Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO
La storia dei generi enciclopedica

venerdì 20 novembre 2020

Qohelet

QOHELET – Qohelet
Lizard Records / Open Mind
Supporto: cd – 2020
Genere: Sperimentale




Quando due personaggi importanti dell’ambito sperimentale italiano s’incontrano, non possono che far scaturire forme d’arte  quantomeno inusuali. Il progetto Qohelet nasce dall’incontro del polistrumentista friulano Alessandro Seravalle (Garden Wall, Officina F.lli Seravalle) e del cantante/poeta bolognese Gianni Venturi (Altare Thotemico, Moloch, Mantra Informatico).
La musica è una forma d’arte che ha soltanto apparentemente delle regole, ossia si basa su note con le quali si può comporre ogni tipo di sonorità. Dico soltanto apparentemente perché pur essendo le note solamente sette, le soluzioni che offrono sono immense, in quanto con la possibilità di poterle sostenere si ha la classica situazione ad infinito.
Suoni che mettono a disagio, disturbano, fanno riflettere, raccontano storie, una rappresentazione adatta ad un vero e proprio spettacolo teatrale.
Il Qoelet o Ecclesiaste, è un testo contenuto nella Bibbia ebraica e cristiana, in questo caso gli artisti lo adoperano come un messaggio mistico.
Lo sviluppo del disco è avvenuto a distanza, i due musicisti in realtà non si sono mai incontrati, Alessandro manda la musica e Gianni ci canta sopra tramite file in rete. Dicono di Qohelet: “Con la voce mi sono accoccolato tra suoni e versi, con melodie suoni mantrici e recitazione sospesa. (Gianni Venturi)”, “Un dettato musicale lacerante si combina con i testi squartanti che divorano le parole nel momento in cui esse sono pronunciate. Un disco che è un esperimento di rottura dell’assurdo dell’esistere e l’assurdo dell’esistere è un tema fondante delle parole di Qohelet. Una meravigliosa esperienza poetico musicale destinata non a lasciare un segno ma a tracciare un solco di sangue nelle parole che sprechiamo. Questo vostro e nostro Qohelet apre uno sguardo ancor più disincantato sul nostro inferno dei viventi (Nicola Vacca)”, quest’ultima descrizione è riportata anche all’interno del libretto che accompagna il cd.
La metrica poetica di Gianni Venturi oramai è nota a tutti gli ascoltatori minimamente amanti del Prog italiano, una voce graffiante, profonda, a tratti sguaiata a seconda dell’occorrenza del caso, per poter dare vita alle parole, mangiate e vomitate.
Sei sono le tracce contenute per una durata totale di cinquanta minuti sonori. Subito profonda la narrazione di Venturi su un giro di tastiere malinconico che fanno da perfetto tappeto alla storia de ” Il Bipede Eretto”. Giochi di voci, echi, squarciano le parole visionarie in un contesto surreale. Alienante e psichico il lavoro di Seravalle, il fascino accresce se l’ascolto viene effettuato a luci spente.
“Il Sapiente Che Dice Di Sapere” ha una ritmica abbozzata dettata dalle voci sovra incise, mentre Venturi urla la sua rabbia fra alti e bassi emotivi. Si passa dal sussurrato al parlato sino al grido, oramai il cantante bolognese ci ha abituati a queste straordinarie performance. “Avvinghiati A Un Algoritmo” ha maggiori coralità, le tastiere s’improvvisano astruse compagne di viaggio per un malessere che contagia l’ascolto, sensazioni scure e dolorifiche. La traccia più lunga si intitola “Moto Perpetuo” grazie ai suoi dieci minuti. Canti sciamani, profondità di suoni avvolgono l’ascolto.
“21 Grammi” è un perfetto equilibrio di effetti, suoni a loop e voci che sembrano strumenti. A mio parere il brano più interessante dell’album. Chiude “Fame Di Vento”  altra vetrina, l’ennesima, per la bellezza dei testi di questo poeta che sembra essere un vulcano in eruzione senza fine. Fondamentali restano tuttavia per la riuscita i suoni di Alessandro Seravalle. Voglio fare i miei sinceri complimenti alla Lizard Records/Open Mind perché è una finestra aperta in una stanza chiusa, quella del mercato della musica scontata, la label si getta sempre anima e corpo su questi progetti che lacerano di netto le regole del mercato musicale. Serve coraggio e lo so bene.
Questa è difficile definirla musica, perché non c’è da cantare, non c’è da fischiettare, poco di armonioso da memorizzare se non suoni psichedelici e improvvisati. Un lavoro che è rivolto ad un pubblico molto preparato, un pubblico che esige emozioni forti. Viaggiare con la mente  e pensare, ne avete il coraggio? MS




4 commenti:

  1. Un lavoro di spessore un richiamo alla riflessione

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  2. Un salvagente in questo mare di banalità.

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  3. Grazie Max, sempre attento e profondo nei tuoi interventi.

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  4. Io ascolto, il resto lo mettete voi. I gusti musicali poi ognuno ha i suoi (per carità, sono indiscutibili). Mi piace raccontare semplicemente le emozioni che scaturiuscono dal mio modo di concepire l'arte, sono io a ringraziare voi.

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