MARCO
BERNARD – Moby Dick / Undercover Deux
Seacrest
Oy (SCR) / Ma.Ra.Cash Records
Genere: Rock Progressivo
Supporto: 2 CD / LP – 2025
La
storia di Marco Bernard è davvero lunga e piena di realizzazioni. Il bassista
romano con sede in Finlandia fonda il progetto The Samurai Of Prog nel 2009 (il
nome della band deriva dal soprannome di Marco). Assieme al batterista e
tecnico del mix finlandese Kimmo Pörsti e al multi-strumentista/cantante
statunitense Steve Unruh, fedeli amici, parte in un lungo viaggio musicale nel
2011 con “Undercover” per poi giungere ai nostri giorni con ben diciannove
realizzazioni in studio. Per tre album si sono chiamati Bernard & Pörsti.
L’idea di base è sempre stata quella di arruolare per ogni disco un nutrito
gruppo di musicisti che si alternano album per album. Alcuni nomi famosi sono
Oliviero Lacagnina (Latte e Miele), Alessandro Di Benedetti (Inner Prospekt),
Marco Grieco, Octavio Stampalia (Jinetes Negros), Luca Scherani, Mimmo Ferri e
David Myers, Jon Davison (Yes), Roine Stolt (Flower Kings), Steve Hackett
(Genesis), Guy LeBlanc (Camel), Robert Webb (England), Ton Scherpenzeel (Camel,
Kayak), Linus Kåse (Änglagård), Marco Grieco, Rafael Pacha, Tony Riveryman,
Marek Arnold e molti altri ancora.
Quello
che ho apprezzato nei loro prodotti è la cura per il packaging e l’artwork,
sempre con corposi libretti di accompagnamento e soprattutto la splendida arte
di Ed Unitsky, fra i più grandi illustratori di musica dei tempi moderni.
Questo, a mio modo di pensare, è il vero rispetto per chi ama la musica e il
supporto fisico. Anche in questo caso è delizia per gli occhi, in edizione
cartonata a tre ante.
Oggi
Marco Bernard realizza questo concept intitolato “Moby Dick” come solista, non
a nome Samurai Of Prog, pur mantenendo sempre l’idea di supportarsi con
numerosi special guest, che in questo caso sono davvero tantissimi e alcuni li
nominerò strada facendo. Il secondo disco contenuto porta il titolo di
“Undercover Deux” ed è un insieme di cover di brani che hanno appassionato
Bernard nella vita durante gli ascolti musicali.
Ma
iniziamo con “Moby Dick”, il quale presenta composizioni di Alessandro Di
Benedetti, Octavio Stampalia, Linus Kåse, Mimmo Ferri, Marco Grieco e David
Myers. Ogni brano all’interno del libretto è accompagnato da una spiegazione,
questo per immergere al meglio l’ascoltatore nel concept.
I
dieci minuti di “Loomings” sono già quanto di più un amante del Prog vorrebbe
ascoltare quotidianamente; il movimento malinconico e sinfonico si basa su
classicismi dove il flauto di Giovanni Mazzotti disegna ampi scenari.
Alessandro Di Benedetti alle tastiere accompagna l’andamento a tratti prossimo
al mondo degli Yes, mentre la chitarra di Carmine Capasso si presenta elegante
e mai troppo invasiva in assolo dal sentore Genesis. Funziona anche la ritmica
di Riccardo Spilli, la quale si impegna in modo adeguato fra i numerosi cambi
di tempo. Sentita la prova vocale di Michael Trew. A seguire “The Quarter
Deck”, canzone curata nelle partiture vocali lavorate da Marcelo Ezcurra,
mentre la chitarra elettrica passa a Tony Riveryman. Il violino di Steve Unruh
intramezza i refrain ancora una volta ispirati dallo stile Yes. Ottimo il
ritornello. Moby Dick è braccato, la caccia è aperta.
Genesis
nuovamente in evidenza nell’intro di “Fastfish, Loosefish”, quelli di “Los
Endos”. Ora si è in oceano, il capitano impartisce ordini sottolineati dalle
chitarre elettriche di Sonja Kåse e Johan Öijen. Tanto materiale che riporta la
memoria agli anni ’70.
Due
mini suite proseguono la narrazione, la prima suddivisa in tre movimenti
s’intitola “The Quadrant” e vede il ritorno del flauto. Mimmo Ferri si siede
alle tastiere e l’incedere diventa più vigoroso. Alcuni spazi sonori richiamano
il Prog nordico degli anni ’90, quello reso noto da gruppi come Anglagard e The
Flower Kings. Prog Doc!
