DISVEVIA
– Whitin All This Space
Autoproduzione
Genere: Neo Prog / Psichedelia
Supporto: Bandcamp – 2023
San
Poerino, una località in campagna sita fra Arezzo e Siena, qui un nutrito gruppo
di amici musicisti provenienti da altre zone toscane, crea una sala prove in un
casolare in mezzo al nulla, fra grigliate, sole e risate.
Gli
ingredienti sono davvero ottimi per creare quell’equilibrio/intesa che spesso
si va cercando con molta difficoltà. La band Disvevia si forma nel 2020 e il
nome prende ispirazione da Federico II di Svevia, re di Sicilia nel 1.200,
famoso per essere un personaggio poliedrico e aperto alle contaminazioni, pur vivendo
in tempi dove l’imposizione è stata all’ordine del giorno. Le caratteristiche
sono giuste per un atteggiamento di certo Progressivo.
La formazione è numerosa, infatti comprende Gualtiero Anselmetti (sassofono
contralto), Roberto Biliotti (tromba), Stefano Borsi (batteria), Coro Jazzy
Ensemble (coro), Mattia Cavicchi (chitarra acustica, seconde voci), Marco
Cecchi (basso, seconde voci), Fabio Colonnello (didgeridoo), Marco Di Bari (chitarra
elettrica), Marco Iozzia (percussioni, batteria, drum machine), Simone
Lupo (chitarra acustica, chitarra classica, seconde voci), Elisa Magrini (voci),
Matteo Magrini (voci), Francesco Manetti (chitarra elettrica), Federico
Mazzinghi (voce, basso elettrico, sintetizzatori, campionamenti), Matteo
Muscedra (pianoforte, tastiere, ciaramella), Riccardo Paggi (basso, armonica),
e Daniele Ramisti (chitarre).
In
copertina per questo debutto possiamo visionare un autoritratto di Egon Leon
Adolf Schiele, pittore austriaco espressionista dell’arte moderna oltre che
incisore allievo di Gustav Klimt.
La
registrazione in studio dei quattordici brani che compongono l’opera, è supervisionata
da Matteo Magrini.
Sin
dal primo pezzo intitolato “Vaia Vaia”, si estrapolano le numerose influenze
psichedeliche prossime al mondo dei Pink Floyd e a quello dei Doors, qui
addirittura si può ascoltare un richiamo finale al famoso brano “The End”. Un
pianoforte inizia “Hook”, l’intenso cantato è in lingua inglese mentre la
musica leggermente malinconica, sposa un periodo più moderno alternandosi a
fasi elettriche, quasi al limite del Metal e del Neo Prog, questo grazie anche al
prezioso apporto della chitarra dal sentore anni ’80. Scaturisce molta
intensità, il suono datato dona un fascino particolare all’insieme.
Acustico
l’inizio di “Palmi Al Cielo”, per poi lanciarsi in un cadenzato e massiccio riff
elettrico, qui il canto è effettuato in
lingua italiana. Alti e bassi sonori rendono il risultato scorrevole. Si apre
uno squarcio di sole attraverso “Come Un Respiro Qualunque”, il cantautorato si
fa largo a gomitate fra queste influenze sonore, a dimostrazione di un’apertura
mentale dei componenti di certo non ordinaria, il nome Disvevia conferma così il
già descritto perché. Un giro di basso inizia l’amara “Carne Di Cristo” , qui il
punto di forza risiede nel ritornello. Lascio poi a voi la scoperta delle perle
contenute all’interno di questo lavoro,
compresa l’operistica e cinematografica “Dies Irae”, con tanto d’intro di
Wolfgang
Amadeus Mozart.
“Whitin
All This Space” è un debutto ricco di generi, forse anche troppi per un neofita
che si avvicina oggi al Progressive Rock, tuttavia per chi vi scrive è invece
il punto di forza, tutta la fluidità dell’ascolto, a mio avviso, ne prende
giovamento. Mentre i Disvevia cercano la loro identità definitiva, io già
apprezzo così, compreso il palpabile divertimento che i musicisti trapelano
durante l’esecuzione e nel concepimento di questi bei brani. E a proposito di
grigliate, qui c’è davvero molta carne al fuoco. MS
Versione Inglese:
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