POST PROG MODERNO
L'Alba Di Una Nuova Era
(Arcana edizioni)
Di Massimo Salari
La
musica è sempre stata compagna di viaggio dell’uomo, le utilizzazioni sono poi
molteplici, dal voler corteggiare una donna, al ballo, alla protesta e per chi
vende prodotti nei negozi anche viatico psicologico per mantenere inchiodato il
cliente nel locale. Essa nel tempo si è modificata giustamente, grazie al
cambiamento negli anni della tecnologia e agli eventi, i quali sono sempre
stati capaci di mutare le mode.
Max
Gazzè canta:
Una
musica può fare
Salvarti sull'orlo del precipizio
Quello che la musica può fare
Salvarti sull'orlo del precipizio
Non ci si può lamentare
Oppure,
dico io, mandarti sull’orlo del precipizio, dipende solo ed esclusivamente da
come la si vuole adoperare, sta soltanto a noi stabilirlo. Essa oltre che arte
è un linguaggio, tanto che si è dovuto creare una scrittura, così le note e il
pentagramma.
Ci
sono artisti che nella propria musica riescono a far evaporare l’essenza
dell’arte stessa, intesa sia prospettiva storica sia personale. Un intento che
non deve essere ponderato, bensì spontaneo ed è qui che risiede la chiave del
successo vero, un segno indelebile che sarà preso in considerazione nel tempo
da altri artisti a venire.
In
un circuito come quello odierno
anestetizzato da una globalizzazione inesorabile, è merce rara
imbattersi in un musicista o gruppo che esula dall’attuale modus operandi. Il
mondo è pieno di “Una volta la musica era meglio”, una frase che oserei
definire atavica quanto inutile perché in realtà l’evoluzione è sempre stata
nelle corde dell’umanità, volente o nolente il nostro pensiero. Siamo noi
spesso calcificati nella quotidianità delle esperienze. Quando si inizia ad
ascoltare musica si associa inesorabilmente ad essa spaccati dell’esistenza.
Una canzone ci ricorda ad esempio l’amore, la prima cotta, ed è la melodia più
bella di tutte. Tutto ciò che sarà in divenire, sarà sminuito dal nostro gusto,
blindando la mente in un feudo piccolo come un chicco di riso in un oceano.
In
realtà tutto si evolve, compresa come dicevo prima la tecnologia che apporta
nel tempo nuove soluzioni anche in ambito sonoro. Tutto ciò non accade soltanto
a chi di musica ne fa un uso passivo, bensì anche a chi sente di voler
esprimere il proprio stato d’animo in note. Chi si manifesta per emulazione e
chi invece fa dell’anfora ricolma di storia un bagaglio per rielaborarlo con la
propria personalità.
L’evoluzione
passa attraverso l’infrazione della regola.
Spesso
al momento non si viene compresi, deragliare dal comodo binario può
destabilizzare ma a volte il risultato è congeniale.
Addobbare
ulteriormente un’espressione linguistica come la musica con un importante testo
può condurre l’ascolto su alte vette. Il connubio musica e poesia è fragoroso
per chi ne sa coglierne l’essenza, ossia per coloro che la musica l’ascolta e
non la sente. Non è neppure importante il genere quanto il messaggio che si
vuole estrarre. Non è importante se si scrive in inglese, italiano, francese o
finlandese, ma è il concetto che si espone. Mettere a nudo il proprio “io”
esige volontà e coraggio ed è qui che il vero artista non ha paura, non pensa a
come il prossimo possa giudicare ma solamente a esprimere nella propria lingua
il messaggio. L’autoproduzione aiuta nella libertà di movimento, seppure limiti
la diffusione del risultato. Oggi con i mezzi social il problema è quasi
avvallato, ciò significa che chi vuole creare e plasmare nuovi pensieri esiste
sempre, quello che invece rema contro è la società. Un mondo mordi e fuggi,
precario, superficiale esige musica altrettanto tale.
Un
frustrato popolo di copia/incolla ascolta musica copia/incolla.
Altro
ruolo importante lo ricoprono lo studio e la tecnica con cui si suona lo
strumento, ok le idee, la personalità, l’improvvisazione stessa ma se tutto
questo è supportato da un elegante linguaggio allora si può definire il
risultato opera. E’ l’equilibrio di fattori che porta al capolavoro.
