Kosmos
KOSMOS
– Ajan Peili
Open
Mind - Lizard Records
Genere: Prog Folk
Supporto: cd – 2019
Il
mondo dei finlandesi Kosmos è ampio, colorato ma allo stesso tempo riflessivo e
rispettoso, soprattutto nei confronti del passato, per quel suono che deriva
dagli anni ’70 e che tanto ha fatto proseliti. Nella musica proposta si
riscontrano dunque differenti stili che spaziano dalla psichedelia al Folk
passando per il Rock ed il Prog. Basta dire che nelle strumentazioni ci sono
mellotron e flauto per rendere bene l’idea. I testi parlano generalmente di una
realtà cosmica e mistica, questo sin dall’album d’esordio risalente al 2005 intitolato
“Tarinoita Voimasta”.
Questo
nuovo album “Ajan Peili” è nell’ordine il quinto sigillo da studio ed è
composto da otto canzoni. La band è formata da Päivi Kylmänen (voce), Kimmo
Lähteenmäki (batteria, conga-batteria, organo, mellotron), Kari Vainionpää (chitarra, basso), Olli Valtonen (shrutibox,
taalmala) e Ismo Virta (chitarra, mellotron, organo, sintetizzatore, batteria).
Con loro sono ospiti Juha Kulm (narrazioni), Arto Kuronen (basso), Sini
Palokangas (violino, sassofono, xilofono) e Kari Riihimäki (chitarra elettrica).
Dopo
questa scorpacciata di nomi per noi quasi impronunciabili passiamo al contenuto
visivo del disco, l’artwork come sempre è colorato ma allo stesso tempo
malinconico, mentre il libretto interno è un piccolo poster contenente i testi
cantati in lingua madre. Di certo la rudezza fonetica non è atta per tutti gli
orecchi, ma vi assicuro che si sposa benissimo con la causa sonora. La voce
femminile di Päivi Kylmänen addolcisce di molto il contesto anche grazie al
flauto che trasporta la nostra fantasia in campi aperti dove la leggiadria è di
casa. Poi quel mellotron…
Bastano
poche note all’inizio della title track “Ajan Peili” per entrare anima e corpo
in questo sound, molto vicino a quello di altre band nordiche come Sinkadus ed
Anglagard. Lo stile dei Kosmos negli anni non cambia mai la rotta, per chi è
affezionato a questo tipo di sonorità è una vera e propria sicurezza.
Dimostrano anche di conoscere bene la storia del genere Folk Rock avvicinandosi
con “Eilinen” ai più famosi Fairport Convention. La capacità dei nordici nel
trasmettere con le note la loro innata oscurità e malinconia è disarmante,
bastano pochi arpeggi di chitarra, una voce sognante e il gioco è fatto, il
tutto è palesato in “Lapsen Uni”. Serve molto poco per emozionare, non altro
che il cuore. Molto più Folk ed etnica “Aina Lähellä”, ma il discorso cambia di
nulla. La fase acustica prosegue con “Kohti Taivasta”, ancora ambientazioni
ampie e bucoliche.
“Salainen
Oppi” è dedicata a madame Blavatsky, e risulta affascinante il connubio sax soprano, mellotron e piano.
Narrato e sperimentale “Jatkuvuus” immerso in sonorità psichedeliche oscure e
spaventose fra simil sitar, mellotron e sax, a chiudere il brano più lungo
dell’album con i suoi dodici minuti di Rock Progressivo “Minä Olen” in classico
Kosmos style.
Chi
conosce a menadito il Progressive nordico sa già bene cosa lo attende in “Ajan
Peili”, per chi invece non è informato al riguardo i Kosmos possono essere una
buona opportunità, ma non soltanto per questo ultimo lavoro, anche per gli
altri quattro in studio. Buon ascolto. MS
Un altro splendido tassello nella discografia dei Kosmos. È vero che lo stile negli anni è rimasto uguale, ma sta proprio qui la bellezza la leggiadria come bene hai espresso, il prog nordico di quella immensa penisola, ha prodotto così tante realtà di ottima fattura con un il risultato culturale migliore in Europa. Tutte queste band dai 70 ad oggi dovrebbero diventare patrimonio universale dell'UNESCO. Ivano Sgattoni.
RispondiEliminaMi riferito dagli anni 90 ad oggi come il miglior risultato culturale in Europa in ambito prog e non solo. Ivano Sgattoni.
RispondiEliminaVero!
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