REDEMPTION - The Origin of Ruin
Inside Out
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Prog Metal
Support: CD - 2007
I Redemption si formano a Los Angeles (California) nel 2000 per il volere del chitarrista e tastierista Nicolas Van Dyk. In questo terzo disco si lascia accompagnare da artisti di rango, come ad esempio il cantante dei Fates Warning, Ray Alder, qui perfettamente a suo agio.
Il Prog Metal a cui ci accingiamo ad ascoltare è di buona fattura, non molto innovativo per la verità, ma sinfonico ed espressivo al punto giusto.
Perfetto epiteto è l’iniziale “The Suffocating Silence”, aggressiva quanto basta con tanto di passaggi proprio come piacciono agli estimatori del genere. Chi ascolta questa musica, sa già meglio di me che il buon settanta percento dei gruppi in analisi si rifanno alle sonorità Dream Theater ed i Redemption non sono da meno, ma in compenso godono di ottima personalità. La tecnica a disposizione è elevata, certamente sopra la media di tanti altri, mentre il songwriting a tratti lascia a desiderare. Il suono è pulito e buoni sono i piccoli ma indovinati interventi tastieristici, a dimostrazione di un saggio dosaggio d’arrangiamento.
“Bleed Me Dry” non grida al miracolo , malgrado ciò si lascia ascoltare con grande piacere, sette minuti davvero adrenalinici. Le chitarre, in “The Death Of Faith & Reason” sembrano che stiano segando un profilato di ferro, uno dei momenti più duri del disco, ma quando meno te lo aspetti ecco il pezzo da urlo: “Memory”. Nei suoi dieci minuti c’è veramente tanto puro Metal Prog, molto vicino ai Symphony X più ispirati. Sono con brani come questi che un genere non morirà mai. “The Origins Of Ruin” tocca l’anima, breve, ma intensa, una sorta di mini “Space Dye West” atta a farci rifiatare. Questa ci porta diritti nelle fauci di “Man Of Glass”, altra prova sopra le righe di Ray Alder. La ritmica è affidata al duo Sean Andrews (basso) e Chris Quirartre (batteria), mentre la seconda chitarra è quella di Bernie Versailles. “Blind My Eyes” è nella media del prodotto, non “Used To Be” troppo stereotipata e priva di acuti degni di menzione. Chiude la fatica “Fall On You”, dieci minuti di ottimo Prog Metal perfettamente confezionato.
In definitiva con “Origins Of Ruin” siamo in possesso di una buona manciata di brani, preda indifesa degli estimatori del genere, ai quali sono sicuro non resterà difficile la cattura. MS
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