Walls Of Babylon
WALLS
OF BABYLON – Fallen
Autoproduzione
/ Wanikiya Record/Promotion
Genere: Metal Progressive
Supporto: cd – 2022
La
musica Rock cosiddetta “colta” mai si sarebbe pensato che potesse nel tempo
innestarsi con la musica “grezza” del Metal, detta così sembra una frase
scontata e superficiale. In qualche maniera lo è, in quanto il Progressive Rock
ha una sua cultura ma altrettanto ce l’ha l’Heavy Metal, nonostante i puritani del
suono neghino il tutto. I gusti musicali sappiamo bene che sono personali e
quindi indiscutibili, ma è inopportuno e sbagliato dire che l’Heavy Metal non ha
una sua storia, un radicato perché e di conseguenza un contesto sociale ben
definito. Hard Rock più Punk uguale Heavy Metal.
Il
fatto accade nel 1978 in Inghilterra con la cosiddetta New Wave Or British
Heavy Metal (NWOBHM), da li il suono distorto delle chitarre elettriche ne ha
fatta di strada, sino a giungere oggi ad una popolarità di buon livello.
Ovviamente la sopravvivenza è avvenuta grazie alla nascita di molti
sottogeneri, dal Death, al Black passando poi per il Gothic, il Folk, il
Grunge, il Nu Metal e moltissimi altri ancora, uno di questi si chiama appunto
Metal Progressive. I Dream Theater hanno sinfonizzato e portato tecnica alla
musica Metal, da li un susseguirsi di situazioni che rendono il genere ancora oggi
interessante. Se andiamo a studiare bene gli eventi i canadesi Rush hanno già
osato sin dagli anni ’70, ma soprattutto gli americani Queensryche guidati
dalla stupefacente voce di Geoff Tate. Questi realizzano il 27 aprile 1988 il
capolavoro “Operation: Mindcrime” (EMI) un concept politico e violento da
ascoltare e vedere particolarmente in sede live. Tutto questo per rilevare che
il Metal Progressive ben si sposa con un lavoro concept e che sovente il
risultato è interessante, non scontato. Il fattore Prog in questo caso risiede
nella scelta dei cambi umorali e di ritmo, oltre che di tastiere e situazioni
incentrate sulla possibilità di far immaginare all’ascoltatore gli scenari
raccontati attraverso i versi e la musica.
Anche
in Italia siamo bene rappresentati, ad esempio la regione Marche annovera belle
realtà, una delle quali si chiama Walls Of Babylon. Una volta Death Riders, il
quintetto fabrianese ha saputo crearsi una propria veste e stabilizzarsi su un
genere che si è Prog Metal, ma ha anche radici nel suono dei Blind Guardian e affini.
Si formano alla fine del 2012 da un'idea dei chitarristi Francesco Pellegrini e
Fabiano Pietrini. Rilasciano due dischi di buona fattura intitolati “The Dark
Embrace” (Autoproduzione - 2015) e
l’ottimo “A Portrait Of Memories (Revalve Records - 2018)”. Il terzo album
sappiamo bene che è quello della prova finale, o si vola o si cade, è accaduto
con tutte le band se avete avuto modo di farci caso. Ebbene qui i Walls Of
Babylon si giocano il jolly, ossia la carta del concept album. “Fallen”
racconta una storia dura che allego nella sua totalità per farvi entrare meglio
all’interno del lavoro scritto dal cantante Valerio Gaoni:
“L’umanità
sta affrontando un ondata di violenza e di isteria senza precedenti.
Quello
che prima, accendendo i telegiornali, era stato considerato una perdita di
valori delle nuove
generazioni,
si tramuta sempre più spesso in pazzia generalizzata, con omicidi e rivolte in
tutto il globo. I soggetti affetti da tale frenesia e impossibilità di
contenere le pulsioni umane vengono definiti “Fallen” e la piaga appunto “The Fall”
caratterizzata dal totale annerimento delle iridi dei
soggetti
colpiti. Un ricercatore medico, si rifugia nel suo laboratorio con il cadavere
del figlio(ucciso dai genitori di un bambino che lui stesso ha provato a
strangolare per futili motivi).
