THE
ROME PRO(G)JECT – V – Compendium Of A Lifetime
Autoproduzione TRP
Genere: Progressive Rock Sinfonico
Supporto: cd – 2022
Per
un amante del Progressive Rock classico, ascoltare ogni lavoro dei The Rome
Pro(g)ject è sempre un piacere. Dico questo perché al suo interno navigano
musicisti non solo famosi, ma anche preparati. Vincenzo Ricca è l’artefice del
progetto e si circonda sempre di special guest, soltanto due fanno sempre parte
della lista, ossia Steve Hackett ex chitarrista dei Genesis e David Jackson ai
fiati (Van Der Graaf Generator). Basterebbero solo questi due nomi per attirare
l’attenzione sul prodotto, ma le sorprese non finiscono qui, si esibiscono alternandosi
nei brani anche John Hackett, Bernardo Lanzetti, Tony Levin, Nick Magnus, Frank
Carducci, Tony Patterson, Daniele Pomo, Paolo Ricca e Roberto Vitelli.
Parlare
del tastierista Vincenzo Ricca è un’impresa titanica, perché la carriera che ha
percorso dagli anni ’80 a oggi è davvero colma di realizzazioni, fra colonne
sonore, sigle televisive in RAI, dischi, Radio RAI e molto altro ancora. Ha
collaborato con Folco Quilici, per la Nuova Fonit Cetra incide i suoi primi tre
cd di sonorizzazione (“Argomenti” – “Medioevo, Rinascimento e ‘700” –
“Americhe”) e un suo brano è stato anche interpretato da Katia Riccarelli.
Ecco, questo a grandi linee è il curriculum di Ricca, ma quello che a noi
interessa maggiormente è il progetto The Rome Pro(g)ject, con il quale incide
cinque album compreso quest’ultimo “V – Compendium Of A Lifetime”. Da sempre la
critica di settore ha dimostrato di apprezzare ogni lavoro, a iniziare da “The
Rome Pro(G)ject” del 2012. Seguiranno
“Of Fate And Glory” (2016), “Exegi Monumentum Aere Perennius” (2017), e “IV -
Beaten Paths Different Ways” (2020).
Chi
è veramente cultore della musica, ama tutto quello che circonda un disco, ossia
la qualità sonora e l’artwork in primis, spesso negli ultimi anni troppo
trascurato dagli artisti stessi in quanto si è puntato di più sulla musica liquida
che su questa solida, con ciò voglio rimarcare il bellissimo libretto che
accompagna il cd in versione cartonata. All’interno si possono vedere dipinti,
le fotografie dei musicisti partecipanti oltre che i testi.
Questo
disco consentitemi di chiamarlo più opera, in quanto il lavoro certosino che lo
consolida è sicuramente da rimarcare.
Otto
le tracce che lo compongono, compresa una nona finale bonus track del 2021.
Come spesso accade il primo brano è un intro, qui intitolato “V”, aperto
sontuosamente da un organo imponente che lascia spazio alla roboante batteria
di Daniele Pomo. Il Prog anni ’70 fa capolino immediatamente, nella fattispecie
ha le vesti dei Genesis, il mellotron pone la propria valenza e il disco si
apre con enfasi. Ed è subito mini suite con “Compendium Of A Lifetime”,
chitarra e flauto dialogano fra di loro, la chitarra elettrica di Steve Hackett
fa venire i brividi per come solo lui sa adoperare, sembra quasi che ragioni sopra
ogni nota, a volte sostenendola altre suonando con dolcezza. Franck Carducci al
basso esegue un lavoro ineccepibile, così i fiati di David Jackson. La parte
vocale è lasciata a Bernardo Lanzetti e il tempo sembra fermarsi.
“Vesuvius”
è una vera e propria opera strumentale seppur breve, una fotografia su Pompei.
Questa volta è la chitarra di Paolo Ricca a impreziosire le melodie. La voce di
Tony Patterson inizia “The Last Night In The World” e subito sembra di trovarci
al cospetto di Peter Gabriel. Questo è uno dei brani che ho apprezzato
maggiormente, per le armonie, l’enfasi, e il carattere. L’assolo sostenuto di
Hackett mi fa volare nel tempo ancora una volta. Con il basso di Tony Levin
(Peter Gabriel, King Crimson) è la volta di “Have Caesar!”, uno strumentale che
riconduce direttamente nell’antica Roma, così come “Morituri Te Salutant”, “Gladiatores”
e “Have Caesar! (Reprise)” in definitiva tutti questi movimenti possono
considerarsi a tutti gli effetti una suite. Anche la bonus track “Exegi
Monvmentvm 2021” emoziona fortemente, un lento strumentale dove ognuno mette il
cuore mentre passeggia nel Prog.
Il
potere di questa musica è proprio quello di farci estraniare dal mondo che ci
circonda, un turbinio di emozioni che si accavallano proprio come i strumenti
dei protagonisti che di certo non si sono risparmiati nelle esecuzioni. Un
disco professionale, colto, adatto a un pubblico preparato e attento perché
certi passaggi vanno assaporati con consapevolezza. Il Prog scusate se lo dico
ma non è per tutti, oggi la musica si ascolta troppo distrattamente e di certo
questo va a cozzare con l’appartenenza del genere in questione. Certo è che può
piacere a tanti, perché no anche a neofiti che per fortuna si aggiungono sempre
di volta in volta nel tempo, tuttavia qui dentro c’è molta storia che parte dai
Genesis, passando per i Van Der Graaf Generator fino ad arrivare alla nostra PFM.
Musica per la mente, è stato mai detto? Complimenti a Vincenzo Ricca per questo
ennesimo gioiello sonoro. MS
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