IBRIDOMA
- City Of Ruins
Punishment
18 Records
Genere: Heavy Metal
Supporto: cd – 2018
Il
Metal in Italia gode di un seguito sufficientemente numeroso, relegato comunque
ad un pubblico di nicchia, curioso e ferrato sull’argomento. Il fans così come
l’artista stesso è esigente e ogni disco che esce è sempre molto curato
lasciando poco al caso. Nel termine Heavy Metal si aggirano davvero tanti
ingredienti, Death Metal oltre che Power Metal con melodie gradevolmente
assimilabili e massicce. In questo siamo molto bravi.
La
band Ibridoma è marchigiana, altra regione molto attenta al fenomeno Metal, precisamente
di Macerata e si forma nel 2001. Nutrita la discografia fatta di sette dischi
da studio fra ep e full length compreso questo “City Of Ruins”. Sin dai primi
movimenti la band riceve consensi, partecipa a diversi concorsi aggiudicandosi anche
nel 2004 il primo premio al "Rock Around The Road”. Buona anche l’attività
live con partecipazioni a date assieme a gruppi storici come The Dogma, Uli Jon Roth (Scorpions), Richie
Kotzen (ex Poison / Mr. Big), Rigo Righetti e Roby Pellati (Ligabue), Linea 77,
Theatre Of The Vampire e Necrodeath.
Sono
formati da Chriastian Bartolacci (voce), Marco Vitali (chitarra), Sebastiano
Ciccale' (chitarra), Leonardo Ciccarelli (basso) e Alessandro Morroni (batteria).
Nel loro sound trapelano alcune inevitabili influenze, come ad esempio quelle
dei maestri Judas Priest o i Saxon, tuttavia nel complesso la band gode di
ottima personalità. La ritmica si evidenzia lubrificata e funzionante sin dall’iniziale
“Sadness Comes”, canzone potente e narrata dall’ottima voce di Bartolacci.
Anche in questo noi italiani siamo molto bravi, la voce è sempre un valore
aggiunto, a differenza del Progressive Rock italiano dove nella media le
interpretazioni sono scadenti. I brani sono molto orecchiabili, mantenendo alta
l’adrenalina, come nel caso di “Evil Wind”, dove la band mostra i muscoli.
“T.F.U.”
potrebbe trattarsi del singolo dell’album, molto diretto e semplice. Buono il
solo di chitarra che dona all’ascolto il momento da assaporare dondolando la
testa al suo incedere, si sa che nel Metal questo sistema è quello più adatto
per poter godere al meglio della musica.
“Di
Nuovo Inverno” è cantato in due lingue, l’inglese e l’italiano, una scelta
simpatica che relega all’ascolto una curiosità in più. Qui c’è una ritmica più
pacata ed un ritornello semplice da ricordare, la musica deve essere anche
questo, alla fine qualcosa deve sempre rimanere nella memoria di chi ascolta.
Le chitarre disegnano riff nervosi in stile Radiohead primi anni ’90. La title
track alza il tiro e si presenta più Power e cadenzata, da cantare in sede live
assieme alla band. Si entra nel contesto NWOBHM (New Wave Or British Heavy
Metal) con “Angels Of War”, qui si ciondola in riff granitici. Più Savatage
style “My Nightmare”, la band è sempre coesa nelle ritmiche e nell’incedere.
“Fragile”
prosegue il cammino senza togliere o aggiungere nulla a quanto detto, per
giungere a “Terminator”, più sferzante ed elettrica. L’album si conclude con l’acustica
“I’m Broken”, canzone dall’ampio respiro e di una gentilezza carezzevole.
Gli
Ibridoma dimostrano ancora una volta il buono stato di salute del genere che
continua imperterrito a far uscire dischi di buona qualità. Oggi è sempre più
difficile imbattersi in un brutto disco, le registrazioni sono sempre ottime
grazie alla tecnologia e le canzoni sempre orecchiabili, anche se viene a
mancare il capolavoro dettato dall’incoscienza di osare nuove soluzioni. Forse
noi italiani dovremmo sforzarci di più sotto questo aspetto, anche se non
necessariamente ci si deve evolvere, spesso basta godere di ciò che si ha, e i Ibridoma
non so se lo sanno, ma lo fanno. Bel disco. MS
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