In
questo laboratorio, con tutta la cittadina impazzita che cerca di sfondare la
porta, lo scienziato
scopre,
tramite l’autopsia sul figlio, che all’interno dell’amigdala ( parte del
cervello umano) si trova un’altra ghiandola più piccola. Definita dallo stesso
scienziato “L’interruttore di Dio” la ghiandola recepisce un certo livello di
stress emotivo del soggetto derivante dalla repressione della parte “dionisiaca”
e combinato con alti livelli di CO2 nel sangue, rilascia un ormone sconosciuto
che rende i soggetti totalmente liberi di esprimere le pulsioni represse dalla
società, dando sfogo a fenomeni di crudeltà senza pari. Lo scienziato è
atterrito dalla sua scoperta e ritiene tale ghiandola una specie di switch
collettivo che si attiva nel momento in cui una società offuscata dal raggiungimento
di obbiettivi e risorse, rischia di danneggiare l’intero ecosistema naturale.”.
La
cover art è realizzata da Carlos Fides (Evergrey, Shaman e altri ancora) mentre
le foto e la grafica sono per opera di Romina Pantinetti.
L’album
contiene dieci tracce a iniziare dall’immancabile intro qui intitolato “Claim
(Overture) ”.
Il
ticchettio del tempo ci addentra in un ambiente oscuro, le tastiere fanno da
colonna portante alla melodia scandita quasi sgocciolata. Una delle caratteristiche
sonore dei Walls Of Babylon è l’epicità che esplode immediatamente con “The
Great Collapse” supportata da una ritmica impeccabile sostenuta dai due motori
viventi di nome Marco Barbarossa (batteria) e Matteo Carovana (basso). Si
capisce immediatamente che la band è rodata, l’intesa e quindi l’omogeneità dei
suoni impattano a dovere nella musica proposta. Gli arrangiamenti sono buoni
grazie anche all’apporto delle coralità che rendono al brano una maggiore ampiezza.
“F.R.E.E.D.O.M.” è un'altra finestra per le capacità vocali di Gaoni, sempre
impeccabile in tutte le tonalità, sia alte sia medio basse. Questa canzone si
affaccia molto nel mondo del Metal Progressive.
Fra
i brani più lunghi c’è “Amigdala” con sette minuti abbondanti d’energia. Di questo granitico anthem è girato anche un
video con la presenza di un bravissimo attore sempre fabrianese, Mauro
Allegrini che attraverso la mimica del viso riesce a raccontare adeguatamente
la storia assieme ai testi di Gaoni.
“Wispering
Wind” all’inizio mi ricorda qualche passaggio in stile Soen, per poi rientrare
nei canoni Walls Of Babylon. Sale il ritmo con la title track “Fallen”,
uno spaccato di Metal italiano contaminato da Blind Guardian e Prog, il tutto filtrato
attraverso la personalità e la cultura in merito dei ragazzi. Un arpeggio di
chitarra sopra le tastiere introduce “Anger And Lust” e qualcosa dei suddetti
Queensryche mi sovviene alla memoria. “Wrath Upward” si passa la staffetta con
il precedente regalando in più un ritornello efficace e ruffiano. In “Certain
Twice” coesistono tutti gli ingredienti che fanno il DNA dei Walls Of Babylon e
il concept si conclude con “Too Late For Regrets” a mio gusto personale il
piatto forte del disco.
Se
devo ricercare una pecca, ma che probabilmente potrebbe anche non essere,
dipende dai gusti, a me il concept sarebbe piaciuto maggiormente se i brani
fossero stati legati nella continuità, ossia senza la pausa silenziosa fra un
pezzo e l’altro, per il resto ho solo che goduto.
Un
disco che nonostante il forte argomento mette la carica e ti viene subito
voglia di riascoltarlo. Vediamo questa regola del terzo album se funziona,
spero che i Walls Of Babylon nel tempo vengano supportati adeguatamente come
meritano, io dico semplicemente che la loro passione e professionalità è
contagiosa. MS
Grazieeee. Sei bravissimo! I ragazzi sono bravissimi. Il 3° funzionerà, hanno la "scala di cuori" in mano.🎵😉❤
RispondiEliminaUn lungo lavoro che li ha impegnati per anni, ma il risultato a mio parere è buono!
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