Apprezzo
moltissimo quando in un’autoproduzione lo sforzo fra musica, artwork e
packaging raggiunge un livello di equilibrio nel rispetto dell’acquirente. E
si, perché un disco sposa l’arte non soltanto sonora ma anche quella visiva e
tattile. Immaginate voi cosa sarebbe stato “The Dark Side Of The Moon” dei Pink
Floyd senza il prisma ed il gatefold. Certo, la musica in un opera è la più
importante, ma l’equilibrio dell’insieme fa del prodotto finale un valore
aggiunto, così che la memoria associa e ricorda meglio il tutto nel tempo. Così
mi sento di iniziare questa recensione del ritorno dei francesi Audio’m,
proprio nominando le illustrazioni di Valentin Bayle, ed il design di Simon
Segura e Mathieu Havart, in una bella edizione cartonata. A
sei anni di distanza dal buon debutto intitolato “Audio’m”, i francesi
ritornano con un progetto davvero ambizioso, una trilogia che inizia con questo
“ Gaia | 1. Godzilla”. Molto tempo è stato impegnato per la realizzazione che
si sviluppa in un unico brano della durata di quarantatré minuti e mezzo. Da
nove elementi la band screma a sei, con Simon Segura (basso, chitarra), Marco
Fabbri (batteria), Dominique "Oiss" Olmo (chitarra), Mathieu Havart,
Michel Cayuela (tastiere), Gary Haguenauer (chitarra) e Emmanuelle Olmo-Cayuela
(voce). La scrittura, composizione, registrazione, missaggio e mastering sono
effettuati nel sud della Francia, tra terra e mare, a Banyuls-sur-mer. La
musica proposta è quella che piace al puro Prog fans, un mix in bilico fra anni
’70, jazz e barocca. Nulla
è lasciato al caso il minuzioso lavoro rapisce l’ascolto dal primo all’ultimo
minuto, tanto da far sembrare tre quarti d’ora un lasso di tempo decisamente
minore. Il
brano si apre vigorosamente con le tastiere in prima linea ed una ritmica
spezzata ma decisa. Ca va sans dire che tutto è colmo di cambi di umore, le
note disegnano spesso paesaggi e situazioni che hanno sia del bucolico che del
vintage. Arpeggi di chitarra classica fanno tornare alla memoria i migliori
Genesis e il cantato è in lingua inglese. Il
brano è suddiviso in dieci movimenti dove si ritagliano anche frangenti Neo
Prog cari più agli inglesi IQ piuttosto che ai Marillion. Il terzo movimento
intitolato “The Wake” ricorda gli IQ anche per il titolo. Toccate e fughe
strumentali sono ben congeniate e quando il Mellotron interviene il suono
riempie la mente, lasciando l’attento ascoltatore decisamente sazio. In
questi passaggi non soltanto emerge la preparazione tecnica dei musicisti, ma
anche la loro cultura musicale relegata
alla storia del genere. Da
sottolineare l’ottimo lavoro svolto da Marco Fabbri dietro le pelli, un valore
aggiunto all’insieme, i suoi tocchi hanno dello stilografico, impegnato fra
controtempi e virgole di classe. Altro
momento molto interessante giunge quasi alla metà del brano, quando le due
chitarre dialogano fra di loro su di una ritmica decisamente trascinante. Ma
nulla di più vado a spoilerare. Ora
mi chiedo se quella dell’autoproduzione sia stata una scelta mirata della band,
oppure ancora nessuno si è accorto di questa bella realtà che a mio modo di
vedere andrebbe supportata. Se amate il Progressive Rock puro ricco di
influenze e di storia non dovete fare altro che acquistare “Gaia | 1. Godzilla”,
non ho davvero altro da aggiungere anche perché da vero fagocitatore di questa
musica quale sono, vado a pigiare di nuovo il tasto play. Nella mia classifica
personale sono decisamente fra i primi cinque album più interessanti di questo
ottimo 2022. MS
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