LABORIOUS
BREAKDOWN – Burnout
Autoproduzione
Genere:
Virtuoso / Progressive Metal
Supporto
Spotify – 2025
Dietro
lo pseudonimo Laborious Breakdown c'è Luca Briccola, già noto ai più
appassionati del genere Prog e dintorni per le sue partecipazioni a progetti
come Mogador e Trewa.
"Burnout"
è il debutto da solista, qui Briccola si cimenta in tutte le strumentazioni,
oltre alla sua chitarra elettrica.
Il
prodotto è quantomeno articolato, ambizioso, coraggioso e solo strumentale...
Non trovo altri aggettivi che possano descrivere oltre quaranta minuti di
musica in bilico fra Metal Prog, Progressive Rock e altro ancora. In un periodo
in cui la musica è liquida e soprattutto "mordi e fuggi", un
approccio del genere non è di certo usuale e non so nemmeno in quanti si possano
avvicinare a un palinsesto simile, se non gli amanti dei generi ora citati. Di
certo le qualità di Briccola non le scopriamo oggi; dotato di una tecnica
strumentale ottima, è anche un buon compositore, ma in più con Laborious
Breakdown si palesa un altro lato dell'artista, quello culturale. Nella musica
emergono tutte le influenze stilistiche derivate nel tempo dagli ascolti del
polistrumentista, un ampio spettro che va dal Metal Prog in alcuni momenti
vicini a virtuosi chitarristi ai Dream Theater, per poi virare nel Progressive
Rock anni '70 prossimo a Camel, Genesis, EL&P e così via.
Tutto
questo risiede in una composizione che vive di cambi umorali repentini e
continui, dove il vigore e l'enfasi si pongono staffetta con momenti
riflessivi.
Il
brano, pur essendo unico, vive di quattro momenti specifici e sono tutti
ispirati (come suggerisce il titolo) da un unico argomento di base: lo stress
da lavoro.
Proprio
come l'animo umano, la musica si articola in numerose fasi emotive, dove
l'essere costretti a vivere una vita frenetica gioca un ruolo fondamentale.
Ecco quindi frangenti malinconici e scuri alternarsi a fughe di chitarra in
pieno stile Metal Prog. Meno presenti le fasi serene in cui restano alla mente
motivi solari, magari anche da ricordare. Infatti uno dei rischi a cui si va
incontro in un lavoro del genere è proprio quello di non lasciare un segno
indelebile nella memoria dell'ascoltatore, quel movimento che ti riconduce
immediatamente all'artista o al disco. In parole povere, se non c'è un motivo
che si stampa in testa, si rischia di cadere nell'anonimato.
"Burnout"
va ascoltato nella sua interezza senza sospensioni; il frazionamento
dell'ascolto potrebbe inficiare lo scopo del concept.
Briccola
dimostra di essere un artista preparatissimo, e questo lo sappiamo già; il
progetto Laborious Breakdown è interessante. Mai un critico musicale deve dire
a un artista cosa deve fare, la musica deve sgorgare naturalmente dal proprio
animo. Ci si deve limitare a raccontare quanto ascoltato e magari dare solo dei
consigli. In questo caso, mi sento di consigliare a Briccola di badare più al
sodo, inserendo fasi orecchiabili (quelle che spesso si definiscono
"ruffiane") di tanto in tanto, in maniera tale che l'ascolto diventi
maggiormente scorrevole. Non bastano i cambi umorali, serve qualcosa di
incalzante che resti. La lunghezza del brano non la vedo poi come un limite
vero e proprio, gli estimatori della vera musica apprezzano questo sforzo, e il
Progressive in senso generale ne è ricco di esempi. Personalmente, durante l'ascolto
ho particolarmente gradito. "Burnout" è una bella sorpresa che, se
smussata in certi angoli, un domani potrà dare frutti ancora più maturi e
gustosi. MS
Versione Inglese:



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