Altare Thotemico
ALTARE THOTEMICO – Selfie Ergo Sum
Ma.Ra.Cash Records
Genere: Rock Progressivo
Supporto: cd – 2020
Lo
dico spesso, cambiano i tempi, cambiano le mode così la musica e l’arte in
generale, ma per fortuna c’è sempre chi si sofferma a riflettere, a pensare.
Questa prerogativa è prettamente degli anni ’60 e ’70 quando il Rock resta un
viatico di protesta impetuoso e non un ruscello come quello di oggi. Tuttavia
di band che uniscono il “pensiero” con la “canzone” attualmente ne esistono
ancora, magari meno seguite a causa di una dissimile società da quella vintage.
Oggi l’immagine è più importante dell’essere, l’uomo non risiede più al centro
dell’interesse quindi il fatto di essere tutti uguali porta a creare cose
simili e ad un ascolto meno impegnativo, oltre che più rassicurante per la
massa.
L’immagine…
Perfettamente
incastonato l’argomento da quel poeta che sempre è stato Gianni Venturi (Altare
Thotemico, Moloch, Mantra Informatico), attento e critico microscopio della
società moderna, uomo non rassegnato ed arrabbiato con tutto ciò che disturba
il senso del vivere comune, gli interessi politici, le guerre e tutto quello
che ruota attorno al dio denaro. Nella sua carriera ne ha raccontate di vicende
e ha rappresentato al meglio il suo essere con il progetto Altare Thotemico,
esordito discograficamente nel 2009 con “Altare Thotemico” riconosciuto anche
in campo internazionale dai premi Progawards (terzo nella categoria “Miglior
Debutto”). Il gruppo bolognese negli anni cambia formazione ma resta sempre
attento alla sostanza e meno all’immagine.
L’immagine…
L’autoreferenzialità
è un tassello importante per la società tecnologica, dove tutti si è connessi a
testa bassa avanti ad un apparecchio elettronico per mostrare agli altri cosa
che in effetti non siamo, tanto da non
salutarci neppure per strada. Eppure siamo tutti li dentro, con differenti
maschere, leoni, belli, ritoccati.
L’immagine…
Mi
faccio un bel selfie per dire al mondo che esisto (selfie, ergo sum) e che lo
faccio come dico io perché così voglio apparire. Ecco il nodo societario
increspato ed incastrato nel pettine dell’esistenza, io oggi devo apparire non
essere, mi deresponsabilizzo.
Gli
Altare Thotemico ci immergono in questo percorso suddiviso in nove brani e
rappresentato da un artwork assolutamente eccezionale, che definirei “storico”
per perfetta rappresentanza del
concetto. Il gruppo oggi è formato da Gianni Venturi (voce), Marika Pontegavelli (piano, synth, voce), Agostino
Raimo (chitarra), Giorgio Santisi (basso) e Filippo Lambertucci (batteria), con
Emiliano Vernizzi al sax e Matteo Pontegavelli alla tromba.
“Non In Mio Nome” si apre con un arpeggio di
chitarra ed il solito Venturi efferato, narratore ficcante in questo caso di
guerre da evitare, quelle sul petrolio. Il suono s’irruvidisce con l’ingresso
delle percussioni e di una chitarra distorta, Hard Prog che mostra sin da
subito le capacità balistiche della band. “Senza profitto non c’è conflitto”,
così il primo schiaffo lo abbiamo incassato.
“Game
Over” aumenta il ritmo, giochi elettronici in binario stereo impattano
l’ascolto, mentre Venturi dialoga con Marika Pontegavelli. Le atmosfere sono
grevi, così il ritornello mentre l’amore viene analizzato in un contesto non
banale.
Il
brano più lungo dell’album si intitola “Schopenauer” ed ha una durata superiore
ai nove minuti. Qui il lato progressivo della band è più evidente con cambi di
ritmo e di umore. Il sound va a raschiare il calderone del Prog vintage, la
storia viene amalgamata e riplasmata con la personalità elevata della band. Un
balzo indietro nel tempo che farà la gioia dei fans accaniti del RPI (Rock Progressivo
Italiano). Ritornano anche i vocalizzi sciamani di Venturi, noto appassionato e
ricercatore del suono della voce. Toccante il frangente piano e voce mentre il
pezzo si conclude in stile Area.
Voci
si rincorrono e sovrappongono in “Madre Terra”, dove la creazione viene
analizzata assieme alla nostra beneamata abitazione planetaria. Un analisi
ancora una volta scura, che volge ad esaminare ciò che non funziona nella madre
terra, malgrado ciò l’autore esprime l’amore incondizionato nei suoi confronti,
fra ricordi e sensazioni. “Ologramma Vivo” ospita il sax di Emiliano Vernizzi,
la formula della canzone è strutturata su un crescendo sonoro, Venturi decide
di spostare il sound Thotemico in versanti Metal, questo per rendere ancora più
incisivo il messaggio della sua poesia, la quale alterna ad esso spicchi sonori
acustici e toccanti. Tutti i brani ascoltati sono di elevata caratura tecnico
compositiva, ma “Ologramma Vivo” resta quello che più mi ha colpito, grazie ad
un insieme equilibrato e mai banale.
Per
“Luce Bianca” vale il discorso di “Game Over” mentre la sperimentazione e la
ricerca proseguono imperterriti.
Ma veniamo alla title track “Selfie Ergo Sum”, qui risiede tutto quello che ho
descritto sino ad ora, un sunto delle capacità e delle idee mentre il soggetto
lirico lo abbiamo trattato a sufficienza. Musica per la mente, da ascoltare
senza distrazioni per godere al meglio delle potenzialità.
“Bianco
Orso” è fiabesco, una filastrocca cantilenante apre il movimento che si sviluppa
in doppia vocalità maschile/femminile. Atmosfere antiche, quasi medioevali
avvolgono l’ascolto, ennesimo esempio di ricerca e rispetto del passato.
Il
disco si conclude con “Poesia Crepuscolare”, nomen omen.
Gli
Altare Thotemico realizzano a mio modesto parere il loro migliore album, quello
della maturazione artistica, della maggiore consapevolezza nelle proprie
capacità. La forza del messaggio, l’irruenza e la determinazione necessitano
anche di suoni ruvidi e questi a tratti fuoriescono al momento giusto, per il
resto grande musica, Prog raffinato e vissuto. Gianni Venturi non smette mai di
creare, scrivere ed interpretare, raro esempio di vero artista moderno che
lotta contro i molini a vento di questa società che tenta solo di apparire.
L’immagine…
MS.
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