DeaR
DEAR
– Out Of Africa
Music
Force
Distribuzione: Egea Music
Genere: Cantautore
Supporto: cd – 2021
Dietro
al nome DeaR c’è Davide Riccio. Torino è città intrigante per l’arte e
argomentazioni, come Genova riesce a sfornare una lista molto lunga di artisti
in ambito musicale. Probabilmente esistono alcune alchimie che senza un vero e
proprio perché vanno a tessere un legame uomo-cttà-arte davvero marcato. La
ricerca e la sperimentazione, non sempre sono di facile apprendimento per tutto
il tipo di pubblico, ma l’artista vero, si sa, è colui che esprime soltanto ciò
che pensa e senza compromessi. In fin dei conti la musica è sempre un
linguaggio, c’è chi l’ha dotto, chi superficiale. Ascoltando “Out Of Africa” si
viene immersi dentro centinaia di differenti sensazioni. Immaginate voi di
avere un album di figure in bianco e nero, quello che prendevamo da bambini per
poi colorarne l’interno, ecco, questa è la sensazione che si prova durante l’ascolto.
Un’interazione fra ascoltatore e artista.
“Out
Of Africa è un disco molto lungo, oltre che il titolo di un famoso film
americano del 1985, al limite della capienza stessa di un cd che si aggira
attorno agli 80 minuti e poco meno. Diciannove tracce tutte differenti l’una
dall’altra per un viaggio sonoro accattivante da gustare in tutta rilassatezza.
Si apre con il country di “Halfaway To You”, la chitarra slide ha un fascino
tutto suo, così la voce profonda di Riccio. Percussioni ed elettronica
avvolgono l’ascolto iniziale in “Go Back And Get It (Sankofa) e l’Africa si
palesa nella nostra immaginazione con l’inserimento delle coralità tribali. La
title track “Out Of Africa” coinvolge e ci spara un tramonto africano in piena
faccia, quasi nel fissarlo a cecarne la vista. Gli arrangiamenti sono uno dei
punti di forza della musica di DeaR. Sale ulteriormente il ritmo nella calda
“Highlife”, questa volta il territorio si aggira maggiormente attorno alla
semplice formula canzone e non nascondo un sentore di anni ’80.
“I
Am From Babylon” è quasi dance nell’atteggiamento, profonda e ricercata anche
nell’espressione dei testi. DeaR gioca molto con la doppia voce, quella normale
e una di alcuni toni più bassa sovrapposta. Maggiormente nervosa “Sayings”,
anche in questo caso le ritmiche di tamburi giocano un ruolo fondamentale. “Far
Are The Shades Of Arabia” è pacata e avvolgente, mostrante un differente lato
dell’artista. Qui la musica è minimale e raggiunge immediatamente l’obbiettivo
di penetrare dentro l’ascoltatore in maniera seducente. Ritmica elettronica in
“Tigritude”, brano dance anni ’80 a dimostrazione della poliedricità del
compositore. Un'altra sorpresa giunge dalla breve “Abra Zebra Cadabra”,
strumentale che trasporta la fantasia in piena savana, ma è solo un istante,
perché la ripartenza nel mondo della dance è immediata attraverso “What’s Done
Is Done”. Riccio più che cantare narra ed interpreta i propri brani in maniera
spesso anche cantilenante. Il viaggio prosegue nella seconda strumentale
“Mozambique”, altro cambio di stile, questa volta in un contesto maggiormente
altolocato, dove la musica diventa elegante in giacca e cravatta. E via verso
il Reggae con “Bring About A Change”, ma non quello di matrice giamaicana,
bensì quello bianco che ha saputo ben rappresentare la band inglese UB40.
Barriti di elefanti ci vengono incontro in “Heathen And Hell (The Preacher)”,
canzone narrata fra ritmiche afro e disco, un mix divertente che rende difficile l’immobilità durante l’ascolto. Serve un
altro momento di pacatezza e questa ce la fornisce il piano di “Habanera”,
l’artista sa bene come dosare le sonorità per rendere il lavoro scorrevole e
mai noioso. “The Half Lost” gioca con la musica attraverso cori ed
arrangiamenti importanti, mentre “Love Of The Solitude” è una semplice canzone
che mostra il lato più standard di DeaR. Voce e piano per “Song Of A Man Who
Has Come Through”, altro momento riflessivo e profondo per poi cambiare ritmo
ed arruffianarsi ulteriormente all’ascoltatore. Intelligente l’uso dell’insieme
che risulta notevolmente gradevole all’ascolto. Chitarra acustica e uno sguardo
al mondo del Folk con sussurrato coro femminile nel brano “No Words Again”,
mentre la chiusura viene affidata a ”In The Beginning (A Pigmy Prayer)”, qui
addirittura si spazia nella psichedelia.
Ho
detto tutto, credo che siate consapevoli della proposta sonora del progetto
DeaR, un vero caleidoscopio fatto di suoni e colori, davvero molta carne al
fuoco. La musica è un mondo speciale dove le sorprese non finiscono mai, per
fortuna… MS
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