Il
mondo della musica sperimentale, altrimenti detto progressive rock, ha
tracciato un importante solco negli anni ‘60/70, qui i musicisti si sono
sbizzarriti, mettendo a nudo tutte le loro capacità fisiche e cognitive, senza
la suddetta paura di mettersi a nudo. Non essere tutti uguali bensì ognuno
differente dall’altro, in una sorta di gara a chi ha più personalità. La
controcultura, le droghe (purtroppo) e la società del momento hanno prodotto un
mondo creativo notevole che va a ripercuotersi in ogni forma di arte, non
soltanto in quella musicale. La nostra predisposizione alla novità, all’estro e
alla creatività è stata sicuramente più spiccata in quegli anni che oggi.
Ritengo che il motivo sia dovuto alla globalizzazione che si è sviluppata nel
tempo grazie alla nascita di nuovi canali mediatici come internet, telefonie e
altro ancora. Il seme di questo nuovo essere si può intravedere già negli anni
’80 quando la tv diventa libera, quando con Canale 5 e programmi come Drive In si vedono nascere mode come quella del “paninaro”
ragazzo adolescenziale di Milano e dintorni che si veste in maniera costosa (Moncler)
e con un lessico arricchito di nuove e moderne terminologie (sfitinzia così si appellavano i ragazzi
e le ragazze al passo con l’estetica e l’etica paninara). Qui il branco deve
essere quindi necessariamente uguale, la personalità non è più sinonimo di
singolarità bensì di gruppo. Da qui ad oggi di tempo ne è passato, ma il mondo
social ha fatto il resto, la globalizzazione porta a emarginare il diverso.
Siamo all’esatto contrario della controcultura degli anni ’70.
La
musica non è da meno, il radicarsi su certi stereotipi rende l’ascoltatore un
primitivo inamovibile. Nulla può intaccare il suo credo e non accetta
l’evoluzione, sempre tacciata di essere peggiore della situazione passata. Un
poco come dire che: “L’uomo primitivo moriva giovane per motivi di
alimentazione e di stenti, ma stava
meglio di noi”. C’è ancora chi lo sostiene, ma fateci caso che questo
sostenitore possiede una casa, il cellulare, la macchina, il frigo etc., e non
se ne priva di certo.
La
vita oggi è frenetica, il benessere ha favorito l’industrializzazione e
viceversa, la produzione prima di tutto perché non vogliamo fare a meno di
nulla, di nessuna novità, tutto questo però a discapito di un sistema che inesorabilmente
andrà incontro a un punto di non ritorno grazie alla saturazione. Non si può
spendere più di quanto si guadagna, ma nessuno vuole rimanere fuori dall’evoluzione
e quindi dalla moda perché come detto, dobbiamo essere tutti uguali, anche se
non ce lo possiamo permettere. Alla fine la corda tirata si spezza, a un certo
momento si capisce che non ci si può più
permettere di comperare molte cose, si comincia a tagliare per settori ed
utilità. Ecco che chi produce certi articoli tende a chiudere o perlomeno a cercare
di far lavorare persone a basso stipendio (sfruttamento). Non esiste più il
lavoro fisso, si convive non ci si sposa etc. Questo impoverimento, questo
correre per cercare di lavorare anche a basto costo, questa frenesia moderna
porta nel settore musicale a non avere più un pubblico preparato all’ascolto,
bensì disposto ad avere un approccio breve e distratto con la musica. Non si ha
tempo di sedere avanti ad uno stereo e ad ascoltare, in casa non ci sono più neppure
i giradischi, You Tube, Spotify e altri canali hanno preso il sopravvento portando
il mondo sonoro a casa a basso prezzo. I
dischi e i libri non vendono più. Tutto ciò comporta un ascolto veloce e
distratto, non ci si sofferma ad ascoltare i particolari, tantomeno canzoni
articolate. Il pubblico quindi non è più preparato, preferisce musica mordi e
fuggi da sottofondo piuttosto che da protagonista.
Nonostante
tutto chi vuole creare nuove situazioni c’è sempre, è nel DNA dell’essere umano
cercare comunque di provare nuove strade. La curiosità e la voglia di creare prendono
prima o poi il sopravvento su ognuno di noi. Anche oggi dunque esiste chi tenta
nuove strade, ma è altrettanto vero che c’è anche chi non accetta questo
cambiamento.
