SELF
PORTRAIT – Fishes Were Everywhere
Andromeda
Relix
Genere: Post Prog Moderno
Supporto: cd – 2024
Chi
ama la musica è uno spirito libero.
Ci
sono artisti che tentano il successo cadendo nell’immenso calderone delle mode,
perdendosi inesorabilmente nel contesto dei numeri, diventando solamente uno
dei tanti. Coloro che suonano per passione, sicuramente si divertono di più. Non
si deve necessariamente sostare su di un genere, soprattutto quando si hanno da
esporre differenti concetti che necessitano di linguaggi differenti. In fin dei
conti siamo noi a delineare i confini per riconoscere un certo tipo di musica,
un artista è raro che parta con l’intenzione di essere monotematico.
Musica
e basta, ecco la libertà.
Un
gruppo moderno, molto intrigante nel contesto, si chiama Self Portrait. Si
formano a Parma nel 2015 miscelando Prog al Metal, Elettronica, Psichedelia e
Funk, un connubio che deriva dalla diversa cultura musicale dei singoli
componenti che rispondono ai nomi di Marco Fulgoni (voce, chitarra), Martino
Pederzolli (basso), Giorgio Cimino (sintetizzatori, organo) e Luigi Mazzieri
(batteria). Il sound proposto è consigliato agli amanti di band come Porcupine
Tree, Marillion, Pink Floyd su tutte.
Self
Portrait è quindi nomen omen, musicisti che attraverso la musica, scelgono di
esprimere loro stessi per riversare addosso all’ascoltatore tutta la passione e
creatività.
“Fishes
Were Everywhere” è il cd di debutto uscito in edizione cartonata, composto di
sei brani tutti della durata media di sette o otto minuti ciascuno. L’artwork
di Laura De Roma è davvero divertente, e richiama alla mia memoria gli anni ’60
e ’70, soprattutto quelli della psichedelia visionaria.
Una
bella sensazione di leggerezza mi pervade subito in “Moontrip”, sia per merito
delle tastiere sia per il cantato, inserendomi nel contesto Self Portrait, dove
le sonorità semplici mi ricordano certi gruppi nordici, un nome su tutti gli
svedesi Landberk. Arrangiamenti elettronici si affiancano a un piacevole
andamento in “Tiergarten”, canzone con una prova vocale ricercata, la ritmica
quasi Reggae è ruffiana e lascia solo temporaneamente spazi a interventi
sostenuti.
“Enoch”
spazia tra passato e presente, dove la lezione di band classiche è assorbita e
rielaborata con personalità. Nulla di particolarmente elaborato, bensì si resta
legati alla formula canzone, solo in alcuni frangenti spinta verso passaggi
strumentali ricercati, soprattutto negli assolo di chitarra. Qui la Psichedelia
è presente.
Atmosfere
gradevoli in “Nine Magpies And A Black Cat”, dettate in questo caso dall’anima
mediterranea del nostro essere, perchè in fin dei conti siamo in Italia, dove
la musica è annosamente vezzeggiata da buone strutture melodiche. Anche in un
contesto sonoro non convenzionale, i suoni riescono a essere gradevoli, in
fondo trattasi pur sempre di Post Prog Moderno.
Nell’ascoltare
“Croup And Vandemar” si possono evincere piccoli ingredienti Neo Prog derivanti
dal primo periodo dei Marillion, ma anche tastiere riconducibili ai Pink Floyd
anni ’70. Lo stesso periodo sonoro è presente in “Discount My Time”, altro mix
di generi e sbalzi temporali dove ognuno di noi che amiamo questa musica,
abbiamo di che ascoltare con piacere.
In
conclusione “Fishes Were Everywhere” è un disco che si lascia ascoltare con
estremo piacere, l’intento di badare al sodo è recepito, e nel mio caso anche
apprezzato, perché in fin dei conti una canzone deve lasciarti dentro un motivo
da ricordare poiché non sempre essere complessi, conduce a un buon risultato. MS
Versione Inglese:
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