TONY
PAGLIUCA – Immagin’Arie
M.P.
& Records / G.T. Music Distribution
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd / 1993 – 2023
Quando
vedo il nome di Tony Pagliuca stampato su una copertina di un disco, ho sempre
un sobbalzo al cuore. Crescere con la musica delle Orme per me è stato
formativo, ha saputo smussare angoli non ben definiti nel mio grezzo modo
giovanile di vivere il Rock, proprio come una lima. Le tastiere nelle sue mani
sono altresì un faro che ha successivamente illuminato anche il sentiero del
Progressive Rock italiano negli anni ‘70, assieme a quelle di Patrizio
Fariselli (Area), Vittorio e Gianni Nocenzi (Banco Del Mutuo Soccorso) e di
Fabio Premoli (Premiata Forneria Marconi).
Dopo
capolavori storici concepiti ed eseguiti con la sua band lagunare, Pagliuca
negli anni ’90 sente il bisogno d’intraprendere la carriera solista, così successivamente
l’abbandono, registra “Io Chiedo” (Philips) nel 1990. Tre anni dopo è la volta
di questo “Immagin’Arie”, oggi rimasterizzato e impreziosito con tre brani
inediti dalla Micio Poldo Records. Fra essi “Ritratto Di Un Mattino” tratto dal
capolavoro “Felona E Sorona” qui rivisitato proprio per il cinquantenario, ma
andiamo con ordine senza anticipare molto.
L’amore
per la musica è anche quello per l’immagine, le due muse quando si fondono
assieme diventano uno tsunami di emozioni che coronano i sensi di chi sa
valutare attentamente l’opera corale. Ascoltare, non sentire distrattamente, è
la chiave per entrare nel mondo dell’artista che spesso per raggiungere certi
risultati, mette a nudo la propria anima. Letto così sembra un fattore
scontato, in realtà non lo è perché fare musica ha più significati, c’è chi la
compone per piacere agli altri, e chi semplicemente per se stessi. Vibrare con
l’artista lasciandosi trasportare dal suono è lo scopo dell’ascolto, il
piacere… L’estraniarsi anche solo per un istante dal mondo.
“Immagin’Arie”
è nomen omen, la copertina del disco è differente da quella edita nel 1993, qui
è illustrata con un dipinto dal titolo “Blossom” dell’artista inglese Phil
Greenwood. All’interno risiedono diverse foto che sanno accompagnare al meglio
la musica di Pagliuca, la campagna avvolta nella nebbia con due alberi come
soggetti principali fotografata da Silvio Fioravanti, un soffitto arcaico di
Alessandro Malinverni, e il blu di base in cui un soffione lascia partire le
proprie spore trasformatesi leggiadramente in note, oltre a quello del cielo e
del mare di Carmine Capuano.
I
brani sono diciassette comprese le bonus tracks, tutti piccoli affreschi di due
minuti circa, perché per esprimere un concetto basta essere semplici e diretti,
sembra quasi che Pagliuca nei primi anni ’90 voglia prendere le distanze dalla
musica Prog logorroica.
La
dolce nenia di “Zante” con arrangiamenti elettronici, lancia l’ascolto nel
mondo colorato di Pagliuca, vi chiederete se ci sono ancora riferimenti alla
band madre, ciò in qualche maniera è inevitabile, la cura per le melodie gradevoli
è innata in lui. Cambia leggermente il registro “Tim Pan”, composizione calda
dalle influenze sia etniche sia psichedeliche, grazie all’uso di coralità e di una
ritmica incessante. Gentilezza rassicurante fra le note di “Vis De Priimaveri”,
cantata dalla soave voce da Mirela Zorici, qui fanno capolino gli anni ’80 e non
soltanto per le sonorità. La musica di Pagliuca alterna ricerca a folclore con
l’intento di restare incastonata nella memoria, come nel caso di “To Mr.
Kubrick”. Uno dei pezzi più belli dell’intero album s’intitola “Earth’s Angels”
ed è anche il più lungo grazie ai quattro minuti di durata. Qui la chitarra
acustica di Ruggero Robin fa il canovaccio melodico con sapienza e tecnica. Gocce
sonore rappresentano al meglio il titolo del giocoso brano “Stagno”, tanto
quasi da sentirsi schizzati dall’acqua stessa. S’incontrano molte coccole
sonore fra i numerosi movimenti, una è “Getsemani”, e quando mi riferivo di
mettere a nudo l’anima, qui ne abbiamo un palese esempio. Con “Sentidentro”
immaginate un sonetto antico messo in chiave moderna dove le pause sono
importanti quanto la musica. Carta vincente di quest’album è proprio la cura
per certi arrangiamenti seppur relegati ad un andamento minimale. Altra ricerca
scaturisce da “Total Recal” con strumenti che s’inseriscono ad ogni giro sonoro
su un ritmo di base semplice per culminare in un tripudio di suoni.
Impossibile
non restare ammaliati dalla solarità di “Sweet”, ma il mondo di Tony spazia
anche in altre nazioni, “Parfum De Rio” dove con grazia ripercorre certe
sonorità tipiche dei carioca, il tutto sempre sotto il controllo della sua
forte personalità capace di rendere un pezzo perfettamente riconducibile
all’autore. Le tastiere diventano solenni in “Gardzen”, successivamente è la
chitarra acustica a ritornare in cattedra con la dolcissima “Double Moon”,
malinconicamente straziante. Solo questo brano vale l’acquisto dell’album.
Il
cd si conclude con “Garden In The Groove” per poi lasciare spazio alle tre
gustose bonus tracks, “Ritratto Di Un Mattino” semplicemente da brivido, “Ninna
Nanna Germano” composizione inedita del compianto amico ed ex Orme Germano
Serafin, e “Ciao Taty Come Stai”, canzone d’amore dedicata a sua moglie Tatiana
dove Tony finalmente si cimenta alla voce.
Concludendo,
“Immagin’Arie” è un disco amichevole, benefico, rilassante, arioso, gentile e
premuroso nei nostri confronti, tutto questo ovviamente per chi lo sa
comprendere, perché non tutti vibriamo nella stessa maniera. Provateci. MS
Versione inglese:
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