The Lost Vision Of The Chandoo Priest
THE
LOST VISION OF THE CHANDOO PRIEST - The Lost Vision Of The Chandoo Priest
Ams Records | BTF Vinyl Magic
Genere: Neo Psichedelico
Supporto: file – 2022
Negli
anni in Italia abbiamo imparato a dosare le influenze musicali provenienti
dall’estero con la nostra personalità, ciò ha concesso al nostro Progressive
Rock di evolversi e di arrivare al giorno d’oggi ancora vivo e vegeto. C’è
stata un’ondata di nuovi gruppi a partire dal 1980 in poi che hanno riportato
linfa vitale a questa musica, come ho saputo spiegare nel mio libro
“Progressive Rock Italiano 1980 – 2013” edito da Arcana. Nomi nuovi si sono
aggiunti ai grandi classici e se andiamo avanti con il tempo, possiamo dire che
il lavoro di Steven Wilson e dei Porcupine Tree ha tracciato una netta riga fra
passato e presente, di questo invece parlo nel mio quarto libro “Post
Progressive Moderno – L’alba Di Una Nuova Era” (Arcana). Mi rivolgo quindi alla
psichedelia ma non fine a se stessa, bensì infarcita di altri generi, quindi trattasi
di Neo Psichedelia. Il genere prende forma non soltanto all’estero ma ha buoni
esecutori anche qui in patria. Chi ha saputo coinvolgere il Progressive Rock
con la Psichedelia ha creato questa nuova ondata, da noi alcuni nomi sono Aldi
Nello Spazio, Il Giardino Onirico, Metronhomme e moltissimi altri fra cui
Unreal City, Quel Che Disse Il Tuono e Cellar Noise, proprio in queste tre
ultime band militano Francesca Zanetta (chitarra elettrica, basso elettrico,
Eminent Solina, Logan String Melody II, Elka Rhapsody
490,
Moog Voyager) e Niccolò Davide Gallani (batteria, basso elettrico, chitarra
elettrica, Fender Rhodes, organo, Mellotron, Elka Soloist 505, flauto traverso).
Dal connubio di questi due artisti nasce il progetto The Lost Vision Of The
Chandoo Priest, dove propongono brani strumentali e non cantati.
Il
debutto dal titolo omonimo è formato da dieci brani per una durata totale di
circa quarantuno minuti di musica. Il passato si unisce al presente con
l’apporto di Pietro Pellegrini, tastierista dei leggendari Alphataurus alla
registrazione e al missaggio dell’album.
Quando
si parla di Psichedelia, non si può fare a meno di citare i Pink Floyd, ossia
coloro che maggiormente hanno influenzato il genere e tutte le band che si
cimentano al riguardo non possono fare a meno di suggere da questa fonte per
poi rielaborare il tutto con la propria personalità. I TLVOTCP non sono da
meno, anche loro subiscono questa influenza anche se non in maniera poi così
marcata, come ho spiegato prima, il genere si è ampliato. Ecco allora ascoltare
“Floating Down The Valley” e capire che anche la Scandinavia progressiva ha
avuto una forte valenza riguardo certe atmosfere maggiormente malinconiche, e comunque
bucoliche con annesso canto di uccelli. La chitarra ripete ciclicamente il giro
armonico solo spezzato dall’intervento delle tastiere. Un ticchettio apre
“Chasing Time In Opposite Direction (Pt. I)” qui il duo mette in evidenza tutte
le credenziali. Il motivo ha molto del Progressive Rock anni ’70, specialmente
nelle chitarre in stile Steve Hackett.
Avete
presente il riverbero del piano di Wright in “Echoes” dei Pink Floyd? Ebbene in
“Entering The Void Of Madness” siamo al cospetto di cotanto suono, per poi non
parlare dell’incedere ritmico che comunque termina nel roboante suono metallico
della chitarra ed ecco fare capolino anche i Porcupine Tree. Il finale è
nuovamente arioso, e sono le onde del mare a fare da arrangiamento alla conclusione.
Prog Rock Psichedelico e maturo è inciso in “The White Toad Majesty”, per chi
dovesse avere conoscenza di queste band posso dire che s’intravedono influenze
Sinkadus, Anglagard ed Anekdoten. Quiete mentale in “Droplets”, canzone basata
sulle tastiere mentre la seconda parte di “Chasing Time In Opposite Direction”
rialza il ritmo e ritorna il ticchettio del tempo.
“Getting
Nowhere” procede imperterrita la strada scandinava, le arie sono spezzate, il
basso diventa protagonista e poi tastiere e chitarre alla King Crimson, insomma
un connubio Prog Psichedelico davvero efficace. “London Underground” come una
macchina del tempo ci trasporta verso la fine degli anni ’60.
Prerogativa
del sound TLVOTCP è il ritmo cadenzato che si presenta quasi in ogni brano,
come ad esempio in “Farewell, Dog”. Degno il finale grazie a “Dunans Castle”,
altro frangente per la mente, da ascoltare ad occhi chiusi e senza distrazioni.
Questo
esordio è interessante, l’intesa artistica fra Francesca Zanetta e Niccolò
Davide Gallani è notevole, così come certe emozioni che possono sprigionarsi
durante l’ascolto. Una bella sorpresa che mi auguro possa ripetersi nel tempo.
MS
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