CAFUNE’ – Tra Le Corde Dei Racconti
M.P.
& Records
Distribuzione:
G.T. Music Distribution
Genere: Folk Rock
Supporto: cd / digital – 2025
Ci
sono copertine che non lasciano adito a dubbi, la veste grafica suggerisce al
potenziale acquirente un determinato contesto in cui difficilmente ci si può confondere.
E’ vero che spesso l’apparenza inganna, ma non è certamente questo il caso dei lunigianesi
Cafunè, i quali ci propongono il disco “Tra Le Corde Dei Racconti” in piena
veste anni ’70 per mano di Luca Merli con le fotografie di Irene Malfanti e la
grafica di Ondemedie.
Le
nove canzoni contenute nell’album rispecchiano proprio quel Folk Rock
autunnale, grazie a una musica senza tempo, delicata e ben eseguita, spesso
suggerita da ascolti di gruppi come Fairtport Convention, Pentangle, e simili.
Negli anni ho avuto modo di apprezzare band nostrane come i Bededeum e i
Lethean (andateli ad ascoltare), e riscontro un fattore comune che porta il
nome di Antonio Pincione (chitarra classica, chitarra acustica, bouzouki
greco). Assieme a Pincione suonano la moglie Chiara Vatteroni (arpa celtica e
autrice dei testi), Irene Lippolis (voce), Emanuele Casu (basso), Floriana
Benedetti (flauto traverso, synth), e Michele Vannucci (batteria, percussioni).
Cafunè
è il nome in portoghese di un tenerissimo gesto che spesso facciamo nei
confronti di chi si ama, ossia quello di passare delicatamente la mano fra i
capelli, perfetto logo per una musica altrettanto soffice. La terra di
provenienza ha ovviamente un peso specifico nei confronti delle composizioni
spesso a lei ispirata, luoghi ancestrali in cui anche la nebbia dipinge scenari
mozzafiato che fanno da musa ispiratrice. Il perfetto equilibrio emotivo è
controbilanciato dai testi e da una registrazione dei suoni decisamente all’altezza,
realizzata da Mirko Mangano presso i Media Wave Studio di Massa (MS).
In
“Cafunè” vibrano le corde della chitarra acustica dall’andamento atavico,
schegge medievali si palesano durante l’ascolto. La voce di Irene Lippolis è
aggraziata, vibrata il giusto, mentre il flauto fa da controcanto. Aria
leggiadra in cui si presenta un gradito e inatteso cambio umorale in stile
Jethro Tull.
“Fata
Del Jazz” è una danza in cui lasciarsi trasportare dove il tempo sembra essersi fermato durante una
serata incantevole dei momenti che furono. Le strumentazioni acustiche
dialogano con il flauto per poi lanciarsi in un movimento allegro e Jazz nel
finale. La fata danza con noi.
In
“La Huesera” tanta storia, dove l’arpa di Vatteroni ne è perfetto
evidenziatore. La musica dei Cafunè non alza mai la voce, e punta piuttosto a
disegnare un quadro sonoro altamente bucolico in cui la realtà si fonde con il
sogno. Per molti versi si può accostare questo movimento alle opere del maestro
Angelo Branduardi. E poi le fiabe, “Aronte E La Sirena” si approccia
maggiormente alla canzone, un balzo temporale notevole in cui le ritmiche hanno
una valenza considerevole. Tuttavia il passato è sempre dietro l’angolo,
“Follia” ne è portatore di saggezza e bellezza.
“Giordano” m’ipnotizza come con un carillon,
qui la prova vocale è ancor più convincente. Bellissimo il testo che narra “E
se il mondo, oltre a folle, dovesse essere tondo? Giocherebbe a palla tutto il
giorno anche Dio; prenderebbe a calci tutti noi. Sorridendo, a calci tutti
noi”.
Segue
“Caligo”, una canzone calda, come il sole del nostro bel paese. Ancor più
meridionale “Alhambra 1492” dai contorni arabeggianti. Sinuosa e sensuale. La
chiusura spetta a “Ninna Nanna”, una coccola sonora in cui socchiudere gli
occhi.
Sembra
che io abbia voluto esaltare troppo quest’album dei Cafunè, in realtà non ho
fatto altro che trascrivere in parole le emozioni che esso è riuscito a
trasmettermi, semplici, ataviche se vogliamo, ma come ho già avuto modo di
dire, questa è musica costruita su un passato impossibile da dimenticare, anzi,
esso va assolutamente salvaguardato, come una cosa preziosa in via di
estinzione. Da parte mia solo complimenti! MS
Versione Inglese:


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