RUBBER
BAND – About Time
G.T.
Music Distribution / Edizioni Musicali Micio Poldo
Genere:
Blues / Rock
Supporto: cd – 2023
E’
noto che alla base della musica moderna, e più precisamente del Rock, ci sia il
Blues. Il canto dei neri afro americani nei primi del 1900, narrante la
condizione in cui riversavano socialmente durante le raccolte del cotone, nel
tempo si evolve (Robert Johnson docet). Dopo la fine della seconda guerra
mondiale c’è voglia di divertimento, ed ecco che il Blues prende ritmo e
diventa Rhythm & Blues, tanto che nel 1950 un certo Fat Domino al piano con
il brano “Fat Man”, da il via al primo prototipo di quello che successivamente
chiameremo Rock’n Roll. Il Jazz nel contesto non è stato meno importante, certe
soluzioni spesso nate nelle jam fra artisti, hanno avuto anche loro un ruolo
fondamentale per questa suddetta evoluzione sonora. In parole povere, chi fa
musica Rock, anche inconsapevolmente, ha nel proprio DNA culturale il Blues, ed
è anche giusto qualche volta onorare certi artisti del passato relegando loro un’attenzione
particolare, proprio come ha fatto il trio acustico italiano Rubber Band nel
nuovo album “About Time”.
Giorgio
Fairsoni (voce, chitarra acustica), Renato Banino (chitarra acustica, voce), e
Max Durante (basso, voce), hanno fatto tesoro del passato, divertendosi a
suonare grandi classici e qualche inedito in questo album formato da
quattordici tracce. Il periodo del Covid
ha di molto ritardato l’uscita, proprio per questo scherzosamente il trio
intitola l’opera “Era Ora!”. La realizzazione è per mano del sempre attento
Vannuccio Zanella, mentre l’artwork di Ondemedie, non so il perché, mi rimanda
con la mente a copertine della Cramps, ossia a quando certe immagini riescono a
esprimere fortemente il concetto dell’album. All’interno del libretto che
accompagna il cd ci sono le foto degli artisti, oltre le dovute descrizioni del
caso. Con loro suonano anche amici come Max Lazzarin (piano, voce), Fabio
Ranghiero (organo e piano acustico), Mauro Minazzato (armonica), Checco
Lazzarini (violino), Simone Rossetto (sax), Alberto Berlese (piano), Ivan
Tibola (fisarmonica) e Dario Guidotti (armonica).
Il
classico Blues di vecchio stampo si presenta immediatamente con “Too Old”, ed è
un pezzo scritto da Giorgio Fairsoni. Il giro musicale è impreziosito da
coralità piacevoli, come lo è il piano acustico. “All Gone” mostra ancora il
legame con il passato oltre che l’ottima qualità sonora dell’incisione. Qui il
ritmo è più lento e sornione. Il primo pezzo cover s’intitola “San Francisco
Baby Blues” ed è un classico di Jesse Fuller soprannominato The Lone Cat. Era
come una one-man-band e suonava la chitarra a 12 corde, l'armonica a bocca, il
kazoo, il piatto e il fotdella, alcuni anche contemporaneamente. Il violino
dona al tutto un atmosfera particolare. Segue “Whiskey Drinkin’ Woman” di Leo
Spencer e Lou Donaldson, un Blues trascinato capace di far compiere l’ascolto a
occhi chiusi. Uno dei più grandi classici nel genere è “Route 66” dell’attore
Bobby Troup, chi suona Jazz e lo canta, almeno per una volta nella vita ha
eseguito questo pezzo. Composto nel 1946 è stato inciso per la prima volta da
Nat King Cole. Trascinante l’incedere dal profumo prettamente americano. Si
cambia genere con “Theme For An Imaginary Western” di Jack Bruce e Pete Brown,
un Rock che rimanda alla band Cream. Simpatica “3 Sisters”, dove una calda
fisarmonica rimanda direttamente la fantasia dell’ascoltatore in Brasile con i
suoi ritmi pacati e concreti. Da sottolineare l’ottima preparazione strumentale
del trio. Si torna alle cover con “Talk To Me Baby”, un salto indietro nel
tempo quando Elmore James negli anni ’40 influenzava un intera generazione di
Bluesman.
Bill
Withers (pseudonimo di William Harrison Withers Jr.) invece è omaggiato con il
pezzo “Ain’t No Sunshine”, qui ancora una volta è ottimo il lavoro
della chitarra acustica.
Segue
“The Trouble Whit Me Is You”, classico di Harry Tobias e Pinky Tomlin, qui è il
basso a farci muovere il piede a ritmo di musica. “Third Degree” è un altro
pezzo da novanta, i maestri Eddie Boyd e Willie Dixon hanno composto questa
perla senza tempo interpretata in maniera impeccabile da Fairsoni.
C’è
anche una canzone strumentale dedicata ad una band importante, quella di
Richard Betts, i The Allman Brothers. Il Southern Rock di “Jessica” è
quantomeno trascinante. Non può mancare in questo viaggio sonoro il grande Duke
Ellington, “I Ain’t Got Nothin’But The Blues” è eseguito in maniera impeccabile
dalla Rubber Band. Chiude un brano della
band intitolato “Vagabondo Blues”, sunto di quello che il genere ci ha
lasciato.
“About
Time” lo avrete capito è un disco imperdibile per chi vuole intraprendere il
cammino a ritroso nella storia della nostra musica, qui ci sono tasselli
fondamentali eseguiti perfettamente e con passione. Consigliatissimo! MS
Versione Inglese:
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