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lunedì 11 maggio 2015

Kezia

KEZIA – The Dirty Affair
Logic(il)logic Records
Distribuzione: Andromeda Dischi
Genere: Metal Progressive
Supporto: cd – 2015


Intrigante ed accattivante la scelta stilistica di questa nuova band italiana di Metal Progressive dal nome Kezia, l’unire il Pop, o per meglio dire la formula Pop al Metal ed al Prog è quantomeno coraggiosa. In effetti le cose sembrano essere incongruenti, ma il risultato finale invece mi da torto, mostrando una fluidità ed una freschezza a volte disarmanti. Certo non tutto può scorrere senza qualche intoppo, ma ricordiamo che con “The Dirty Affair” siamo comunque avanti ad un esordio e l’idea già sembra funzionare. Ma chi sono i Kezia? Si formano nel 2013 dall’incontro del cantante Pierlorenzo Molinari, con il  chitarrista Antonio Manenti ed il tastierista Alberto Armanini. La sezione ritmica formata da Fabio Bellini al basso e da Michele Longhena alla batteria in seguito completa la line up.
I contenuti musicali sono otto, ad iniziare da “Before I Leave”, quello che risalta immediatamente è la voce di Molinari, malleabile per l’evenienza. Toni alti e più pacati a seconda delle necessità, il tutto svolto con elegante indifferenza.
Le linee melodiche sono di facile memorizzazione e di sicuro rendono l’ascolto piacevole. L’approccio  musicale per fare un esempio ( se ne possono fare anche altri)  è alla Queen, non tanto per la voce, ma per struttura compositiva. Il ritmo cambia spesso, a volte colgono di sorpresa certe scelte, “Ebola” ad esempio muta in ritmica ed in stadio umorale, così cambiano certi punti di riferimento, fano capolino addirittura i Muse.
“The Dirty Affair” mostra una band rodata, dalle idee chiare, difficile credere ad un debutto ascoltando questa canzone, dove  (e non guasta) fanno capolino anche piccole soluzioni in stile Dream Theater. Tuttavia non vorrei che passasse il messaggio che i Kezia sono troppo derivativi, perché i ragazzi di personalità ne hanno da vendere. Dopo la bella “Sneakers” i Kezia fanno vedere il lato più ruvido della loro musica con “Barabba Son’s Song”, anche la mia preferita per intensità. “Quendo” si distanzia di poco dalla precedente, pur presentando riff già conosciuti e soluzioni alla Stratovarius.
La breve “Preludio” conduce alla conclusiva “Treesome”, epica e toccante.
In conclusione, con “The Dirty Affair” facciamo la conoscenza con una nuova realtà che non nascondo, mi ha colpito per coraggio e idee, le linee melodiche spesso sono vincenti, tuttavia consiglio loro di staccarsi da alcuni stereotipi abbastanza inflazionati, perché in realtà di personalità ce n’è molta. Ottima la tecnica individuale e l’intesa ritmica, bravo Armanini con i tappeti di tastiere mai troppo invasivi e giusti gli interventi di chitarra da parte di Manenti e più che sufficiente la registrazione: suoni puliti. Bravi! MS


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