In rapida successione andiamo a vedere le uscite
discografiche più interessanti del momento ad iniziare dai svedesi A.C.T. .
L’album si intitola “Circus Pandemonium” ed è un gradito ritorno
dopo quasi otto anni di latitanza da studio. Lo stile è sempre lo stesso, fra Hard Prog, sinfonia ed AOR.
Non sfuggiranno ai più attenti di voi i riferimenti Queen. Un album che gioca
molto sulle giuste melodie e coralità, con ritornelli che si stampano
facilmente alla memoria.
Con un nome alquanto logorroico i The National Orchestra Of The United Kingdom Of Goats si fanno
conoscere con “Vaaya And The Sea”.
Un album a cavallo fra Post Rock e quella
Psichedelia cara ai Porcupine Tree, oggi vero e proprio punto di riferimento
della maggior parte delle band adoperanti nell’ambito. Buone certe soluzioni,
tuttavia mancano i solo che lasciano il segno, non sempre bastano atmosfere
malinconiche o toccanti per destare l’interesse dell’ascoltatore, serve
spezzare e questo è un difetto che hanno troppe band italiane. Ma è un album
che nell’insieme convince e che si lascia ascoltare con piacere.
Ritornano i tedeschi Frequency
Drift con “Over”
ed anche qui va aperta una parentesi, quella della qualità
dei gruppi germanici. Tutti sono bravi, precisi, puliti, sempre ad un passo dal
capolavoro che non giunge quasi mai. Impossibile trovare un disco Prog tedesco
che sia brutto, impossibile trovare un disco Prog tedesco che sia un vero
capolavoro. Come diciamo noi in Italia, sono quadrati e precisi. Così è la loro
musica, professionale, gradevole, ben eseguita, ma esente dal quel passo in più
che farebbe fare loro la differenza. Violino, violoncello, arpa, flauto,
tastiere, chitarre, molti gli ingredienti del disco, compresa la bella voce di
Isa Fallenbacher.
Una band che vedo in continuo crescendo è quella americana Deluge Grander.
Crescono in
professionalità con “Heliotians”, classico Prog che sicuramente piace al fans
del genere. Crescono in capacità e
qualità, pur restando ancora distanti dal capolavoro. Un disco buono, dalle
mille sfaccettature, ma anche pregno di soluzioni inflazionate. Ma la strada è
quella giusta.
Per chi segue il Metal Prog, segnalo il disco dei danesi Incessant “New Chapter”.
Completamente
strumentale, riesce a colpire a tratti per le buone melodie sorrette
soprattutto dalla chitarra elettrica. Tuttavia alla lunga risulta essere un poco ripetitivo e
stucchevole. La sufficienza è garantita, ma serve anche pazienza.
Ritorna il supergruppo Transatlantic,
attesissimo dai fans delle relative band Marillion, Spock’s Beard, The Flower
Kings e Dream Theater.
Il disco si intitola “Kaleidoscope” ed in effetti la
sensazione all’ascolto è proprio quella di mille colori sfaccettati che mutano
in continuazione. Un passino più avanti rispetto “The Whirlwind”, ma distante
dai due dischi d’esordio. Le soluzioni sono finite, la miscela Genesis,
Beatles, King Crimson etc. sembra satura e Morse, vera mente compositiva del
gruppo, sembra a volte tirare il fiato. Meglio nei momenti più brevi. Infatti
nell’album ci sono nuovamente suite di mezz’ora, precisamente due, che comunque
non convincono del tutto. Un album però discreto e consigliato a chi ama il
genere. Nella versione de luxe il consueto cd inutile di cover.
Altra band che ha debuttato a mille sono gli olandesi Sky Architect
che nel 2010 con “Excavations
Of The Mind” ha stupito sia il fans Metal Prog che quello semplicemente Prog,
in una miscela di grande personalità. Il successivo “A Dying Man's Hymn” è pure
buono, ma meno effetto sorpresa ed oggi “A Billion Years Of Solitude” mostra
una band che è cresciuta in amalgama ed in esperienza, ma che proprio per
questo si è stabilizzata nel sound standard del genere. Un peccato perché
sembravano promettere ben altre cose. Comunque un buon disco che consiglio
assolutamente .
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