AMAZE KNIGHT – The Key
Autoproduzione
Genere: Metal Prog
Con la collaborazione di Roberto Maccagno nella produzione ,
veniamo alla conoscenza di una nuova realtà Metal Prog italiana, questa volta
proveniente da Torino, gli Amaze Knight.
Sono un quartetto composto da Fabrizio Aseglio (voce), Christian Dimasi
(chitarra), Michele Scotti (batteria), Matteo Cerantola (basso) e coadiuvato
dalle tastiere di Max Tempia.
Con “The Key”, concept album formato da cinque tracce,
debuttano nel mondo Metal Prog, quello inevitabilmente contrassegnato
dalle fughe strumentali e dai picchi vocali dei Dream Theater.
Aseglio ben si destreggia al microfono, in realtà tutta la band viaggia a buoni
livelli, basta ascoltare gli assolo fugaci della chitarra, oppure l’intesa
ritmica e la presenza non invasiva ma fondamentale delle tastiere.
“Imprisoned (Shadows Past)” è una canzone di dieci minuti
che mette in evidenza la capacità di scrittura della band, in essa risiedono
tutti gli ingredienti che fanno del Metal Prog un genere variegato e comunque
allo stesso tempo legato a certi antichi stilemi. Chi lo segue vuole comunque
ascoltare questo, ossia passaggi tecnici, fughe, cambi di ritmo, controtempi
etc. etc. e qui c’è di che ascoltare. Quello che personalmente mi ha convinto è
l’approccio alla melodia, ossia l’attenzione alla memorizzazione facile di
certi passaggi musicali, coadiuvato da un giusto equilibrio fra tecnica (non
invasiva) e melodia.
“Restless Soul” lo conferma, attira l’ascoltatore fra le
proprie spire, prima ammaliandolo per poi stritolarlo.
L’inizio arpeggiato di “Hartless” lascia presagire un altro
momento emotivo di grande impatto, fra bacio e schiaffo, quello che poi in
definitiva si verifica nel suo percorso, una ballata in crescendo con l’apice
nell’ assolo di chitarra bellissimo per intensità.
I giochi cambiano in “Liberation (The Reflection)” e non
solo teatro dei sogni, personalmente scorgo all’inizio del brano anche i
Queensryche più intimistici. Melodie dirette ed efficaci, anche se
inflazionate.
“The Key” è chiuso dalla fantastica “Liberation” (A New
Day)”, accolta dal piano di Tempia e dai suoi classicismi, uno sforzo
compositivo ed emotivo che da solo vale l’acquisto del prodotto. Ribadisco il
concetto dei Queensryche e dei DreamTheater, grazie anche alla similitudine
vocale.
Quindi questo è un debutto che certamente non lascia
indifferenti, di sicuro si avvertono le capacità e le potenzialità della band
che viaggia all’unisono con buona compattezza.
Per quello che concerne i difetti
sono due i punti da smussare, una migliore qualità sonora (è registrato
bene, ma il tutto risulta troppo ovattato) e l’inevitabile necessità di
staccarsi un poco dagli stereotipi del genere. Per il resto….solo applausi!
(MS)
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