Moonwagon
MOONWAGON
- The Efficient Use Of Space
Presence
Records
Genere: Rock Progressive – Strumentale
– Psichedelico
Supporto: cd – 2022
Attendevo
con ansia l’uscita del nuovo disco dei finlandesi Moonwagon, questo
semplicemente perché sono un amante della musica Rock supportata da buone
chitarre, tastiere e un pizzico di Psichedelia, quella che ti fa ritornare
indietro nel tempo a quegli anni ’60, ’70 quando tutto era una scoperta.
Il
Progressive Rock condito di Psichedelia è musica per il corpo, che ti prende,
ti ricarica, e ti fa muovere al suo ritmo in maniera ariosa e incontrollata. I
Moonwagon si divertono a suonare, sono musicisti che conoscono gli strumenti e
sanno qual è il confine fra il tecnicismo esasperante e la giusta esibizione, un
sottile filo che traccia un segno oltrepassato il quale tutto l’ascolto diventa
molto pesante.
Si
fondano nel 2008 a Kokkola e sono in origine quattro elementi, oggi ridotti a trio
con Joni Tiala (chitarra, sintetizzatore, pianoforte, voce), Janne Ylikorpi (basso,
sintetizzatore), e Jani Korpi (batteria, cori). “The Efficient Use Of Space” è
il quarto album in studio senza contare il live del 2018 intitolato “Zen Out Of
Ten – Live”. L’album d’esordio datato 2010 “Night Dust” li mette subito sotto l’attenzione
del grande pubblico perché diretto, coinvolgente e furbescamente nostalgico,
avvinghiato ai tempi che furono. Ciò accade per tutti i loro dischi nel tempo, infatti,
la media delle recensioni e dei voti che ricevono dagli addetti ai lavori, è
sempre elevata e aggiungo io anche meritata. Rispettano dunque uno standard
qualitativo alto, anche in questo “The Efficient Use Of Space”, dove potete
ascoltare dieci canzoni che fanno volare sul “carro della luna”.
“Banzai
Boogie” mette immediatamente le carte in tavola, l’energia sprigionata
racchiude le intenzioni del trio, guai ascoltare e restare fermi, impossibile.
Due i nomi ai quali possiamo accostare come stile i Moonwagon, ossia gli Hidria
Spacefolk e Hypnos 69. Un arpeggio di chitarra inizia “Far Apart”, un movimento
ciclico di riff è raggiunto dalle tastiere per far volare l’ascolto nello Space
Rock. La musica ipnotizza ma quando ci siamo abituati a un andamento, il ritmo
e la situazione muta, ecco il motivo per cui ho relegato la band anche nel
Progressive Rock. Ciò che mi fa apprezzare la musica dei finlandesi sono le
parti di chitarra, protagonista sì ma con garbo, ascoltate “Waiting For
Tomorrow” per avere l’idea del mio concetto. “Left Dangling” lascia invece il
testimone alle tastiere, ecco il variegare che mi piace, quello che fa scorrere
l’ascolto di un album senza mai annoiare. “Neverending Sky” è scritta per il
basso, strumento ancora poco nominato nel corso del cammino sonoro. Non che qui
faccia qualcosa di straordinario, ma un breve assolo lo presenta con
semplicità. La breve “Strange Encounters” accompagna verso “Nights Of Neon”,
qui gli anni ’70 ci colpiscono in faccia come un pugno, anche disco dance! “Northern
Secrets” invece spezza nuovamente l’ascolto, riportando lo stile Moonwagon nei
ranghi. “Smoke & Mirrors” con i quasi undici minuti è una mini suite dove tutte
le capacità tecniche dei singoli componenti fuoriescono con forza, comprese le
caratteristiche culturali, a dimostrazione che il trio è giovane, ma conosce
molto bene la storia della musica. “Orbits” chiude in modo spaziale il disco,
grazie al piano e al vento che lo accompagna (qualcosa dei Pink Floyd si
avverte).
“The
Efficient Use Of Space” è prettamente un disco strumentale, un ulteriore
gradevole tassello nella Psichedelia di classe, dove ci sembra di volare ma
senza mai perdere il controllo. Tutto è ponderato e in qualche maniera
rassicurante, un territorio che potrebbe piacere anche a chi non si è mai
approcciato a questo tipo di sonorità. Consigliatissimo! MS
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