G-DELIC – Magish
Autoproduzione
Genere: Space Rock – Psichedelia
Supporto: digital - 2022
Personalmente
nutro una grande debolezza per la psichedelia in senso generale, sia quella
derivativa dal sound Pink Floyd, sia quella cosmica o trascinante degli Hawkwind,
ma chi nella mia formazione culturale ha tracciato un solco indelebile nei
primi anni ’90 sono stati i Porcupine Tree del prolifico Steven Wilson e chi mi
conosce bene questo, lo sa. Qui mi si è aperto un altro mondo, buone melodie
associate a riff ipnotici, battenti oltre che eterei.
Vengo a
conoscenza in Italia di una band che a sua volta mi colpisce in tal senso, si
chiama No Sound, con Giancarlo Erra nella cabina di pilotaggio. A tal riguardo nel
tempo riesco a trovare realtà che altrettanto m’intrigano, come ad esempio i Metronhomme
o gli Aldi Dallo Spazio e in cattedra i Karmamoi di Daniele Giovannoni, insomma
il genere è vivo, anche se poi non molto frequentato da tantissimi fans. C’, è
anche un’altra band che stupisce per inventiva e genialità, questa si chiama
Pelikan Milk, spesso recensita anche dal sottoscritto, è la band di Alex
Savelli. Savelli è un nostro genio, sempre disposto a sfornare soluzioni differenti,
un onnivoro musicale che spazia dal Jazz al cantautorato passando anche per la
psichedelia e il Prog. In alcune delle sue registrazioni si trova al suo fianco
il polistrumentista Gabriele Tosti, in arte G-Delic e proprio di lui che vado a
parlare.
Con “Magish”
il musicista romano è al secondo album in studio dopo “G-Delic In Space”
dell’ormai lontano 2007. Il disco composto da otto movimenti è registrato al Planet
Utopia Studio e nel percorso sonoro possiamo anche ascoltare la voce della
special guest Eleonora Tosti, precisamente nel brano “Shazir”. L’artwork anche
lui molto intrigante è per opera di Elio Tosti e Mail Tosti per il design.
Già dalle
prime note di “Orirides” si decolla per un trip pindarico in cui
l’estraniazione dal mondo è facilmente attuabile. Mi vengono in mente gli Øresund
Space Collective e i Ozric Tentacles, a pieno titolo! Ancora più intensa e
ricercata è la nominata “Shazir” dove un ritmo insistente ci rende molto
difficoltosa la possibilità di restare fermi durante l’ascolto. Suoni dalla
cadenza arabeggiante sono sottolineati dalle coralità di Eleonora. Si ritorna
nello spazio con “Space Flower”, quasi un intro che si potrebbe anche ascoltare
nei primi album dei francesi Rockets negli anni ’80. Ovviamente nessuna
correlazione, la sottolineatura sta solamente a far intendere il tipo di sound.
La chitarra è protagonista. Ed ecco a seguire la title track, “Magish”, qui c’è
tutta l’anima e la cultura musicale di G-Delic, un andamento sornione che ti
accalappia e nuovamente ti esterna da questo mondo traslandoci direttamente in
un'altra dimensione. Se potete passarmi il termine, “Awan” risulta più
commerciale, grazie alla drum machine in evidenza (a tratti anche Dub) con un
insieme di soluzioni che tendono a far ballare. “Morning Trip” nel titolo ha la
soluzione, così come “In The Out And In”, questa volta però ci troviamo in
pieno territorio Pink Floyd primissimi anni ’70. Questa mini suite di quasi
dieci minuti non a caso è uno dei brani dell’album che più ho apprezzato.
Natura,
acqua, uccelli e suoni nella conclusiva “Peace Forest” dove una voce maschile
intona un canto quasi tribale per immergerci totalmente in questo contesto. La
chitarra è colei che traccia le melodie durante l’ascolto.
La
psichedelia di G-Delic è delicata e gentile, ha sempre una coccola sonora da
fare senza spingere troppo sull’acceleratore dell’ alienazione. Il merito di “
Magish” è proprio questo, il saper dosare saggiamente le sonorità a favore di
un coinvolgimento mentale e fisico appagante. Mind in flight. MS
BANDCAMP: https://planetutopia1.bandcamp.com/album/magish?fbclid=IwAR2IxOkU-1zNxU0mQr8JXJjEaEY-Unm0nspzxLFJszZUSHbNOcQ8HWD0iR8
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