GRAAL – Swan Song
Autoproduzione
Genere: Hard Prog
Supporto: Digital / CD – 2025
Nella
vita non amo gli addii, piuttosto preferisco gli arrivederci, specialmente
nella musica, sapendo bene che un artista può passare un periodo sabbatico. Chi
ama suonare prima o poi ci ricade, questo mi insegna l’esperienza. Un esempio
lo abbiamo avuto abbastanza recentemente con Steven Wilson, che ha passato gli
anni a dire che i Porcupine Tree sarebbero finiti nel 2009 e non sarebbero più
ritornati; e invece eccoli anche oggi a dire nuovamente la loro. Con questo
auspicio, mi appresto all’ascolto del sesto album in studio della band Hard
Prog romana Graal, dal preoccupante titolo “Swan Song” (Il canto del cigno).
Dopo oltre venti anni di buona musica, i Graal pensano di tirare le somme con
questi dodici brani lasciati come suggello della loro carriera.
“I
cigni, sacri ad Apollo, al termine dei loro giorni, prevedendo il bene che
troveranno nel ricongiungersi al loro Dio, si rallegrano”, così postano nella
loro pagina Facebook. La leggenda narra che, prima di scomparire, il cigno
esprima la sua gioia con canti ancor più belli e melodiosi di quelli di tutta
la vita precedente.
Personalmente,
ho molto apprezzato il loro stile sonoro avvinghiato ai tempi che furono,
quell’Hard Prog non tanto rappresentato nel corso della sua esistenza da
moltissime band, piuttosto da poche ma di ottima qualità. Il problema
probabilmente è speculare a quello del Metal Prog, ossia chi ama il genere Rock
“colto” (come lo si definisce) non apprezza l’innesto del grezzo Metal o Hard
Rock; quelle chitarre distorte non sono proprio digeribili al Prog fan più
radicato alle origini.
I
Graal sono stati nel tempo degni rappresentanti italici; specialmente ho molto
apprezzato “Regenerate” del 2023, un album che anche oggi vi consiglio di
andare a rispolverare.
Andrea
Ciccomartino (voce, chitarra), Francesco Zagarese (chitarra), Michele Raspanti
(basso), Dario Gargano (batteria), e Danilo Petrelli (tastiere) aprono
l’album con “To The Lake (Intro)”, il classico interludio che accompagna alla
musica vera e propria; qui rappresentato con vento e tastiere a simulare voci
femminili. “Land Of Truth” mette in luce il proprio vigore che contraddistingue
il genere, un incedere ritmico che mi rimanda ai primi Saxon, per poi virare
verso gli immortali Deep Purple. Tanta storia ma anche personalità; i Graal la
sanno lunga, impossibile restare fermi durante l’ascolto.
Il
ritmo rallenta e diventa mid tempo, accompagnato dal riff magnifico di “Life
Goes On”, un pezzo che si accosta maggiormente alla formula canzone e a quella
mediterraneità che ci contraddistingue. L’aspetto Progressive è più marcato in
“The Best Is Yet To Come”, movimento d’atmosfera in versione ballata con un
ritornello dall’ampio respiro. Attimi di Rock sudista prevalgono l’ascolto.
L’Hammond
accompagna “Tears Of Rain”, canzone in bilico fra schiaffo e bacio, per poi
tornare a graffiare attraverso “Freedom For Sale”, canzone sicuramente adatta
per una serata live.
Non
esulano canzoni più ricercate e addirittura vicine alla formula Folk, come nel
caso dell’ottima “Galway Road”, strumentale che mette in cattedra le chitarre
elettriche.
“Wrong
Or Right” è un ottimo esempio di Hard Prog raffinato, mentre “Sabba (Le
Streghe)” è un avvicendamento Folk; qui le streghe sorvolano sul lago e il
cantato in italiano mette in evidenza i testi e una voce perfettamente inserita
nel contesto. Questo è uno dei brani che ho maggiormente apprezzato, per
varietà, tecnica e soluzioni strumentali; trascinante e coinvolgente.
“Northern
Winds” si apre con la chitarra acustica, oscura e introversa come certe ballate
dei Jethro Tull della metà degli anni ’70.
Se
non andiamo a considerare l’outro conclusivo, “I Want Your Fire” è l’ultima
canzone dell’album con la quale i Graal si congedano; un ruvido Hard Prog come
diamine deve essere fatto!
“Swan
Song” non fa altro che testimoniare la validità di questa band in possesso di
tecnica e gusto per la composizione. Un disco da avere, con l’auspicio sincero
che sia soltanto un arrivederci… Ragazzi,
non fate scherzi! MS.
Versione inglese:

Ricordo gentile Massimo, di aver acquistato il loro primo o secondo cd che usciva dalla storica etichetta Black Widow se non mi sbaglio. Comunque passando da palo in frasca, giacché si parla di hard and heavy, volevo chiederti se hai ascoltato il ritorno degli storici CORONER. Io lo sto consumando. Sicuramente è il disco metal dell' anno, anche se pure i TESTAMENT hanno prodotto un buon disco, ma non può essere paragonato al capolavoro "Dissonance Theory" Ho sempre amato la band svizzera fin dall' esordio R.I.P che da ragazzino addirittura lo scoprii in edicola, nella enciclopedia della storia del metal. Erano proprio altri tempi!
RispondiEliminaDopo 32 anni anche se avessero prodotto un disco mediocre, nessuno si sarebbe contrariato data la qualità tecnica e compositiva della loro storia. Invece, hanno ripreso il cammino da dove si erano fermati dopo l'uscita del bellissimo "Grin" sfornando un capolavoro assoluto di Thrash metal tecnico come solo loro sanno costruire. Una discografia di pochi album, ma tutti di qualità crescente. Un genere quello tecnico che ho sempre preferito fin da ragazzino, anche nel death metal. Di sicuro anche tu lo avrai apprezzato.
Un caloroso saluto tecnico.
E si caro mio.... E' un discone! In più ti dico che non me lo aspettavo! Ho la loro discografia in vinile che custodisco con gelosia, visti i prezzi di prima stampa. Una band molto tecnica, un poco come hanno fatto i Voivod nel tempo, ma i Coroner sono più nelle mie corde oscure. Guarda, per me al momento è il disco Metal dell'anno e tu lo hai beccato in pieno! Ciao Ivano.
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