TOXIC
SMILE – 7
Progressive
Promotion Records
Genere:
Metal Prog
Supporto:
cd – 2013
Quando nel Metal Prog la tecnica non soffoca la
melodia, nascono proposte davvero affascinanti e gradevoli. Equilibri di suoni
fra controtempi e fughe strumentali ma soprattutto buoni ritornelli, sono gli
ingredienti che adoperano i tedeschi Toxic Smile.
Nella band milita una vecchia conoscenza del
circuito, Marek Arnold, sassofonista anche con Cyril, Seven Step To The Green
Door e Flaming Row. Assieme al batterista Daniel Zehe nel 1996 forma la band
Toxic Smile, con loro si uniscono Uwe Reinholz alla chitarra, Robert Brenner al
basso e Larry B. alla voce. Oggi alla batteria troviamo Robert Eisfeldt.
Come lascia presagire il titolo dell’album, questo è
il settimo sigillo da studio. Qui ci sono ingredienti che fanno del Metal e del
Prog la punta di diamante della ricerca nel Rock. Dove c’è “evoluzione”
esistono questi album che possono anche non essere considerati dei capolavori,
perché per esserlo devono avere forte personalità, ma dentro le composizioni
hanno comunque un puzzle formato da differenti ed interessanti soluzioni. Come
ci raccontano i ritornelli di “From Inside Out” e “Barefooted Man”, la melodia
è un punto imprescindibile ed inamovibile. Paragonate questi due brani con il
successivo “Needless” e capirete la differenza fra essere Metal Prog e sperimentalmente
Metal Prog. Quest’ultimo sembra uscire da “Rage For Order” dei Queensryche.
Il sax ci accoglie
in “Love Without Creation”, composizione più abbordabile, quasi in stile
Toto. Ebbene il fascino e la classe dei Toxic Smile qui fuoriescono in tutto il
loro splendore. Riff taglienti in modalità “on” nella successiva “Rayless Sun”,
una mini suite di otto minuti che lascia campo anche ad ampie schiarite sonore.
“King Of Nowhere” è una sorta di mix fra New Prog e
Metal, un tentativo alquanto bizzarro ma non sgradevole, specie nella fase
ritmica, sicuramente messa a dura prova. L’album si chiude con “Afterglow” (no,
non è “Wind And Wuthering” dei Genesis), altra palestra per la sezione ritmica
con tappeti di tastiere e molto dei Dream Theater.
“7” è un album schietto, ma indeciso fra “schiaffo o
bacio”, avesse avuto un poco più di coraggio, o dal lato Metal, o dal lato
Prog, forse avrebbe convinto di più. Così si rischia una via di mezzo nella
terra di nessuno. Ma è davvero ben fatto, ben registrato e con ottimi momenti
musicali. Sicuramente nel complesso un disco sufficiente e da ascoltare. (MS)
Nessun commento:
Posta un commento