MELANIE
MAU & MARTIN SCHNELLA – The Oblivion Tales
Autoproduzione
Genere: Acoustic Prog Rock, Celtic
Folk
Supporto: cd – 2017
E’
sempre un piacere avere fra le mani un disco che è ben presentato nella sua globalità.
La cura per i particolari è arte aggiuntiva alla musica che contiene, un
supporto da leggere per un ascolto più esaustivo, quindi mi sento di iniziare
questa recensione partendo proprio dall’artwork cartonato ad opera di Martin
Huch con l’aiuto di Sascha Storz Photodesign, Horst Lind/Atelier Pregizer, Isa
Hausa Illustrations e Martin Schnella stesso.
Le
canzoni all’interno sono dettagliate con tanto di credits, foto e disegni,
oltre che un intro all’ascolto di Melli & Martin.
Chi
sono Melanie Mau & Martin Schnella? Gli appassionati del Prog Rock tedesco
conoscono già molto bene gli artisti, in quanto molto attivi in progetti che stanno
tracciando strade interessanti nel genere moderno in questione, a partire dai Seven
Steps To The Green Door ai Frequency Drift.
Ma
con “The Oblivion Tales” si va a scoprire un lato differente dal New Prog a cui
ci hanno abituati, qui si va a pescare nel Folk acustico, un mondo pastello
come la voce di Melanie e caldo come il suono della chitarra di Martin. Tutti
gli undici brani contenuti nell’album sono scritti dai due artisti che per
l’opera si coadiuvano di musicisti come Niklas Kahl (cajon, bongo e
percussioni), Fabian Godecke (batteria) e Lars Lehmann (basso, cori), oltre che
con numerosi special guest.
La
registrazione è cristallina, pulita, cassa di risonanza ai brani a partire da
“The Spire And The Old Bridge”. Il Folk proposto dal duo non è assolutamente
convenzionale, è ricercato sia nelle ritmiche dei riff che nelle coralità,
quest’ultime vere e proprie chicche sonore. Definirei il tutto Prog Folk.
Una
campana fa da ponte al secondo brano “Treasured Memories”, storie di posti
vissuti, frammenti di vita ben rappresentati dai disegni dell’artwork. Colgo di
tanto in tanto richiami ai Mostly Autumn, ma qui siamo in territorio
decisamente più Folk. Strumenti a fiato dall’antica storia narrano percorsi dal
fascino intramontabile.
“Words Become A Song” è vivace, il lato più
cantautorale del gruppo, la canzone è facile da memorizzare e invoglia a
cantare assieme a loro. Più intimistica “Close To The Heart”, la voce di
Melanie Mau colpisce, mentre la chitarra acustica viene pizzicata con rispetto
e delicatezza.
Certi
interventi vocali possono richiamare alla memoria gli Evanescence acustici, e
questo non è che una sorpresa che di tanto in tanto coglie l’ascoltatore, come
in “The Horseshoe”. Un breve viaggio anche nel Country West con “Wild West” per
poi ritornare nel Folk Prog più convenzionale in “My Dear Children”. Il brano
più lungo con i suoi otto minuti e passa si intitola “Die Zwerge Vom Iberg” e
come avrete potuto intuire, il cantato è in lingua tedesca. Un brano più
tendente al Rock, pur rimanendo sempre di facile ascolto grazie anche alla
giusta melodia del ritornello. Per chi vi scrive è il preferito. Segue “The
Dwarfs King”, in esso colgo anche sprazzi di Folk americano. “Erinnerungen” è
una dolce ballata, quella che fa sempre scorrere brividi sulla pelle ed il
disco si conclude con un tema di chitarra acustica dal titolo “Melanie’s Theme”
completamente strumentale.
Una
bella storia, un bel percorso musicale da fare tutto di un fiato, suoni che
coccolano e che vivono in bilico fra passato e presente, un disco che sorprende
sotto molteplici punti di vista. Godetelo. MS
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