CINCOPAN
MATTEO – Passati Futuri
Autoproduzione
Genere:
Progressive Rock
Supporto: cd/ MP3-ITunes/Amazon – 2013
La fantascienza presa come punto di congiunzione fra
realtà e fantasia, una metafora della vita e del nostro essere umani. Un
viaggio mentale, proprio come quello che ci offre la musica. Cincopan pesca
nella sua di fantasia e nella fantascienza classica di Asimov ed Orwell, tanto
per citare due autori di spicco.
“Passati Futuri” chiude il trittico concept iniziato
nel 2011 con “I Primi Tre Secondi” e proseguito nel 2012 con “Fantascienza”. Il
polistrumentista, in questo nuovo racconto si coadiuva di Guido Adragna alle
chitarre e di Stefano Vaccari alla batteria.
Si parte dunque con “Macchie Di Colore”, una
Psichedelia unita al Pop di facile fruizione, tematica principe e colonna
vertebrale di questo nuovo lavoro, tuttavia l’artista denota una tendenza alla
struttura Rock tipica degli anni ’70. Infatti “Agosto” trascina l’emotività nel
periodo più ricco delle nostrane Orme, un brano davvero interessante ed
impreziosito da un breve ma incisivo assolo di chitarra.
“Il Cratere Del Tempo” è vicino al cantautorato, con
un ritornello indovinato, senza strafare e ruffiano al punto giusto. Già a
questo punto dell’ascolto, si denota una crescita compositiva rispetto al
precedente “Fantascienza”, sintomo che l’autore sta maturando ed entrando nei
meccanismi giusti del sistema musicale, un giusto mix fra passato e presente o
per meglio dire, fra “Passati e Futuri”.
Ascoltare “Dodici Volte Più Una” è come bere un
bicchiere d’acqua. Apprezzo molto i frangenti strumentali più pacati,
Psichedelia e Prog assieme spesso conducono verso il grande piacere
dell’ascolto. Anche “Numeri” mi fa venire alla mente un mix fra le Orme e Lucio
Battisti, questo per rimarcare il concetto precedente sul cantautorato.
Cincopan è così, attento alle melodie ma allo stesso momento ricercato, “Domani
E’ Ieri” sta li a testimoniarlo. Il Rock di fine anni ’60 fuoriesce da
“Correre”, anacronistico ed affascinante. Sembra di vedere i colori
psichedelici che infestano la musica di quegli anni, soprattutto nella
successiva strumentale “Spazio Liquido”, canzone che non stonerebbe
assolutamente nella discografia di Syd Barrett e soci. Il disco si chiude con
“Homo Novus”, una speranza per le nuove generazioni, magari anche su un altro
pianeta.
Cincopan sta maturando ed ha intrapreso un percorso
stilistico di tutto rispetto, un mix fra cantautorato e Psichedelia, scelta da
rispettare in quanto coraggiosa rivolta ad un certo tipo di pubblico. Si, è
vero, una arma a sua disposizione è la buona melodia che comunque contrasta con
i momenti ricercatamente psichedelici. Tutto questo personalmente non dispiace,
diciamo che è il sale della musica, quella voglia di divertire ma anche di
divertirsi, magari con il cuore e con la mente. Dai che ci siamo! (MS)
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