Libri ROCK PROGRESSIVO ITALIANO 1980 - 2013 - METAL PROGRESSIVE ITALIANO

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La storia dei generi enciclopedica

domenica 24 giugno 2018

Parco Lambro


PARCO LAMBRO – Parco Lambro
Toks Records / Music Force
Genere: Progressive Rock
Supporto: cd – 2016


Sentendo nominare il nome Parco Lambro, gli appassionati di Progressive Rock già avranno alzato le antenne interrogandosi se trattasi del mega festival concerto che si teneva annualmente in quel di Milano negli anni ’70, oppure di altro. In questo caso trattasi di altro, ossia di una band musicale di Bologna formatasi agli inizi del 2014, ma il nome è servito all’uopo.
Infatti il gruppo composto da Clarissa Durizzotto (sax contralto, clarinetto, voce), Mirko Cisilino (tastiere, tromba, trombone), Giuseppe Calcagno (chitarra, basso), Andrea “Cisa” Faidutti (chitarra, basso) e Alessandro Mansutti (batteria) è dedito ad un sound rivolto con lo sguardo al passato Prog dalle tinte Canterburyane ma anche ispirato dalle sonorità FreeJjazz, psichedeliche e Noise.
Il disco si apre  con il sax di Clarissa Durizzotto sopra una ritmica frenetica nel brano “#5” e non è difficile accostare il tutto ai Van Der Graaf Generator. Potenza e cambi di tempo, un fraseggio di chitarra fa tornare la mente agli anni ’70, fra Psichedelia ed improvvisazione, questo brano strumentale del suo mostra il forte carattere della band.
Il suono diventa mansueto in “Nord”, pezzo suddiviso in due parti, ma questo soltanto all’inizio perché il crescendo è dietro l’angolo. E sono ancora i fiati a rendere il tutto molto nervoso e d’impatto. Il fraseggio centrale del brano si appoggia nuovamente alla Psichedelia, un trip di tastiere su di una ritmica spezzata fanno del brano un volo da effettuare ad occhi chiusi. L’assolo di chitarra elettrica è incastonato in una fase ulteriormente crescente, un muro sonoro che farà la gioia degli estimatori del genere.
“Not For You” è una mini suite di dodici minuti dove all’inizio si può ascoltare un pacato giro di Jazz che inevitabilmente va alzandosi di volume ed intensità, come stile Parco Lambro ci insegna.  Ovviamente al proprio interno le fasi si susseguono mutando  di forma e contenuto, una musica instabile ma che nel suo incedere ha un proprio ordine. Lontana la formula canzone, nessun pezzo da fischiettare o da cantare (anche se qui la voce si fa presente), solo fiumi di assolo che si sovrappongono in un intercalare sempre più elevato.
Segue un'altra suite di un quarto d’ora dal titolo “Notturno” ed immaginate di miscelare i Pink Floyd degli anni ’70 ai Van Der Graaf Generator. Il disco si chiude con “Ibis”, pezzo suddiviso in due trance, “Parte I” e “Parte II”, e nulla cambia da quanto detto.
La musica dei Parco Lambro è questa, strumentale, legata all’ improvvisazione come hanno saputo fare in passato gli Area o i Soft Machine. Di sicuro un percorso mirato ad un pubblico di nicchia e preparato a certe forti emozioni. MS


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