Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

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La storia dei generi enciclopedica

martedì 3 settembre 2013

Active Heed

ACTIVE HEED – Visions From Realities
Autoproduzione
Genere: New Progressive Rock
Supporto: mp3 – 2013



Active Heed è un nuovo progetto italiano in ambito Rock Progressive, questo nasce per mano del compositore Umberto Pagnini, autore anche dei testi. “Vision From Realities” è formato da quindici canzoni fra l’acustico ed il New Prog, suonate da Lorenzo Poli (basso, chitarre, tastiere ed effetti speciali), Per Fredrik PelleK Asly (voce), Giovanni Giorgi (batteria), Mark Colton (cori) e Marit Borresen (cori).
Si aggira solarità fra le note in bilico fra Prog italiano e quello inglese di stampo Marillion. “Now What?” descrive il concetto assieme alla successiva “Me, Five Seconds Before”. Composizioni orecchiabili, ricercate, molto attente alla melodia, quella ruffiana che si stampa facilmente in mente, perché il Prog è capace anche di questo, non solo di passaggi astrusi e complicati.
Il disco scorre a concept, con frammenti strumentali e persino buone coralità come in “Melting Of Realities”. Personalmente mi ricorda alcune composizioni di Clive Nolan, tastierista poliedrico dei Pendragon, Arena, Shadowland, Caamora, Strangers On A Train ed altro ancora, per teatralità e metodica.
Momenti pacati al confine del cantautorato in “Forest And Joy”, con un buon assolo di chitarra acustica. La musica rispecchia in maniera veritiera l'artwork a pastello, delicata e comunque ricca di particolari, fotografia è “The Weakness Of Our Spinning”, uno dei momenti più alti dell’intero lavoro.
Canzone come “Without Joy” invece resta meno equilibrata nei suoni, risultando leggermente caotica. Si tocca il Folk in “Every Ten Seconds Before” pur restando nel binario Prog, così nella successiva “FFF Flashing Fast Forward”.
Il disco si conclude restando su queste coordinate, fra buone melodie e senza strafare. Una citazione a parte per “Usual Plays In Heaven – Be Kind And Talk To Me”, bella sia nelle sonorità che nel cantato. Umberto Pagnini è molto legato probabilmente al New Prog anni ’80, ma anche a tutto il contesto generale di questo settore, quello che riesce a fare in questo esordio è trasmetterne le sfumature delicate. Le basi sono buone per costruire altri buoni lavori a venire, non nascondo la mia curiosità nell’attendere gli eventuali sviluppi, intanto premo nuovamente “play”. (MS)



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