NONSOLO PROGROCK, blog di informazione musicale ed altro
a cura di MASSIMO SALARI
Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO
La storia dei generi enciclopedica
lunedì 10 agosto 2020
In-Side
IN-SIDE
– Life Andromeda
Relix – Snooky Records Genere: AOR Supporto: cd – 2020
La
mia non più giovane età, mi porta a ricordare gli anni ’80 con estrema
precisione, avendoli vissuti con consapevolezza. Si, la Discomusic è al centro
dell’attenzione dal 1978 con “La Febbre Del Sabato Sera”, il Punk esplode, la
New Wave è il genere più in voga, ma nello stesso tempo si forma la NWOBHM (New
Wave Or British Heavy Metal), che verrà in poco tempo abbreviata in Heavy
Metal. Questa nuova generazione di capelloni si differenzia da quella degli
anni ’70 per la musica ascoltata, un suono nuovo misto fra Punk e Hard Rock,
sulle ali del successo di band come Saxon, Iron Maiden, Motorhead e così di moltissime
altre. Un suono potente, quasi un frastuono per le orecchie degli ascoltatori
anni ’80, così tanto che i giornalisti dell’epoca sentenziano drasticamente in
una breve vita del genere proprio a causa di questo estremismo sonoro. Mai
profezia fu più sbagliata di questa, paragonabile alla classica “Fine del
mondo”, mille volte annunciata e mai avvenuta dei Maja. Il genere è arrivato
sino ai giorni nostri più in salute che mai, addirittura si è fatto portavoce
di sperimentazione e nuovi innesti, paradossalmente più del Progressive Rock
stesso, per antonomasia il coraggioso e colto genere della storia del Rock.
Dunque nel tempo il Metal si evolve e si dirama. Negli anni ’80 parte il Power,
il Thrash, e poi a seguire il Death, il Doom, il Black etc. ma anche una
corrente decisamente più orecchiabile e gustosa, dotata di grande tecnica
strumentale e di ottime voci, prima del Progressive Metal, essa si chiama AOR (album-oriented
radio). I gruppi più famosi che lo rappresentano sono Toto, Journey, Alan
Parson Project, Gotthard, Asia, Europe, Survivor etc etc Un
Metal orecchiabile, radiofonico, con pezzi da cantare a squarciagola, tastiere
e voci limpide, ebbene l’AOR non senza fatica dettata da alti e bassi nel corso
degli anni, giunge sino ai nostri giorni ed anche in Italia con grande dignità.
Molte le band nostrane che si cimentano in questo stile, una di queste si
chiama In-Side. Si
formano nel 2017 a Torino, da un idea del tastierista e compositore Saal
Richmond (Salvatore Giacomoantonio). L’album d’esordio risale al 2017 e porta
il titolo di “Out-Side” sempre per l’etichetta Andromeda Relix. In
“Life assieme a Saal suonano Abramo De Cillis (chitarra), Beppe Jago Careddu
(voce), Gianni Cuccureddu (basso) e Marzio Francone (batteria e sound
engineering). L’album è formato da otto canzoni tutte di media-lunga durata, stabilizzata
mediamente sui cinque minuti a brano, un concept che tratta avvenimenti di vita
quotidiana. Il
percorso è netto a partire dalla title track “Life” aperta da tastiere in stile
Europe, un tuffo immediato negli anni ’80 dal quale non si riemerge più sino
alla fine dell’ascolto. Tuttavia si possono riscontrare anche altri stili, come
ad esempio il Pomp Rock e quello più ricercato di Alan Parson. Ma ritornando al
brano, il ritornello non può che essere una vetrina sia per la bellissima voce
di Jago che della capacità di Saal nel comporre canzoni fortemente dall’ampio
respiro. La band è tecnicamente preparatissima, non solo le tastiere sono a
dimostrazione, ma anche una ritmica perfetta e rodata, mentre i solo di
chitarra sono ficcanti al punto giusto. “Trapped In A Memory” è una passeggia
nel Rock con un mid tempo ruffiano e accalappiante. In
“I Remember” i Toto sono molto presenti ma è a questo punto inutile cercare di
accostare gli In-Side a band maestre, chiaro è che lo stile non esige
deragliamenti. Enfasi in “No Hell”, anche tratti nostalgici che donano fascino
all’insieme. La qualità sonora a cura del batterista Marzio Francone è
eccellente, un piacere anche nel 2020 ascoltare musica con un buon stereo
(Pioneer SA610) ed una pulizia sonora che distingue bene gli strumenti rendendo
l’ascolto quasi tridimensionale. La ballata “Save Your Mind” è canonica, così “Made
Of Stars” che si aggira nell’FM Rock. Il Rock viene nuovamente pompato dalle
tastiere in “Test My Love”, brano molto radiofonico, altra vetrina dei tempi
passati su cui specchiare l’anima. Il disco viene concluso da “Eyes Don’t Lie”,
frangente più lungo dell’intero album (quasi sette minuti) dove tutte le
caratteristiche narrate sino ad ora si palesano in maniera professionale e
godibilissima. Gli
arrangiamenti sono un altro pezzo forte delle qualità della band che gode nel
risiedere in questo limbo sonoro così caro non soltanto a chi come me ha
vissuto gli anni ’80 con consapevolezza, ma anche a chi fa del Rock uno stile
di vita con classe. Un disco fresco da mandare giù tutto di un colpo per
sentirsi sazi e rinfrescati. MS
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