Written In Sand
WRITTEN
IN SAND – Shadowpath
Southern
Cross Records
Genere: Neo Prog
Supporto: cd, Amazon Music, Spotify
– 2022
Il
genere Neo Prog proveniente dai primi anni ’80 grazie all’apporto di band come
Marillion, IQ, Pendragon etc. è a differenza del classico e sinfonico
Progressive Rock più orecchiabile. Solitamente le band che suonano questa
tipologia di musica si basano su influenze Pink Floyd, Camel e Genesis. Il
risultato è mai complesso ma allo stesso tempo neppure banale.
Un
esempio arriva dalla Germania e precisamente dal gruppo Written In Sand,
formato dal leader Helge Megerle (voce, chitarra, basso, tastiere), Jan
stahlmann (piano), Luca Pine (Batteria) e Mark Anton (flauto).
In
nove canzoni mettono in pratica tutto quello che nel tempo hanno amato e imparato,
le strutture ampie di tastiere e le chitarre che non disdegnano passaggi anche
nel Metal anche se in maniera velata. L’intro “Wind Of Scone” è epica e lascia
presagire molta carne al fuoco e la conferma giunge subito da “Shadowpath”,
orecchiabile oltre che ben strutturata. Il cantato è in pieno stile Neo Prog,
ossia con passaggi che rasentano il recitato, un mix fra Arena e Pendragon.
“Sky
Blue” è dedicata agli amici e compagni della Nabibia di Helge, una semi ballata
impreziosita da un assolo di chitarra finale di pregevole fattura.
Altra
apertura epica giunge da “Let In Rain”, canzone di cui viene anche girato un
video. Le atmosfere sono cadenzate, bene arrangiate, anche se il pezzo sembra
non voler decollare mai, a parte nel momento finale dove nel crescendo subentra
la chitarra elettrica a fare da padrona.
Un
suono di campane introduce “Under The Cross”, il piano riscalda il cuore per
poi lasciare spazio nuovamente alle chitarre che in questo caso hanno dell’AOR.
Il ruggire dei Written In Sand è sempre pacato e solo apparentemente cattivo,
lo spazio a disposizione è lasciato alla canzone semplice da memorizzare, il
che non è una pecca soprattutto se ci sono momenti da cantare assieme a loro.
Durante l’ascolto tuttavia non mancano cambi di ritmo per rendere il tutto
molto fruibile.
“Opeth”
prosegue il cammino con piccole reminiscenze IQ, molta sinfonia e arie velate
di scuro.
“Who
Do We Think We Are” è fra i miei pezzi preferiti dell’album, ho molto
apprezzato il connubio arpeggi di chitarra, archi e l’immancabile crescendo
sonoro di chitarra elettrica. Quando nel Neo Prog si realizzano canzoni
malinconiche il risultato sposa di molto i miei gusti personali.
“Skydance”
è il brano più lungo dell’album grazie agli otto minuti abbondanti di musica e
si conclude con “When Someday Comes Too Soon”, ancora una volta un viaggio fra
malinconia e buone melodie.
“Shadowpath
“ in definitiva è un lavoro onesto che di certo non farà gridare al miracolo,
ma neppure è da ignorare. Ovviamente chi ama il genere lo apprezzerà
sicuramente, forse ad altri interesserà meno. Personalmente lo relego nella via
di mezzo, magari in attesa di una maggiore spinta adrenalinica nel futuro. MS
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