Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

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La storia dei generi enciclopedica

domenica 11 ottobre 2020

Metronhomme

 

METRONHOMME - Tutto Il Tempo Del Mondo - 1.òikos
Autoproduzione – Micio Poldo Edizioni Musicali
Genere Progressive Rock
Supporto: EP – 2020




Come purtroppo ben sappiamo tutti, la nostra vita è cambiata. Le restrizioni per la pandemia Covid 19 hanno colpito l’economia, ma soprattutto il settore musicale il quale sta dando segni di sfinimento. La situazione non è che fosse stata rosea neppure in precedenza, la musica soprattutto di ricerca e più sperimentale ha sempre navigato in acque abitate solo da pochi amanti esperti del genere. Ma la passione è più grande di ogni avversità, oggi poi si ha la fortuna di avere un mezzo come internet che ci consente nel bene o nel male di restare uniti e aggiornati su tutto.
Molti artisti quindi hanno trovato nel periodo del lokdown internet come punto di congiunzione anche per poter suonare in diretta e comporre nuovo materiale. Il tempo libero nello stare rinchiusi per un mese in casa sicuramente ne scaturisce. In molti hanno vissuto questa esperienza in attesa di tempi migliori, i quali tardano ad arrivare, ma come dicevo in precedenza la passione per la musica è più grande di tutto.
I marchigiani Metronhomme sono fra coloro che non sono restati con le mani in mano, ecco quindi nascere “Tutto Il Tempo Del Mondo - 1.òikos”. La band di Macerata si forma nel 2003 come amante della musica sperimentale, legata a concept e soprattutto teatrale e tal proposito creano tre lavori di gruppo: L’ultimo Canto di Orfeo, Neve e Bar Panopticon. Nel 2019 il grande passo verso un pubblico più ampio, l’album “4” registrato anche in vinile convince sia la critica che il pubblico, donando loro maggiore visibilità (per dettagli potete leggere qui la mia recensione: https://nonsoloprogrock.blogspot.com/2019/10/metronhomme.html ).
La band oggi è formata da Tommaso Lambertucci (tastiere e synth), Marco Poloni (chitarra,  elettronica), Mirko Galli (basso) e Andrea Lazzaro Ghezzi (batteria, percussioni).
Il disco non vuole essere un concept vero e proprio narrante  il periodo del lokdown, tuttavia ne trae parecchi spunti, anche a livello strumentale. I componenti essendo chiusi in casa sperimentano nuovi modi di suonare, anche con oggettistica (fogli di carta, bacinelle, posate, specchi etc.)  il tutto dona al lavoro freschezza, curiosità e divertimento.
“Tutto Il Tempo Del Mondo - 1.òikos” è una vera e propria valvola di sfogo composta da sette brani ad iniziare dal singolo “Quarantine” del quale potete vedere anche il video su You Tube così da rendervi  conto come il suono della batteria non è elettronico, bensì dato da oggettistica. Lo strumentale è leggiadro, immerso in una psichedelia lieve ed orecchiabile. Il suono è minimale, così nella successiva “Come La Neve”, una delle poche volte in cui i Metronhomme si cimentano anche in parti vocali. La canzone ha un retrogusto vintage malgrado il sound moderno, trascinante nella fase finale dello strumentale, dove si ha la sensazione vera di trovarsi nella morbida neve.
La sperimentazione ritorna grazie a “… Di Una Moneta Che Cade”, le tastiere ancora sono le protagoniste così il suono di bolle d’acqua ed altri ancora, l’insieme fa si di farci sentire come in un paesaggio onirico. Quando le strumentazioni si aggiungono fuoriesce lo stile della band, quello che ci ha propinato nel tempo sensazioni forti date da melodie semplici ma ficcanti.
“Supermarket” invece disarciona il vecchio fans con suoni ricercati anche se lo stile in realtà non è intaccato. Contagioso il divertimento dei singoli componenti nel provare ad escogitare soluzioni nuove e suoni, qui mi ricordano i primi Kraftwerk quando con poche note si divertivano a comporre. Il pianoforte di “Arkè” riporta l’attenzione sulla melodia minimale e toccante, tutte le canzoni proposte hanno una durata alquanto limitata, al massimo di cinque minuti il che rende l’ascolto molto fruibile e veloce, scevro di frangenti di stallo.
Con “Il Rumore Del Mare” si ha la possibilità di ascoltare il secondo brano cantato molto vicino alle Orme degli anni ’80. A concludere “la Città Di K.”, pezzo più lungo e arricchito anche dall’oboe di Mohammed Amir Ibrahim. Lo strumentale è sostanzialmente in linea con quanto ascoltato nell’ep.
Ancora una volta i Metronhomme ci fanno ascoltare e vedere con l’orecchio. Immagini si sovrappongono come in un lento girare di diapositive. Il distanziamento porta al ricercarsi e al desiderio di contatto umano che sicuramente raggiungerà livelli più elevati quando si avrà la possibilità di risuonare assieme e nel mentre guardaci finalmente negli occhi. Intanto possiamo godere di buoni risultati anche in questa maniera, speriamo tuttavia che questa storia abbia una durata breve, anche se la vedo dura… Molto dura. MS
 



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