Retreat From Moscow
RETREAT
FROM MOSCOW - The World as We Knew It
Gravity
Dream Music
Genere: Neo Prog
Supporto: cd – 2022
E’
proprio il caso di dirlo, il buon caro e vecchio Neo Prog! Nel mondo della
musica davvero ne capitano tante e qualche volta anche di strane, come nel caso
degli inglesi Retreat From Moscow. La band composta da Andrew Raymond (tastiere, voce), John Harris
(voce, chitarra, flauto, tastiere), Greg Haver (batteria, sintetizzatori,
voce), e Tony Lewis (basso, voce) si forma in piena era Neo Prog nella fine
degli anni ’70 per poi cadere in una sorta di letargo nel 1981. Si ritrovano
sempre con la passione per la musica nel 2018 e montando anche sul carro del
ritorno in voga del genere, decidono di ridare vita ai brani composti una
quarantina di anni prima. Effettuata la reunion, la band si mette in studio a
provare e infine a registrare quest’album che paradossalmente potremmo definire
d’esordio intitolato “The World as We Knew It”.
Tuttavia
non si può dire che non si sono presi il tempo dovuto, solo nel 2022 l’album
vede luce negli scaffali dei dischi, per cui sono serviti altri quattro anni.
Quello
che colpisce all'ascolto degli undici pezzi è il fattore temporale il quale
manifesta un’incongruenza sonora apparente, per meglio dire immaginate di
ascoltare i Pendragon dei fine anni ‘70 ma suonati con la tecnologia moderna
analogica, la composizione è datata ma il suono è attuale. La voce e
l’andamento ricordano molto anche il materiale del tastierista Clive Nolan
(Pendragon, Shadowland, Stranger on A Train, Arena, Caamora, etc.). Si gustano
gli anni ’80 sin dall’iniziale “The One You Left Behind” ma ancora di più nella
successiva “Radiation”, dove le tastiere fanno sia da tappeto sia da colonna
portante. La tecnica espressa è più che sufficiente, così le chitarre che
alternano frangenti duri a pacati. “Radiation” Potrebbe benissimo uscire da un
album dei primi Marillion per intenderci e già vedo i più attempati di voi sorridere
dopo questa mia descrizione.
Affascinante
“Henrietta”, l’arpeggio di chitarra iniziale è un altro punto di congiunzione
con il territorio di Fish e company, un andamento allegro e spensierato, una
canzone che sarebbe anche troppo semplice per il genere prog ma grazie al
motivo centrale che spezza il ritmo in un assolo alla Camel o ancor meglio alla
Steve Hackett il discorso cambia notevolmente. Davvero ben fatto anche il
lavoro delle tastiere in stile Genesis. Non si è ancora giunti a metà disco e
già si sorride.
“I’m
Alive” è terreno Pallas, era “The Sentinel”, ancora una volta in tutto e per
tutto classico Neo Prog! L’incedere massiccio lo rende oltretutto vigoroso. C’è
a questo punto un motivo più rilassante, “Costantinople”. Si inizia con la voce
e la chitarra acustica, per poi inserire il flauto e andare in un crescendo
emotivo toccante grazie all'assolo della chitarra elettrica, seppur breve.
L’ingresso della batteria e delle tastiere riempiono il suono e il brano
portandolo dritto nel cuore del Prog fans. Quante volte negli anni abbiamo
goduto di questo modo di fare, i Retreat From Moscow lo ribadiscono.
“Home”
con gli undici minuti abbondanti di durata è una vetrina di quanto descritto
sino ad ora. Un'altra canzone che mi ha colpito è la delicata “Moving Down”,
per il resto nulla fuoriesce dai binari che ho definito.
Grazie
Retreat From Moscow per la vostra caparbietà, avremmo altrimenti perso davvero
una piccola gemma da gustare con tutta calma e serenità, proprio come avete
fatto voi. MS
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