La
seconda è “The Chase”, scritta da Marco Grieco, colei che descrive la battaglia con l’enorme cetaceo
nella tempesta. A gusto personale è il brano più suggestivo dell’album, con
ampi movimenti e cambi umorali, proprio come un amante del Prog Rock desidera. La chiusura spetta a
“Epilogue” (non contenuta nella versione vinilica), le onde del mare sono
sottolineate dal piano di David Myers. Moby Dick è un capolavoro che esplora
temi come l'ossessione, la vendetta e le complessità della natura umana. Questi
cinque capitoli offrono uno sguardo approfondito su questa storia ricca e
avvincente.
Undercover Deux
Il
secondo CD, “Undercover Deux”, come accennato in precedenza, è una raccolta di
brani famosi in cui Bernard si cimenta fra ricordi e passione.
L’apertura
spetta a “Anthem” dei Rush, incisa nel 1975. Qui il basso può dare sfogo a
tutta la capacità tecnica, supportata dalla voce adeguata di Sean Francis,
prossima a quella di Geddy Lee. Ancora una volta, ficcante è l’assolo di
Carmine Capasso.
Si
resta nel mondo dell’Hard Rock con “Good Times Bad Times”, grande classico di
una delle band più iconiche: i Led Zeppelin. Come nel brano precedente, alla
batteria siede Ovidio Catanzano, mentre al microfono c’è l’ottima prova di
Steph Honde. La storia, oltre che rispettata, viene ben narrata dalle note del
quartetto di musicisti completato da Bernard e Capasso.
Ed
ecco un brano che non ti aspetti, “Uncle Remus” di Frank Zappa del 1974, tratto
dallo splendido disco “Apostrophe”. Una cover perfetta, soprattutto nella
struttura vocale che vede duettare Yannick Papail e Valentina Bruno, mentre il
piano di Marco Grieco è semplicemente superlativo.
Vengono
tirati in ballo anche i Boston con “Foreplay / Long Time”. Qui sono le mani di
Stefano Vicarelli a correre sui tasti d’avorio. Altra cover bene eseguita e che
dimostra ancora una volta (se ce ne fosse il bisogno) la qualità tecnica dei
musicisti. Il microfono è nelle mani esperte di Len Audeley.
Segue
“In The Dead Of Night”, tratto dal debutto datato 1978 della band U.K, in cui
risiedono niente meno che Bill Bruford, Allan Holdsworth, Eddie Jobson e John
Wetton. Qui la voce e le tastiere sono opera di Dennis Mahon, mentre ritroviamo
Tony Riveryman alla chitarra.
Un
altro punto di riferimento per Bernard è Al Di Meola, qui tirato in ballo dal
brano “Race With The Devil On A Spanish Highway”, una vetrina di tecnica
strumentale.
Anche
la nostra Premiata Forneria Marconi è trattata con l’inevitabile brano
“Impressioni Di Settembre”. Splendidamente riarrangiata, la canzone acquista
nuova veste e freschezza. La voce è quella di Marco Grieco, il quale rilascia
anche l’ultimo brano del disco scrivendo “Stories Of The Sea”. L’hyperbass qui
è suonato da Michael Manring Zon.
Cosa
vi perdete oggi ascoltando musica solo in file... Comperate questo bellissimo
album e vedrete che l’amore per questa musica tornerà ad accalappiarvi come ai
vecchi tempi, perché il connubio suono e immagine è devastante. MS.
Versione Inglese:


Gentilmente sai qualcosa del nuovo album dei DISCIPLINE. Grazie.
RispondiEliminaSi, la band di Matthew Parmenter ha realizzato "Breadcrumbs", loro sesto album da studio. Personalmente mi è piaciuto, tranne due brani meno incisivi. Ho apprezzato la chitarra Pinkfloydiana di "Keep the Change", poi ci sono attimi alla King Crimson, Genesis e ELP. Non male neppure il Neo Prog di "When the Night Calls", se vogliamo in stile IQ. Numerosi i cambi di umore proprio come piace al fans del Prog. Diciamo che siamo ad alti livelli, come negli ultimi anni ci hanno abituato, probabilmente non è come "Unfolded Like Staircase" per intenderci, ma qui c'è molta carne al fuoco e una ottima produzione. Un altra cosa, ho notato con piacere che ascolto dopo ascolto acquista maggiore valenza, segno che è un album che sicuramente si lascerà gustare parecchio. Buon weekend Ivano.
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