Nodo Gordiano
NODO
GORDIANO – Sonnar
Open
Mind - Lizard Records
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2020
Chi
segue il Rock Progressivo Italiano (RPI) di sicuro conosce già lo storico nome
Nodo Gordiano. Esordiscono discograficamente nel 1999 con l’ottimo album dal
titolo omonimo per poi rilasciare nel tempo altri tre dischi in studio, tutti dediti
al Prog storico di marca King Crimson e Genesis in primis. Anche la
collaborazione nel 1998 con il Banco Del Mutuo Soccorso lascia un segno
tangibile. Lo stesso sassofonista Alessandro Papotto l’anno successivo lascia
la band per andare a realizzare nuove realtà musicali come Periferia Del Mondo
o collaborare con gli stessi Francesco Di Giacomo e Rodolfo Maltese (BMS).
Quindi dopo assesti di line up nel tempo li ritroviamo oggi formati da Filippo
Brilli (sax), Andrea De Luca (chitarra, basso, tastiere), Davide Guidoni
(percussioni, tastiere) e Natalia Suvorina (voce).
Essendo
il Progressive Rock denominato “musica colta” per antonomasia, di certo anche
le tematiche trattate nei testi non possono che non essere banali, bensì
ricercate. In “Sonnar” si analizza l’essere inteso come individuo, immerso
nella realtà proiettata verso il futuro fra riferimenti Nietzsche e Michel
Foucault. Il concetto viene trattato in tre movimenti così descritti nella loro
biografia:
“Tre
momenti che ruotano attorno all’esperienza dell’Altro, separati tra loro da
demoni che, come nella tomba degli Anina, custodiscono il mistero del Fuori, e
si conclude con i versi dell’inno vedico a Sūrya, a memoria del simbolismo
solare che, anche nelle tenebre, lo pervade.”. Ve lo dicevo che il contesto non
è sicuramente banale.
Il
supporto che custodisce il disco è cartonato e contiene un bel libretto con
testi e bellissime foto che non fanno altro che immergere il lettore nel mondo
dell’elaborato concept. Il tutto è
accompagnato da una oscurità di fondo che esalta il compito dell’ascolto iniziato
con “Only Fool! Only Poet!”. La voce di Natalia spezza un intro decisamente
Crimsoniano mentre il proseguo varia di ritmo e d’intensità come solo il Prog
sa fare. Il passato aleggia anche in “Limbic Rendez-vous” (questo incontro nel sistema limbico del cervello dove risiedono le nostre emotività), ma questa volta sono
i Van Der Graaf Generator ad essere maggiormente chiamati in causa. Come
dicevo, angoscia e oscurità aleggia nelle foto interne del libretto, questo
connubio con la musica è perfettamente riuscito. Importante l’apporto del sax.
I
Nodo Gordiano più sperimentali si riscontrano nella più breve “Charun”, fra
suoni psichedelici, loop e percussioni dal sapore etnico. L’asso nella manica
si intitola “After Dusk”, una suite di venti minuti suddivisa a sua volta in otto
movimenti. Qui si mette in pratica tutto il bagaglio storico e culturale del
gruppo, un immenso percorso che parte dagli anni ’70 sino a giungere ai giorni
d’oggi. Non disdegnano neppure passaggi nel Rock con suoni più elettrici. Se
non fosse per l’intervento del sax e di altre scelte dal calore mediterraneo, i
Nodo Gordiano potrebbero benissimo essere scambiati per un gruppo Prog Nordico,
molto spesso si immergono in ambienti più oscuri e freddi.
I
cinque minuti di “Vanth” scorrono su percorsi più psichedelici e innovativi pur
restando attenti alla melodia di base. Si conclude con la title track “Sonnar”,
piccola gemma progressiva.
I
Nodo Gordiano riescono a capitalizzare al massimo la loro annosa esperienza,
proponendo suoni importanti adatti alle orecchie di un Prog fans incallito. Qui
c’è di che godere per chi sa cogliere il bello dall’arte. Altro orgoglio
italiano. MS
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