Oteme
OTEME – Un Saluto Alle Nuvole
Ma.Ra.Cash Records
Genere: RIO
Supporto: cd – 2020
La
musica ci racconta storie, spesso diventa il mezzo per distribuire i racconti
amplificandone le sensazioni, interviene
dove le parole singole non riescono sempre allo scopo.
L’accoppiata
voce e musica porta a grandi risultati, ascoltare un disco equivale a vedere un
film. Gli Oteme di Stefano Giannotti (voce, chitarra), sempre hanno usato la
musica come amplificatore di sensazioni, sperimentando e unendo melodia a
ricercatezza. Si sono sempre rivolti ad un pubblico attento, amante della
musica senza distrazioni e neppure distinzioni, raggiungendo il traguardo di
quattro dischi in studio, compreso questo nuovo dal titolo “Un Saluto Dalle
Nuvole”.
Nel
2012 Giannotti gira un documentario sull’Hospice di San Cataldo (Lucca), luogo
dove i malati terminali vengono sottoposti a cure palliative per il loro ultimo
viaggio. Il video originale si intitola appunto “Un Saluto Alle Nuvole” dove
infermieri, dottori e parenti dei malati rispondono alle domande sulla morte,
la felicità e la memoria. Da qui l’idea di riprendere le risposte e spingerle
ulteriormente con la musica, proprio come dicevo in precedenza. Esse assumono
una potenza maggiore, le riflessioni diventano veri e propri materiali poetici.
Per l’occasione gli Oteme si estendono da sei elementi a tredici.
Il
libretto di sedici pagine che è contenuto nell’edizione cartonata del disco è
curatissimo, ed è ad opera di Stefano Giannotti con la grafica di Tommaso
Tregnaghi e le foto di Giannotti, Christian Mazzoncini e Claudio Bianchi. In
esso tutte le descrizioni dei testi brano per brano, traduzione in inglese, chi
ci suona e le tempistiche.
Dieci
le canzoni e gli Oteme sono qui formati da Irene Benedetti (voce, flauto),
Valeria Marzocchi (voce, flauto), Elia Bianucci (clarinetto), Lorenzo Del
Pecchia (piccolo clarinetto), Stefano Giannotti (voce chitarre), Emanuela Lari
(voce, piano, Harpsichord, synth), Valentina Cinquini (arpa, voce), Vittorio
Fioramonti (voce, basso), Riccardo Ienna (batteria), Edgar Gomez e Gabriele
Stefani (voce), con gli special guest Blaine L. Reininger (violino) e Antonio
Caggiano (vibrafono).
Molte
persone hanno avuto una esistenza
complicata, fatta di sacrifici fra povertà e stenti, questa è una delle tante storie
che vengono raccontate all’Hospice e “Chiudere Quella Porta” raccoglie questa testimonianza
rappresentandola in musica. Coralità femminili e voce maschile si incrociano in
una struttura libera da restrizioni e regole, quasi in un contesto camerale.
Più strumenti differenti, più voci.
“E
c’è Qualcuno” è acustica, grazie all’arpeggio della chitarra classica e si
avvicina alla formula canzone, bello il frangente con i fiati. Ogni brano si
apre con uno scorcio dell’intervista, “Un Ricordo Bello” parla
dell’arricchimento individuale che ottiene la persona che opera nell’Hospice
stando a contatto con queste persone. Rapporto umano che si interscambia in un
dare e ricevere. La musica torna ad essere ricercata, quasi voce stessa delle
tonalità in una sorta di lallazione. Il canto di uccelli finale trasmette
serenità.
“Dieci
Giorni”, conto alla rovescia inevitabile per la fine della travagliata
esistenza, è un passaggio sonoro cadenzato da un insistente conto alla rovescia
in lingua inglese su di un incedere ritmico pachidermico. L’arrivo della voce
di Valeria Marzocchi assieme a quella di Giannotti riporta ad un certo ordine
concettuale. Giunge a questo punto un momento strumentale intitolato “Gli
Angeli Di San Cataldo”, sul libro dell’Hospice “Angeli” è il nome dato al
personale infermieristico dal familiare di un paziente li deceduto. Dissonanze
ed incontri strumentali rendono il brano cinematografico, una colonna sonora
delle sensazioni.
In
“Quando La Sera” ancora incontro di voci e strumenti, una vera e propria
staffetta fra parole e musica, quest’ultima si adegua alla voce e non
viceversa. Il brano “Turni” come ben dice il titolo spiega l’operato degli
addetti ai lavori ed è il brano più lungo dell’album grazie ai dodici minuti di
durata. Ancora chitarra acustica e voce in “Una Mamma Disperata” per poi
sfociare nella ricerca sonora, DNA degli Oteme.
Una
scappata nel mondo del Jazz con la strumentale “Per I Giorni A Venire” e così
l’album si chiude con la breve “Un Saluto Alle Nuvole”, il frangente più soave
dell’intero lavoro.
Come
ben sappiamo gli Oteme amano ricercare, usare la musica come una voce, uscire
in qualche modo dal coro regalando sensazioni differenti. Il pubblico più
esigente della musica troverà in loro una fonte di refrigerio, altri magari
rimarranno perplessi, ma proprio questo è il vero significato e scopo della
musica: emozionare. MS
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