FEAT.
ESSERELA’ – Tuorl
Lizard
Records / Joe Frassino Records
Genere:
Jazz Rock – Progressive Rock
Supporto:
cd – 2015
Ho
un debole per le band che hanno ironia e un alto senso dell’umorismo, lo
confesso. Detto questo avrete capito che rischio di non essere davvero
obbiettivo, se poi ci si aggiunge che il trio bolognese composto da Francesco
Ciampolini (pianoforte e tastiere), Renato Minguzzi (chitarre) e Lorenzo Muggia
(batteria) propone Funk Jazz Prog…beh, allora rischio proprio di essere di
parte. Amo l’innovazione e l’osare nella musica, sia con ponderatezza che
scelleratezza, ma soprattutto amo se fatta con voglia di divertimento. Questo
fattore è contagioso, se si diverte chi suona, lo si trasmette a chi ascolta,
un poco come succede con una risata in pubblico, una persona ride senza un
perché, attorno a lui a mano a mano ridono tutti non sapendo a loro volta il
perché.
I
Feat. Esserelà si fondano nel settembre del 2009 e da allora si esibiscono in
numerosi concerti live e in festival, riuscendo anche a vincere diversi
concorsi musicali.
“Tuorl”
è il loro primo album, ed esce dopo due anni di lavoro e di ricerca sonora da
parte della Joe Fassino Records in collaborazione con la Lizard Records. Di
certo a guardare la copertina del cd non è che si è molto attratti, tuttavia si
è incuriositi ed ecco che l’artwork all’esterno scialbo, all’interno invece nasconde un simpatico libretto di
accompagnamento con foto ironiche e la voglia di Esserelà. Il personaggio che
accompagna la band ed il suo tuorlo d’uovo, si fanno un giro in ambienti noti,
come la fabbrica in Inghilterra immortalata nella famosa copertina di “Animals”
dei Pink Floyd, oppure in un dipinto surreale di Escher. Lascio a voi la
scoperta del resto, almeno il piacere di scoprirlo al momento dell’acquisto.
La
musica è bene incisa, il suono tende più al cupo che al cristallino, mentre i
brani contenuti sono undici (con titoli quantomeno improbabili) e tutti
strumentali.
Sembrano,
o perlomeno vogliono darlo a credere, che i Feat. Esserla’ siano dei notevoli
improvvisatori, questa sensazione l’ho avuta però solamente ai primi ascolti di
“Tuorl”, perché con l’avanzare di questi, ho invece notato una certa
ponderatezza nell’essere spontanei. La sanno lunga e per dirla tutta la sanno
anche raccontare. Persino i titoli sono sensazioni improvvisate, basta citare
“Anche Cotoletta”, “Il Nostro Batterista Ha Un Buco Nella Gamba”, “Un Duettrè
Qqua”, solo per dirne alcuni, che sembrano non voler dare importanza alla
buccia, bensì solo alla polpa, ossia alla musica. E perché no, non è sbagliata.
Funk,
Jazz, Area, Prog, cambi di tempo, umorali…insomma quello che il genere in
questione esige e che quando l’ottiene raggiunge vertici importanti.
Non
è semplice tenere fermo il piede all’ascolto di questi brani, tutti di media e
breve durata, escluso “No ( )” che supera gli otto minuti.
Come
vedete non accenno a nessuna descrizione di un brano, il perché lo avrete
intuito da soli, tuttavia tengo a sottolineare una grande fantasia compositiva
e buona tecnica esecutiva, come ho già detto, non sono sprovveduti, anche se
sembrano volerlo a dare.
Mi
domando e dico soltanto perché noi italiani abbiamo queste capacità e non le
sappiamo sfruttare a dovere. Bisogna imparare anche a sapersi vendere, perché
all’estero su questo campo non sono di certo superiori a noi quando si tratta
di musica a questi livelli. Se poi mettiamo sulla bilancia che “Tuorl” è un
debutto, allora c’è seriamente da riflettere. Complimenti ragazzi. MS
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