HANS VAN EVEN – Stardust
Requiem
BP 12
Genere: Virtuoso
chitarra
Supporto: cd – 2014
Chi non ha mai suonato nella propria stanza una chitarra
immaginaria ascoltando gli assolo al fulmicotone di gente come Jimi Hendrix o
Jimi Page, solo per fare due nomi? Ti
senti l’adrenalina uscire da dentro e poi chi è nell’età della gioventù può
anche restarne attratto in maniera fatale, l’amore per la chitarra elettrica
può scoccare ferocemente.
Questo è ciò che è accaduto anche a Hans Van Even,
chitarrista belga nato nel 1969. Negli anni studia musica classica e Jazz,
formando una tecnica davvero invidiabile. L’esperienza si rafforza grazie alle
aperture di concerti ad artisti come Joe Cocker, Christopher Cross e John Miles,
questo negli anni ’90. Successivamente insegna chitarra ed improvvisazione.
Tutto questo bagaglio si evince all’ascolto dei diciannove brani del primo
album solista dal titolo “Stardust Requiem”, un disco che sarebbe anche potuto
uscire in versione doppio cd, in quanto la durata è di ben 77 minuti.
Con Hans suonano Christine Lanusse al basso, Xavier Richard
alla batteria ed Oliver Sousbie alle tastiere. Ma quello che colpisce di più è
la lunga lista di special guest che contornano il progetto, a partire dal
virtuoso chitarrista Tony McAlpine, suo l’apporto nella title track “Stardust
Requiem”.
L’artwork è semplice, elegante e comunque esaustivo,
dettagliato nella descrizione dei componenti che si esibiscono nelle singole
canzoni, mentre la produzione sonora rientra nei canoni dei prodotti del genere.
Apre le danze “Angeli Ex Galaxia”, un intro dall’impronta
marcatamente Pinkfloydiana e comunque spaziale, un crescendo che porta a
“Stardust Requiem”. Qui l’impatto sonoro è come un muro elettrico, riff
granitico e scale di note come se piovessero. Tutto questo sarebbe inutile ai
fini emotivi dell’ascolto se non fosse supportato comunque da melodie
orecchiabili, questo succede nella successiva “Tribute”. Qui Hans duetta con
Brett Garsed, noto chitarrista australiano di genere Jazz Fusion. Le dita
sembrano volare.
Un accenno di Reggae in “N-Land”, pezzo decisamente più
intimo e riflessivo, dove il calore del basso avvolge l’ascolto per poi tornare
a ritmi più alti con “Mystic Tale” ed il violino di Bubu Boirie. Orchestrazioni
per l’interludio “Flight Of The Belgian Bumble Bee” ed il “Volo Del Calabrone”
fa capolino, tanto per mettere in evidenza le capacità tecniche se ancora ce ne
fosse stato il bisogno.
C’è spazio anche per un brano abbastanza elettronico, con batteria
programmata dal titolo “The Fifth Gate”. Per tornare ad atmosfere più ampie e
solari bisogna giungere alla bellissima “Walking In The Air”, qui gli occhi si
chiudono e l’anima di Hans Van Even fuoriesce come una farfalla dal bozzolo. Il
lato più tecnico e sperimentale lo si ascolta in “Tapping Into Eternity”,
saggio di questo stile (il tapping) oramai in voga fra molti chitarristi
odierni. “Glassy Sky” farà invece piacere agli estimatori di gruppi come i
canadesi Uzeb, ma il pezzo che straborda di special guest alla chitarra si
intitola “Hans’ Blues”, qui come in una enorme jam session si susseguono ben
nove artisti!
Dopo una overdose di assolo, giustamente serve spezzare. Suoni
etnici e rilassati giungono all’uopo, e qui si capisce anche l’intelligenza
musicale di Hans Van Even, capire di spezzare l’ascolto alternando brani
vigorosi con altri riflessivi serve all’elasticità
ed alla fluidità, e non è cosa da tutti. L’album prosegue con frangenti
acustici e settantasette minuti sembrano essere volati via. Se ciò è accaduto,
qualcosa sta a significare. “Stardust Requiem” è un disco consigliato sia ai
fans delle scale impossibili che agli amanti della pelle d’oca e Hans Van Even
è una bella sorpresa, almeno per il sottoscritto. (MS)
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