MOONGARDEN
- Christmas Night 2066
Maracash
Records / AMS Records
Genere:
Symphonic Prog
Supporto:
cd – 2023
Sono
poche le band di Rock Progressivo Italiano moderno che possono vantare oggi una
discografia così estesa composta di dieci album in studio, i mantovani
Moongarden sono fra di loro. La band oggi sestetto, si basa su due colonne
portanti principali che fanno riferimento ai nomi di Cristiano Roversi (tastiere,
mellotron), e Davide Cremonini (chitarre). La storia comincia nell’ormai
lontano 1993, molte date live e tanti altri riconoscimenti, soprattutto da
parte della critica di settore in quanto la musica Prog sinfonica proposta è
sempre agiata su alti livelli compositivi e tecnici. Tuttavia i Moongarden hanno
anche loro nel proprio istinto, il piacere di creare melodie gradevoli ben
miscelate all’insegnamento dei maestri del passato come Genesis e Pink Floyd su
tutti. Sono passati cinque lunghi anni dal
bellissimo “Align Myself To The Universe”, ma il tempo e il Covid non hanno
scalfito la volontà e il piacere di suonare ancora ottima musica, per questo
ritroviamo la band con “Christmas Night 2066” e la solita splendida copertina
realizzata dall’ormai icona del settore Ed Unitsky.
Il
sestetto si completa con Simone Baldini Tosi (voce, violino), Dimitri Sardini (chitarre),
Mirko Tagliasacchi (basso), e Mattia Scolfaro (batteria).
Nonostante
il titolo dell’album, qui l’argomento non è incentrato sul Natale, bensì su un
concept riguardante una famiglia impegnata in un’ipotetica guerra con tutto ciò
che ne consegue, soprattutto sulla lotta di una madre costretta a subire il
forte dolore della perdita del figlio. Nelle note di copertina si può leggere
“Facciamo finta che sia Natale”, tutto questo apporta alla lettura del concept
un dolore aggiunto che esalta all’ennesima potenza la stupidità della guerra
oltre la mancanza di una felicità naturale che solo una famiglia riesce a dare,
soprattutto in certi momenti. Questo apporta al sound dell’album un filo di malinconia
particolare esaltata maggiormente dalla bella voce di Simone Baldini Tosi.
La
versione deluxe del lavoro, contiene materiale aggiuntivo proveniente da cinque
anni di collaborazioni di varia natura, Mangala Vallis, con Simone Rossetti, Il
Porto Di Venere, e Saro Cosentino, oltre a cover dei Genesis.
Da
rilevare immediatamente la robustezza dei suoni che riempiono l’ascolto durante
gli undici brani del concept, tutto ciò è soprattutto per merito delle tastiere
di Roversi, Mellotron compreso.
L’intro
di “After All” mette in chiaro l’accaduto attraverso il greve incedere
impreziosito da coralità vocali e un violino di sottofondo alle tastiere
davvero struggente, così la rude “The Armageddon Parade” può iniziare la narrazione
degli eventi. “God's Will” con il portamento pone un macigno sullo stato d’animo.
Il sound possiede arrangiamenti moderni che possono richiamare alla mente
passaggi cari a band come Porcupine Tree o The Pineapple Thief (in alcuni brevi
casi) a testimonianza della volontà di progredire nel settore senza paletti o
preconcetti. Il Progressive Rock in teoria dovrebbe essere questo, adeguarsi ai
tempi, ed è a mio modo di vedere, la carta giusta per lasciare attivo l’interesse.
Il collage dei brani tutti intersecati fra di loro, pone vivo l’ascolto che
scivola via senza improvvisi stop monotoni, così come è adeguata la scelta di
alternare partiture strumentali a momenti cantati. Le chitarre richiamano a
tratti quelle di Steve Hackett (Genesis), perché le radici non si scordano mai,
così come sparuti passaggi nel Neo Prog Marillioniano anni ’80. Un brano
toccante su note di pianoforte s’intitola “Just You And Me”, piccola gemma
sonora, e il concept si chiude in crescendo emotivo con “Building A New World”
e “After All It's Christmas”, vetrina per le capacità balistiche della band che
sa esibirsi con classe.
Il
2023 si conclude in bellezza con quest’album che di sicuro spaccherà il
pubblico in due fazioni, quelli che lo riterranno troppo malinconico e quelli
che invece godranno a pieno di queste toccanti atmosfere. Badate che in fin dei
conti loro si chiamano “Il giardino della luna”, non della terra! MS
Versione Inglese:
Nessun commento:
Posta un commento