Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

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La storia dei generi enciclopedica

sabato 14 dicembre 2013

Toxic Smile

TOXIC SMILE – 7
Progressive Promotion Records
Genere: Metal Prog
Supporto: cd – 2013



Quando nel Metal Prog la tecnica non soffoca la melodia, nascono proposte davvero affascinanti e gradevoli. Equilibri di suoni fra controtempi e fughe strumentali ma soprattutto buoni ritornelli, sono gli ingredienti che adoperano i tedeschi Toxic Smile.
Nella band milita una vecchia conoscenza del circuito, Marek Arnold, sassofonista anche con Cyril, Seven Step To The Green Door e Flaming Row. Assieme al batterista Daniel Zehe nel 1996 forma la band Toxic Smile, con loro si uniscono Uwe Reinholz alla chitarra, Robert Brenner al basso e Larry B. alla voce. Oggi alla batteria troviamo Robert Eisfeldt.
Come lascia presagire il titolo dell’album, questo è il settimo sigillo da studio. Qui ci sono ingredienti che fanno del Metal e del Prog la punta di diamante della ricerca nel Rock. Dove c’è “evoluzione” esistono questi album che possono anche non essere considerati dei capolavori, perché per esserlo devono avere forte personalità, ma dentro le composizioni hanno comunque un puzzle formato da differenti ed interessanti soluzioni. Come ci raccontano i ritornelli di “From Inside Out” e “Barefooted Man”, la melodia è un punto imprescindibile ed inamovibile. Paragonate questi due brani con il successivo “Needless” e capirete la differenza fra essere Metal Prog e sperimentalmente Metal Prog. Quest’ultimo sembra uscire da “Rage For Order” dei Queensryche.
Il sax ci accoglie  in “Love Without Creation”, composizione più abbordabile, quasi in stile Toto. Ebbene il fascino e la classe dei Toxic Smile qui fuoriescono in tutto il loro splendore. Riff taglienti in modalità “on” nella successiva “Rayless Sun”, una mini suite di otto minuti che lascia campo anche ad ampie schiarite sonore.
“King Of Nowhere” è una sorta di mix fra New Prog e Metal, un tentativo alquanto bizzarro ma non sgradevole, specie nella fase ritmica, sicuramente messa a dura prova. L’album si chiude con “Afterglow” (no, non è “Wind And Wuthering” dei Genesis), altra palestra per la sezione ritmica con tappeti di tastiere e molto dei Dream Theater.

“7” è un album schietto, ma indeciso fra “schiaffo o bacio”, avesse avuto un poco più di coraggio, o dal lato Metal, o dal lato Prog, forse avrebbe convinto di più. Così si rischia una via di mezzo nella terra di nessuno. Ma è davvero ben fatto, ben registrato e con ottimi momenti musicali. Sicuramente nel complesso un disco sufficiente e da ascoltare. (MS)

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