SONATA
ISLANDS – Meets Mahler
Zone
Di Musica
Genere:
Avant-Jazz
Supporto:
cd – 2013
Esistono progetti per chi vuole ascoltare qualcosa
di più che semplice musica. Esistono progetti dove l’arte e la cultura si
uniscono per una ricerca armonica e strutturale di nuova sostanza, in cui si
può restare sorpresi da un risultato d’impatto sicuramente non convenzionale.
Esistono progetti dunque per intenditori e per coloro che ancora oggi hanno
voglia di stupirsi. I Sonata Islands sono un progetto cameristico nel quale
sound si evince dell’Avant-Jazz e dell’Avant-Rock, quindi con un dna
strutturalmente complesso. Realizzano nella loro storia quattro cd e con “Meets
Mahler” raggiungono il quinto sigillo, mentre per conoscere la realizzazione di
altri numerosi progetti, teatrali e cinematografici per cortometraggi, vi
rimando al loro sito http://www.sonataislands.com/sonata_islands/index.html .
Mi sento di affermare che “Meets Mahler” è il loro
progetto più ambizioso, qui si va a riproporre una sinfonia per voce soliste ed
orchestra composta fra il 1908 ed il 1909 di un artista che è già nel suo campo
uno sperimentatore, il compositore e maestro d’orchestra austriaco Gustav
Mahler. L’opera sinfonica porta il titolo di “Das Lied Von Der Erde” (in
italiano “Il Canto della Terra”).
La composizione si suddivide in sei movimenti, qui
eseguiti da jazzisti del calibro di Giovanni Falzone (tromba), Emilio Galante
(flauto), Achille Succi (Clarinetto e sax alto), Simone Zanchini (fisarmonica),
Stefano Senni (contrabbasso) e Tommaso Lonardi (voce).
L’operato di Mahler si nutre di musica popolare e
quindi si avvicina ad un approccio significativamente differente da quello
adottato per la sinfonica sino al 1900, non a caso questa attitudine è anche
musa per altri musicisti importanti, come ad esempio per il pianista jazz e
compositore di New York, Uri Caine. Possiamo dire che l’artista gioca “sporco”,
alterando certe convenzioni notoriamente irremovibili della struttura musicale
sinfonica. Ed i Sonata Island si gettano in questo percorso alterato e
sconnesso, mettendo del proprio, giocando con l’Avant-Jazz e l’Avant-Rock.
Vengono alla mente immagini all’ascolto di molti
passaggi, come nel secondo movimento “Kind Of Earth”, dovuto anche alla
vicinanza di soluzioni adottate anche dal maestro Ennio Morricone. Sarà per
l’uso della tromba, della fisarmonica, resta il fatto che fra cambi di tempo ed
umorali si viaggia nel Jazz, ma anche in una improvvisazione a tratti
minimalista. Un film di Fellini? Un puzzle assolutamente difficile da
ricomporre. ”Non Mahler” è nervosamente Crimsoniano, salvo poi aprirsi a del
jazz solare, saltando nel pentagramma fra fughe e rallentamenti. Nuovamente si
fa luce l’improvvisazione, un colloquio fra strumenti che danno l’impressione
di non comprendersi, ma che comunque si cercano freneticamente, come in una
sorta di “Acchiapparella” (gioco infantile popolare).
Più affidata ai fiati “Von Der Schonheit”, anche lei
senza una struttura madre apparente, a tratti basata su una ritmica Jazz
marcata, ma è un alternarsi emotivo anche in questo caso.
Tuttavia il lavoro necessita sino al termine di una
attenzione particolare, un ascolto certamente mirato e non approssimativo per
far si di poterlo comprendere al meglio. Il progetto risulta fresco ma allo
stesso tempo monolitico, tanti piccoli componenti che compongono un gigante. Mi
sento di proporre questo album a chi di jazz sperimentale è già avvezzo, perché
prima di addentrarsi dentro questi labirinti sonori serve sicuramente una
preparazione mentale e culturale apposita. A me l’ascolto ha fatto venire in
mente un simpatico quesito: E se gli Area avessero composto nel 1900?
(MS)
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