PHAEDRA – Ptah
Phaedra Music
Genere: Rock
Progressive
Supporto: Cd – 2010
Claudio Bonvecchio (Basso) e Stefano Gasperetti (Chitarra e
tastiere) hanno dato l’anima per comporre questo esordio musicale. La band
trentina si forma nel lontano 1993 e sin da subito focalizza le proprie forze
nella realizzazione di questa Opera Rock. Tempo ed energie per credere in un
progetto coadiuvato anche da molti altri artisti, perché in effetti i Phaedra
sono un settetto. La visione che hanno della musica è globale, le influenze
quindi sono numerose e variano dai Genesis, King Crimson, PFM e Moody Blues fino ai Vanilla Fudge. Per
questo si incontrano strumentazioni acustiche, flauti, violini, mandolini e
molto altro, in parole povere tutto quello che serve a fare un buon disco di
Progressive Rock. In effetti così è, perché l’opera in se è curata sotto molti
aspetti, perfino grafici. Il foglio che accompagna il cd è molto dettagliato,
ricco di narrazioni e particolari.
Essendo un opera, ci deve essere un tema, in questo caso
essa ci parla dell’uomo e delle proprie manifestazioni e problematiche. Ma non
solo, a tratti si viaggia anche nel mondo fantastico della fantascienza.
Non si poteva aprire il concept che con una “Ouverture”,
acustica ed emotiva, un perfetto assist per la successiva “Dicono”. La cura per
gli arrangiamenti è in evidenza, il piano narra di storie musicali dal profumo
anni ’70. La voce di Claudio Granatiero è molto alta e in certi aspetti si può
avvicinare (anche nel contesto musicale) a quella di Luciano Regoli dei
Raccomandata Ricevuta Ritorno.
Il ritornello si stampa facilmente nella memoria di chi
ascolta, mentre il violino accompagna il tutto assieme a flauti e tastiere. Nel
“Il Cielo Stellato” vengono alla mente gli arpeggi di chitarra alla Hackett ,
quando i Genesis suonavano rannicchiati sui propri strumenti al cospetto delle
mascherate esibizioni del maestro Gabriel.
“Il Reietto” propone la voce che sale ancora di più, così
come il ritmo e c’è un piccolo e momentaneo distacco dagli anni ’70, filo conduttore
di tutta l’Opera. Questa è una mini suite comunque ricca di idee e cambi
umorali. Tornano i giri acustici delle chitarre a sei ed a dodici corde di
Stefano ed il flauto di Fabrizio Crivellari in “Un Mondo Nuovo”. Importante il
lavoro dei violini di Elisabetta Wolf ed Antonio Floris. Una nenia da culla
introduce “Come Un Bambino”, che in realtà si anima inaspettatamente e fa un
balzo nel New Prog. Ciò che lo rende particolarmente interessante è l’uso della
fisarmonica di Andrea Anderle. A questo punto avrete capito che si tratta a
tutti gli effetti di uno sforzo creativo davvero fuori del comune, non a caso
la band ci ha messo più di dieci anni per realizzarlo. Le tracce che lo
compongono sono ben quattordici e mi sembra sminuente andarvele a raccontare
tutte, perché è come se vi svelassi il finale di un bel libro!
Personalmente resto colpito da questo esordio e mi chiedo
perché la musica di qualità in Italia non debba mai essere presa abbastanza in
considerazione. Complimenti, ma vi prego, non fateci attendere altri dieci anni
per ascoltarvi nuovamente e questo ve lo chiede uno che di musica anni ’70 ne
ha mangiata tanta e che ancora, troppo spesso, gli manca. (MS)
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