RPWL
RPWL - Crime Scene
Gentle
Art Of Music
Genere: Neo Prog
Supporto: cd – 2023
Ne
è passato di tempo da quando i tedeschi RPWL (sono le iniziali di Risettion-Postl-Wallner-Lung,
i membri della band) hanno iniziato come cover band dei Pink Floyd, era il
1997. Ricordo ancora la mia sorpresa durante l’ascolto dell’album d’esordio “God
Has Failed” (Tempus Fugit - 2000), una buona pulizia sonora, atmosfere
psichedeliche e chitarre alla Gilmour, una bella carta d’identità goduriosa per
un fans come me del quartetto di Londra. Ho sempre amato questa musica e le
sonorità proposte mi hanno fatto spesso sognare ad occhi aperti, specialmente
durante gli assolo. Le melodie sono state la carta vincente dei RPWL, sempre
attenti alla canzone, così da poter cantare e ricordare la musica assieme a
loro. A seguire tre album che mi sono entrati nel cuore, ossia “Trying To Kiss
The Sun” (Tempus Fugit – 2002), “Stock” (Tempus Fugit – 2003” e il grande passo
verso il successo “World Through My Eyes” (Inside Out Music – 2005), dopo di
che altre buone realizzazioni ma di base abbastanza standard per lo stile RPWL.
L’ultimo loro album risale al 2019 e s’intitola “Tales From Outer Space” (Gentle
Art Of Music) ma vengono a mancare quei assolo che hanno fatto scaturire in me
l’amore nei loro confronti. Come si dice in gergo, solo compiti ben eseguiti. In
totale realizzano in studio nove album. Oggi ritroviamo il quartetto con nuovi
innesti nella line up, a parte gli storici Yogi Lang (voce, tastiere) e Kalle
Wallner (chitarre), subentrano Marc Turiaux alla batteria e Markus Grützner al basso.
“Crime
Scene” è un concept album sul comportamento dell’uomo fra male e bene, gettando
uno sguardo anche a certi criminali come il necrofilo di Dresda Carl Tanzler e
il serial killer di Munsterberg, Karl Denke. Non esula la violenza domestica,
un tumore di questa nostra società che sembra soltanto a data essere avanti nei
tempi ma che ancora cela all’interno comportamenti atavici. Nonostante le
pesanti argomentazioni, il sound della band rimane sempre solare e arioso, come
già si può evincere all’ascolto dell’iniziale “Victim Of Desire”, lunga canzone
bene arrangiata ed eseguita pur essendo priva di picchi emotivi altisonanti. I
nuovi membri sembrano essersi perfettamente inseriti nel contesto rilasciando un’ottima
prova strumentale. L’acustica “Red Rose” è una bella ballata semplice basata su
buoni arpeggi e un cantato sentito, come spesso Yogi Lang ci ha abituati, tanto
da sembrare un brano tratto da un suo album solista. Queste sono atmosfere in
cui sanno giocare bene, di certo una loro peculiarità. Si entra con tutti i
piedi nel mondo Neo Prog con la successiva “A Cold Spring Day”, gradevole ma
niente di speciale perché ricolma di dejà vu, specialmente di certi passaggi già
adoperati nei dischi passati. Più ricercata anche nei suoni a effetto “Life In
A Cage”, un inizio sornione lascia spazio a un crescendo emotivo funzionale,
qui si possono notare le influenze che i Porcupine Tree hanno rilasciato negli
anni a tutte le band di Progressive Rock. Il carattere della band però esce
fuori in “King Of The World”, mini suite di tredici minuti fra cambi di ritmo,
buoni assolo di tastiere seppur senza strafare e di chitarra, che in questo
caso non tende a emulare il suddetto Gilmour. Finale più roccioso con “Another
Life Beyond Control”, buon episodio della loro carriera.
Questo
nuovo album è quindi un compito ben eseguito, buone idee, anche se mancano i
già nominati picchi emotivi tuttavia l’ascolto scivola via che è un piacere.
Non resta in mente un brano o un motivo in particolare e questo mi suggerisce
che il sound si è oramai inflazionato, comunque intendiamoci, di dischi così ce ne fossero…
Chi
non conosce la band troverà un lavoro grandioso, a me che amo da sempre i
RPWL mi ha lasciato un poco di amaro in bocca, anche se vedo “Crime Scene” già un
passo in avanti rispetto al precedente “Tales From Outer Space”. Suggerisco alla band di fare una riflessione
sulla mancanza di passaggi strumentali importanti come hanno saputo sciorinare
nel tempo. MS
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