Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

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La storia dei generi enciclopedica

mercoledì 23 maggio 2018

Sambene


SAMBENE – Sentieri Partigiani (Tra Marche e Memoria)
FonoBisanzio
Genere: Folk
Supporto: cd – 2018


Un esordio discografico che definirei importante sotto molti punti di vista, fra memoria storica, folk e passione. I marchigiani Sambene si formano nel 2015 all’interno dell’ArsLive Accademia dei cantautori di Recanati, fondata da Lucia Brandoni (allieva di Roberto Leydi) nel 2012. Si formano per dare voce ad una musica che oggi come oggi stenta a sopravvivere, ma che tuttavia riesce a far ballare, pensare, ascoltare, ricordare e riflettere. Un genere che cavalca il sapere del passato.
Questa volta però prima di approfondire la recensione, mi sento di partire dall’artwork, un lavoro immane e dettagliatissimo, con 15 pagine che descrivono minuziosamente gli avvenimenti dei personaggi in memoria cantati dal gruppo Sambene. Si, perché “Sentieri Partigiani (Tra Marche e Memoria)” racconta  le gesta e appunto la memoria di chi ha donato la vita  per la lotta partigiana del territorio lungo i sentieri della resistenza. Fabriano, Tolentino, Urbisaglia, Arcevia, Macerata, Ancona, le strade e le forze si uniscono per un lontano periodo di lotte antifasciste ed i Sambene raccolgono dati per lasciare in vita coloro che l’hanno donata per un ideale, perché si sa che si muore veramente soltanto quando si è dimenticati.
Sambene in sardo significa “sangue” e il sangue è vita, la musica è vita e quando diventa viatico per narrare la società (di qualsiasi tempo essa sia), raggiunge vette emotive davvero elevate. Per questo resto colpito da questo debutto musicale, proprio per il forte impatto emotivo.
Tratto dalla biografia della band: “Il gruppo ha cercato di affinare, ai suoi esordi, la propria preparazione seguendo alcune lezioni con Riccardo Tesi e suonando in vari live con Francesco Moneti dei Modena City Ramblers, con i Gang, dai quali hanno, fra le altre cose, mutuato la passione per il combat folk e l’impegno politico/civile e con Michele Gazich, divenuto produttore e violinista del disco d’esordio dei Sambene, “Sentieri partigiani. Tra Marche e memoria”.
I Sambene sono formati da Veronica Vivani (voce e tamburello), Roberta Sforza (voce e cori), Marco Sonaglia (voce, chitarra acustica e banjo) e Emanuele Storti (fisarmonica). I più afferrati di voi già avranno avuto modo di conoscere il cantautore Marco  Sonaglia, autore di due cd molto gradevoli per contenuti e musica dal titolo “Il Pittore è l'Unico che Sceglie i Suoi Colori” (2013) e “Il Vizio Di Vivere” (2015), se non li conoscete ve li consiglio caldamente.
“Sentieri Partigiani” è composto da undici tracce, ogni pezzo è una finestra su un personaggio, ad iniziare da “Nunzia La Staffetta” di Tolentino. Il disco si apre con il canto di un partigiano sopravvissuto e qualche brivido già scorre sulla pelle. La musica composta da Sonaglia, Brandoni e Gazich ha il profumo del cantautorato forte, quello degli anni ’70 radicato a Guccini, De Andrè, De Gregori e molti altri del filone più acculturato del nostro Pop. Chitarre, voci e violino danno risalto alle parole.
“Nenè Acciaio”, partigiano della libertà, sottotenente nato a Marina Di Siracusa che si ferma nelle Marche per combattere, altro tassello di vita, forza e coraggio. “Sulla neve con gli sci sembrava un angelo”, questo il ricordo di Nunzia Cavarischia di Acquacanina. La musica è sempre un Folk penetrante e nuovamente esaltato dagli interventi del violino.
Fisarmonica e violino aprono la storia di “Eraclio Cappannini”, prigioniero dei tedeschi. Giochi di voce maschile e femminile si incastrano su tonalità differenti in contemporanea ed hanno grande fascino e potere penetrante nell’ascolto. Nel frattempo la lettera letta è quantomeno straziante. “Ruth E Augusto” è una storia che si svolge nel maceratese, ed anche sotto la guerra nasce l’amore. A Fabriano ci sono Elvio Pigliapoco e Ivan Silvestrini, caduti in una imboscata e successivamente fucilati davanti alla cinta murale del cimitero di Santa Maria e Marco canta le loro gesta con sentita enfasi. Ancora una volta il violino lancia latrati di dolore.
“Achille Barillati” al grido “Meglio la morte che il tradimento, Viva l’Italia Libera!” lascia questo mondo con fierezza e ad occhi aperti. Tutto questo accade a Muccia e lui è tenete di artiglieria.
Un saltarello con fisarmonica apre il brano che narra le vicissitudini di Derna Scandali” di Ancona. Un'altra storia, questa volta si va nel sociale, lei nel suo impegno femminista è operaia e lotta per i diritti dei lavoratori ed è anche nominata segretaria della cellula comunista di Agugliano. Un momento di felicità in questo percorso sonoro.
“Erich, Lo Straniero” è un'altra delle tante storie della guerra, un ferito è uguale ad un altro, un uomo straniero in terra straniera non è straniero se lo guardi negli occhi. Cantata dalla calda voce di Michele Gazich, la canzone mette alla luce il lato più umano della sofferenza, da qualsiasi parte essa derivi. Erich Klemera nasce a Bressanone e nel 1940 entra nella Wermacht del III Reich.
Inno alla consapevolezza dei fatti è “Il Vento Della Memoria”, Piazza Fontana, Piazza Loggia, e bombe di stato, così i Sambene gridano “La memoria è la mia libertà”.
Come può chiudersi un disco del genere? Ma ovviamente con “Bella Ciao” cantata dalla sezione femminile del gruppo. Nel disco in qualità di ospiti ci sono Sandro e Marino Severini dei Gang. Trovare un difetto a questo lavoro non è semplice, tuttavia a qualcuno potrebbe non piacere il fatto che non c’è la batteria. Ricordo che siamo nel Folk.
In definitiva i Sambene hanno fatto uno sforzo che va oltre la musica, quello della ricerca e il dare voce a chi ha gridato per noi e che oggi non sentiamo più perché siamo assordati dal futile e dal superfluo. Un popolo senza memoria è un popolo che va verso la propria estinzione.  Siamo storditi, lo avessero saputo questi eroi… MS


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