Veniamo
al libro che avete in mano, ossia al progressive rock, ramo musicale in cui si
aprono sempre nuovi percorsi evolutivi, ho parlato ampiamente del significato
del termine anche nei miei precedenti lavori editoriali, Rock progressivo Italiano 1980 – 2020 (Arcana) , Metal progressive italiano (Arcana) e Neo prog (Arcana) , tuttavia un breve
sunto è necessario farlo per capire al meglio cosa accade oggi:
Si
evincono dalle ricerche da me effettuate intervistando anche i protagonisti più
importanti di questa musica che il termine progressive rock ha essenzialmente
due significati, il primo associato ad una musica degli anni ‘60/70 dove il
rock si sinfonizza, quindi Moody Blues, Procol Harum, Genesis, King Crimson,
Gentle Giant, Yes etc., il secondo “evolutivo”, ossia il termine viene
associato a chi tenta di spostare le coordinate del rock. Si è visto altresì
che chi ama il prog del passato stranamente non è aperto all’evoluzione della
musica, un controsenso che avvalora la mia tesi: “Una volta la musica era
meglio” esiste anche oggi. Questo perché ricorda a quell’ascoltatore il periodo
più bello della sua vita, magari come già detto anche il suo primo approccio
amoroso, ogni canzone è associata a un ricordo indelebile e quindi piacevole.
Il mondo per lui si è fermato li. Per carità, de gustibus non est disputandum,
ma il mondo va avanti, così l’arte.
In
questo libro non ho la presunzione di parlare di tutti coloro che tentano nuove
soluzioni, servirebbe una enciclopedia di 10.000 pagine, quindi vado a parlare
di coloro che in effetti sono stati a mio avviso i più importanti e coraggiosi
negli ultimi tempi, coloro che sono stati presi come punto di partenza da molti
altri artisti a venire.
Il
genere dunque è mutato e muterà ancora
grazie a questi astronauti sonori, piaccia o meno il mondo va avanti e allora
andiamo a vedere assieme chi lo sta evolvendo. Il progressive rock fa la muta,
quindi anche io vorrei necessariamente coniare un nuovo termine e scusate se
non siete amanti di “generi”, ma chi legge e non sta ascoltando quel determinato
disco deve avere un punto di riferimento per capire di che musica si tratta. Io
penso di chiamarlo post prog moderno,
magari altri lo nomineranno in altro modo, tuttavia per questo viaggio sonoro e
conoscitivo preferisco chiamarlo così, anche perché chi non accetta il nuovo
sound ha diritto di tenersi il proprio appellativo progressive rock per non fare confusione con altri nuovi generi (ed
è anche giusto).
Il
termine post prog è adoperato anche in tempi passati, nel 1978, nei ’80, nei
’90 da nomi come Brian Eno, Talking Heads, Radiohead etc. Ciò significa che
l’esigenza di catalogare queste nuove sonorità è sempre esistita, da qui la mia
volontà di aggiungerci l’aggettivo “moderno”.


dove lo posso trovare?
RispondiEliminaSu internet: Amazon, IBS, Mondadori, Feltrinelli, Hoepli, Libreria Universitaria e molti altri. Anche in tutte le librerie d'Italia, se non lo hanno al momento lo ordinano. Grazie.
RispondiEliminaComprato, letto e... ascoltato! Se ho capito bene per POST PROG MODERNO si intende il prog successivo agli anni '70 e che viene influenzato non solo dai grandi maestri del passato ma anche da nuove sonorita'. Ma allora perche' ANEKDOTEN o TOOL si e ANGLAGARD e ECHOLYN no? E' un problema di scelte o di spazio? Chiedo questo non per polemica ma per capire meglio. Salute e... buona musica a tutti!
RispondiEliminaCertamente e fai bene a chiedere. Come dicevo nel libro con gli anni cambia la tecnologia, quindi anche il suono e le strumentazioni, ad esempio Echolyn e Anglagard (adoro entrambi) hanno ancora suoni prog anni '70, mellotron compreso. Ma la cosa più Post Prog Moderna è l'evoluzione stessa che un artista ha. Esempio, gli Opeth partono dal Metal più oscuro e con cantato in growl, così gli Anathema, per poi cambiare disco dopo disco, a costo di perdere fans per strada, ossia l'artista che fa quello che sente di fare. Questi due nomi che ti ho fatto sono passati dal Metal oscuro al Prog. Wilson uguale, ha cambiato disco dopo disco Porcupine Tree uguale, etc. etc.
