KEZIA – The Dirty
Affair
Logic(il)logic
Records
Distribuzione:
Andromeda Dischi
Genere: Metal
Progressive
Supporto: cd – 2015
Intrigante ed accattivante la scelta stilistica di questa
nuova band italiana di Metal Progressive dal nome Kezia, l’unire il Pop, o per
meglio dire la formula Pop al Metal ed al Prog è quantomeno coraggiosa. In
effetti le cose sembrano essere incongruenti, ma il risultato finale invece mi
da torto, mostrando una fluidità ed una freschezza a volte disarmanti. Certo
non tutto può scorrere senza qualche intoppo, ma ricordiamo che con “The Dirty
Affair” siamo comunque avanti ad un esordio e l’idea già sembra funzionare. Ma
chi sono i Kezia? Si formano nel 2013 dall’incontro del cantante Pierlorenzo
Molinari, con il chitarrista Antonio
Manenti ed il tastierista Alberto Armanini. La sezione ritmica formata da Fabio
Bellini al basso e da Michele Longhena alla batteria in seguito completa la
line up.
I contenuti musicali sono otto, ad iniziare da “Before I
Leave”, quello che risalta immediatamente è la voce di Molinari, malleabile per
l’evenienza. Toni alti e più pacati a seconda delle necessità, il tutto svolto
con elegante indifferenza.
Le linee melodiche sono di facile memorizzazione e di sicuro
rendono l’ascolto piacevole. L’approccio
musicale per fare un esempio ( se ne possono fare anche altri) è alla Queen, non tanto per la voce, ma per
struttura compositiva. Il ritmo cambia spesso, a volte colgono di sorpresa
certe scelte, “Ebola” ad esempio muta in ritmica ed in stadio umorale, così
cambiano certi punti di riferimento, fano capolino addirittura i Muse.
“The Dirty Affair” mostra una band rodata, dalle idee chiare,
difficile credere ad un debutto ascoltando questa canzone, dove (e non guasta) fanno capolino anche piccole
soluzioni in stile Dream Theater. Tuttavia non vorrei che passasse il messaggio
che i Kezia sono troppo derivativi, perché i ragazzi di personalità ne hanno da
vendere. Dopo la bella “Sneakers” i Kezia fanno vedere il lato più ruvido della
loro musica con “Barabba Son’s Song”, anche la mia preferita per intensità.
“Quendo” si distanzia di poco dalla precedente, pur presentando riff già conosciuti
e soluzioni alla Stratovarius.
La breve “Preludio” conduce alla conclusiva “Treesome”, epica
e toccante.
In conclusione, con “The Dirty Affair” facciamo la
conoscenza con una nuova realtà che non nascondo, mi ha colpito per coraggio e
idee, le linee melodiche spesso sono vincenti, tuttavia consiglio loro di
staccarsi da alcuni stereotipi abbastanza inflazionati, perché in realtà di
personalità ce n’è molta. Ottima la tecnica individuale e l’intesa ritmica,
bravo Armanini con i tappeti di tastiere mai troppo invasivi e giusti gli
interventi di chitarra da parte di Manenti e più che sufficiente la
registrazione: suoni puliti. Bravi! MS
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