Deaton Lemay Project
DEATON
LEMAY PROJECT – The Fifth Element
Progressive Promotion Records
Distribuzione G.T.Music
Genere: Metal Progressive
Supporto: cd – 2022
Amanti
degli anni ’70, delle tastiere ridondanti, dei Kansas, di Keith Emerson, del
Metal Progressive e dell’AOR, fermatevi a leggere la recensione, qui c’è materiale
per le vostre orecchie.
Ascoltare
nel 2022 ancora questa musica mette gioia, è un poco come aprire le finestre in
una stanza dall’aria consumata. Quale musica? Questa del duo Roby Deaton
(tastiere, chitarre) e Craig LeMay (batteria, percussioni), e del loro progetto
Deaton Lemay Project. Con “The Fifth Element” giungono al secondo album in
studio dopo “Day After Yesterday” del 2019, e il buon vino invecchiando
acquista miglior sapore.
Sono
americani, precisamente del Texas e questo si sente sia per alcune delle
suddette influenze che per il gusto verso le melodie orecchiabili, gli
americani sono maestri in questo. Si coadiuvano dell’ottimo cantante Hadi Kiani,
dei chitarristi Ehsan Imani e Josh Mark Raj, dei bassisti John Haddad e Charles
Berthoud oltre coinvolgere la violinista Liza Evans su una traccia. La tedesca
Progressive Promotion Records si prende carico della distribuzione in Europa e
nel realizzare il cd formato da undici canzoni, aggiunge una bonus track
intitolata “Voice Of Freedom”.
Circondato
da una marea di tastiere Deaton s’intende alla perfezione con LeMay, il
divertimento che provano nel suonare assieme è davvero contagioso anche per chi
ascolta. L’amore per gli anni ’70 è davvero grande e lo si percepisce sin da
subito, già nel brano “The Great Aweking”, così le tastiere fanno la voce
grande fra effetti e sonorità vintage. Il suono è pulito e gradevole, un
piccolo evidenziatore per l’ascolto. Tanta tecnica ma come ho avuto modo di
dire, le melodie sono protagoniste anche nel ritornello semplice e diretto. “A
Different Place In Time” mi ricorda materiale di un'altra band americana, i
Magellan mentre il passato ritorna anche attraverso arpeggi in stile Genesis.
Numerosi i cambi di tempo, nonostante tutto la canzone gode sempre di solarità
rasserenante.
Un
melodioso suono di pianoforte supporta la strumentale “Dragonfly”, sognante ed
eterea mette in cattedra le capacità di Deaton, senza ombra di dubbio
eccellenti. Si riparte alla grande con l’andamento ruffiano di “The Nightmare”,
il suono ritorna pieno e super arrangiato, potenziale singolo dell’album.
Bellissimo l’assolo di chitarra da parte di Josh Mark Raj, questo brano AOR è
al top nell’insieme. E dopo una sberla del genere ci si aspetta altrettanto da
“Exordium” ma cambia lo stile, colto per ricercatezza di soluzioni, e qui è
evidente la passione per Keith Emerson, nulla da aggiungere, Prog al 100%.
Brano dopo brano la qualità aumenta e così l’interesse nell’ascolto, vengo
quindi alla suite del disco della durata di quasi trentasei minuti intitolata
“Elements Of Life Suite”, vera e propria gemma sonora che da sola vale il
prezzo del disco. Suddivisa in sei movimenti non può che iniziare con un “Overture”
strumentale, qui la chitarra è in mano a Charles Berthoud. A seguire i quattro
elementi, fuoco, acqua, aria e terra. Maestosa “Water” dall’incedere cadenzato
quasi in stile IQ, musica senza tempo e dalle gradevoli fattezze. “Air” è
inevitabilmente soffice e lieve, soprattutto grazie al violino di Liza Evans,
fase sognante di relax.
Massiccia
come la roccia “Earth”, il suono sa occupare bene il posto delle parole per far
viaggiare la fantasia. Gli elementi si terminano con “Music”, canzone più lunga
dell’intero disco grazie ai suoi sette minuti e mezzo. La bonus track è
palestra per le dita di Deaton, simpatica nelle scelte melodiche, in bilico fra
canzone e Rock colto.
Per
finire vi dico che “The Fifth Element” non è un disco da ascoltare solo distrattamente,
anche se per esempio potrebbe essere di ottima compagnia in macchina, ma è un
lavoro semplicemente da possedere, ricco di tante soluzioni sarebbe un peccato
non averlo, una delle migliori uscite del 2022 almeno per chi vi scrive. MS
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