RispondiEliminaPer concludere: questi gruppi hanno un atteggiamento PROG nel puro senso del termine, non è scimmiottare nel 2022 ancora i Genesis, è evoluzione (piaccia o meno, questo non lo decido io di certo), è "progredire" non stagnare. Hanno evoluto e cambiato le regole. Quindi se tu oggi mi chiedi, ma i Porcupine Tree sono Prog? La risposta è certo! Se tu mi chiedi, i Genesis sono Prog? La risposta è certo, allora tu dirai ma hanno due suoni e canzoni TOTALMENTE differenti, ecco che allora per non fare più confusione ho tracciato una linea fra passato e presente (oltre che con coloro che restano relegati ancora oggi allo stile anni '70), creando questo termine POST PROG MODERNO proprio per far si che ci sia una scissione. Spero di essere stato chiaro. Grazie per la tua domanda.
Dimenticavo.... Grazie per averlo acquistato!
RispondiEliminaRingrazio per la sollecita ed esauriente risposta. Spero comunque che un tuo prossimo libro parli anche di loro e di SOMNAMBULIST, BIRDS AND BUILDINGS, SEVEN IMPALE, GOSTA BERLINGS SAGA, DIAGONAL, HYPNOS 69...per conoscere e non dimenticare!
EliminaSono tutti gruppi fantastici che giustamente come sottolinei, meriterebbero molta più attenzione! Complimenti per i gusti.
EliminaHo molto apprezzato il primo libro sulle band di nuova generazione del rock progressivo italiano. È stato un libro necessario, per inquadrare e storicizzare un periodo molto fervido che è ancora presente (per fortuna) ricordo come dalla fine degli anni 90 e per i primi anni dieci del duemila, si sentiva e si viveva questa nuova ondata di gruppi italiani, tutti di buono ed ottimo livello, e di conseguenza nascevano anche nuovi siti internet dedicati e molti blog. Personalmente ho vissuto quel periodo visceralmente, immaginandomi di vivere i gloriosi anni 70 che per età non ho vissuto. Francamente questo terzo libro lo trovo un po' forzato e tirato per i capelli. Capisco che bisogna per forza dare uno specifico nome ad una serie di gruppi. Ma personalmente non lo ritengo un movimento così importante da dedicargli un sottogenere e addirittura un libro. Con tutto il rispetto ovviamente. Io li chiamo quelli della Kscope che più o meno tutti da questa etichetta provengono. Da ex metallaro, mi dispiace la fine o meglio la svolta fatta dagli ANATHEMA che da fervente amante del Death Doom li preferivo in Silent Enigma. Per concludere le faccio i più sentiti auguri per questa sua nuova avventura letteraria, e se devo farle un appunto, le vorrei dire perché il libro sul neo prog italiano termina con il 2013? Urge una ristampa con gli aggiornamenti. Infine vorrei citare anch'io alcune prog band contemporanee: SAMMAL, SOFT FFOG, JUPU GROUP, GREEN ASPHALT, BIRTH (EX ASTRA) e gli italiani LIMITE ACQUE SICURE che hanno proposto il disco migliore del 2022.
RispondiEliminaLa saluto cordialmente. IVANO
Ciao Ivano, Il libro Post Prog Moderno è il quarto, non il terzo e secondo me ha una valenza superiore ai precedenti, perchè inquadra dove sta andando il genere che si è così distanziato dagli esordi in maniera netta da divenire quasi irriconoscibile. E' ora di fare uno spartiacque fra passato e presente, c'è troppa confusione attorno al termine Progressive Rock. Nel libro ho spiegato tutto. In ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 mi sono fermato al 2013 perchè quella volta finii di scriverlo nel 2014. Hai ragione, servirà un aggiornamento, ma al momento non ci penso perchè mi sono impelagato in un altro argomento che al momento non posso rendere pubblico per motivi contrattuali. Lo farò sicuramente, forse nel 2024. Le band che hai citato sono tutte eccellenti! Nel bolg troverai anche la mia recensione sulla band Limite Acque Sicure. Grazie di cuore per le vostre critiche e consigli.
RispondiElimina