Luca Di Gennaro
LUCA DI GENNARO – The 2nd Coming
Lion Music
Genere: Progressive Metal –
Virtuoso
Supporto: Digitale – 2022
Per
l’Italia la musica è importante, lo spirito del popolo ne trae giovamento
dall’innata giovialità. Notoriamente siamo molto legati a questa musa sin dai
tempi antichi, basta già leggere la storia dell’impero romano per fare un
esempio. Siamo autori di opere, tanto da farci invidiare dal mondo intero.
Perché questo preambolo? Perché chi non crede a queste potenzialità innate sono
solamente e paradossalmente i governi stessi, i quali relegano gli artisti e la
musica a un mestiere di serie B. Poco considerati i musicisti in questo periodo
di restrizioni si barcamenano come possono, trovando molte difficoltà ad
adempiere proprio lavoro. Ma lo spirito è sempre alto, proprio perché siamo
italiani. Non ci buttiamo giù di morale e a risposta di cotanta infamia si controbatte
con la creatività. Internet ci giunge d’aiuto per la diffusione della musica,
certo non è mai come andare a vedere un concerto, ma perlomeno ci si diletta
all’ascolto e all’acquisto.
Il
genere Metal Progressive Italiano da noi è seguito in maniera non proprio
approfondita, perché abbiamo questo difetto, quello di essere esterofili,
pensiamo sempre che ciò che viene da fuori sia sempre migliore di quello che
sappiamo fare. Sbagliatissimo, in casa abbiamo artisti che sanno creare questa
musica e anche con tecnica sopraffina oltre che possessori di un gusto per la
melodia che è innato e incastonato nel DNA dell’italiano, se vogliamo possiamo
anche chiamarla solarità. Personalmente ho scritto un libro enciclopedico al
riguardo, “Metal Progressive Italiano” (Arcana), ma il seguito è stato
pressoché nullo a testimonianza proprio di quanto ho riportato in questo
preambolo con giusta causa. I like di facebook sono soltanto fumo e falsità,
siamo seriamente nei guai culturalmente
parlando.
Il
nome Luca Di Gennaro sicuramente non è nuovo a chi invece segue il Metal
Progressive Italiano, tastierista della band Soul Secret, Di Gennaro inizia a
scrivere canzoni nel 2009 per poi metterle da parte. Nel corso degli anni il
risultato è “The 2nd Coming”, album formato da otto canzoni fra le quali spicca
la suite title track. L’asticella della difficoltà si alza ulteriormente quando
un disco è completamente strumentale, quindi Metal Prog Italiano addirittura
strumentale e sperimentale, oggi come oggi è quasi un suicidio a detta di molti
critici, non per gli amanti del genere che invece gridano al miracolo e godono
a ragione di questa musica. Guarda caso è proprio la prestigiosa casa
discografica Lion Music ad accaparrarsi il lavoro dell’artista napoletano.
In
questo viaggio sonoro Di Gennaro si coadiuva di special guest del calibro di
Alfonso Mocerino (batteria), David Wise (sax), Maria Barbieri (chitarra), Stefano
Festinese (chitarra), e Frank Cavezza (chitarra).
Il
brano che apre il disco è proprio il singolo “Chasing Next”, sonorità moderne
ed elettroniche si accasano in quel modulo sperimentato molto negli anni ’80
anche nella new wave. Le soluzioni scelte propendono verso un Progressive Rock
corale e roboante. Il suono avvolge l’ascoltatore lasciandolo estasiato da così
tante sonorità che giungono da ogni dove. La breve e barocca “The Spiteful
Lair” introduce a “Shannon Tree” dal sapore Neo Prog. Il movimento potrebbe
benissimo risiedere nella discografia di Clive Nolan (Pendragon, Arena, etc.).
Il piano apre “Into The Rainfall” e l’anima dell’artista esce a nudo nella raffinata
eleganza esaltata dal sax di David Wise. Si alza il ritmo in “Route 24”, qui il
Metal Prog è più evidente, forte delle fughe nei tasti d’avorio. “Climb”
nell’intro porta la fantasia di chi ascolta in fredde lande, dove ci sono altri
tastieristi come Erik Norlander e Vitalij Kuprij ad attenderci. I suoni
ricercati sono molto interessanti e donano all’ascolto quella nota caratteriale
in più. Le gradevoli melodie di “A Rose In The Sand” evidenziano nuovamente le
caratteristiche del musicista che non si risparmia di certo nel ricercare
soluzioni mai banali. Ma come spesso si dice, dulcis in fundo, la title track
ha al proprio interno tre assolo di chitarra pregevoli per opera dei già
nominati Maria Barbieri, Stefano Festinese e Frank Cavezza.
Vorrei
spendere anche una parola per l’artwork sempre per opera di Luca Di Gennaro, la
mantide religiosa che guarda una città capitanata da monoliti di natura aliena è
angosciante ma anche intrisa di un velo di speranza, una seconda venuta, o una
nuova possibilità?
Come
avrete avuto modo di vedere non ho accostato Di Gennaro a nessun ex o
tastierista dei Dream Theater, come solitamente accade in questi casi, proprio
perché la nostra solarità già da me declamata in precedenza questi signori non l’hanno,
Luca di Gennaro sì. E come disse il Marchese Del Grillo interpretato dal grande
Alberto Sordi: “Mi dispiace, io so io e voi non siete un cazzo”. MS
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