steps To The Green Door, Toxic Smile, UPF, Cyril, Damanek) al sax, organo e piano, Daniel Lopresto (Clearway, Southern Empire) alla voce e ovviamente il leader compositore Oliver Rusing (voce, tastiere, chitarra, basso e batteria).
Il
lungo viaggio è suddiviso in cinque parti, per un totale di undici canzoni.
La
prima parte è suddivisa in due brani, “Here” e “My Time Of Your Life”, tanto da
scaturirne una mini suite di quattordici minuti. Si sprigiona energia sin dalle
prime note, AOR al confine del New Prog, dove Rusing predilige i cambi di ritmo
come si conviene al genere in questione. Il ritornello è ad alta digeribilità e
ad alcuni di voi potrebbero venire alla mente gli inglesi Arena di Clive Nolan.
Di personalità “My Time Of Your Life”, con un mid tempo che accompagna
l’ascolto impreziosito da assolo di chitarra, e quando il gioco si fa duro
subentrano anche i controtempi.
La
seconda parte si apre con “Passion”, voce narrante e scariche elettriche con
Rock di classe. A seguire “Never Last”, dove un arpeggio di chitarra narra una
ballata dolce e toccante. Delizioso l’assolo di sax. Qui la produzione sonora
si esalta nella cura dei particolari, un piacere all’ascolto. La terza parte
sottotitolata “Mercury Hearts” è suddivisa in quattro brani per una durata di
diciannove minuti, ad iniziare dalla massiccia “Lost Peace”. La voce di Monique
Van Der Kolk duetta con la voce maschile ed il connubio come molto spesso
accade in questi casi, funziona. Effetti e chitarre elettriche completano l’opera.
Una menzione a parte per i due minuti orchestrali di “Requiem”, chiusi con il
piano. La suite si conclude con l’ariosa “Inside You”, potenziale brano singolo
per la propria tendenza al Pop. La quarta parte si intitola “Of Inner Beauty” e
qui Karibow alza la voce tendendo in brevi frangenti persino verso il Prog
Metal di stampo Dream Theater. Un vero momento Prog Rock invece lo si incontra
in “Black Air”. Si chiude con la quinta parte dal titolo “In Sight” formata da
una sola canzone, “The Impossible”. Questo è il sunto del sound Karibow.
Il
disco funziona soprattutto per le melodie, non solo da ascoltare, ma anche da
cantare, un buon mix di generi che restituiscono al Prog Rock una fetta di
pubblico nuovo, non solamente i duri e puri del caso, ma anche coloro che amano
il Power e appunto l’AOR. Tanta energia pulita, un disco curato che vi
consiglio di avere nella vostra collezione. MS
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